Con due frammenti video, le parti civili del processo Diaz proveranno a rafforzare l’impianto accusatorio della procura: tutti colpevoli i 27 tra poliziotti e funzionari imputati per la notte cilena” della Diaz. Non ci furono, insomma, poliziotti infedeli e altri ingannati. La consulenza video, che ilmegafonoquotidiano.it anticipa, è divisa in due capitoli. Il primo mostra l’ingresso di Gratteri e Luperi, i più alti in grado quella notte, tre minuti e 25 secondi dopo l’irruzione dei primi agenti travisati. Dunque, non 8 minuti dopo come ha sostenuto la difesa. Un cerchio rosso indica nel filmato l’allora capo dello Sco, uno blu segnala la del vice dell’Ucigos, Luperi. Mentre i due sono già davanti alla palestra, dalla scuola di fronte si filmano alcuni agenti attivissimi nei pestaggi al primo piano. Il più celebre tra loro è “Coda di cavallo” riconosciuto solo alla fine del primo processo come uno degli agenti digos mescolati, per tre anni, al pubblico dell’aula bunker. Il film smonta la prima sentenza che manda assolti i due funzionari accogliendo l’ipotesi che non potevano sapere che non fu la «normale perquisizione» che il Viminale cercava di accreditare. Anche alcuni dei pestati hanno riconosciuto «quello con la barba» (Gratteri) e «quello con gli occhiali» tra la manciata di personaggi in giacca e cravatta quella notte.
Di molotov si parla nel secondo frammento. A mezzanotte 41 minuti e 33 secondi Luperi riceve una telefonata mentre, con in mano il sacchetto blu delle molotov, partecipa al conciliabolo di alti gradi di fronte alla porta della scuola. Parlava con il defunto La Barbera e durò per 31 secondi circa. Ora, in primo grado, l’imputato aveva sostenuto di aver perso di vista il conciliabolo, al termine della telefonata, e di aver affidato la busta blu a una donna della digos, estranea all’irruzione. Lei, nella testimonianza, disse di averlo affidato a un collega napoletano di cui non sa il nome e che però non risulta nella lista dei presenti alla Diaz. Il frame, invece, dimostra, secondo la consulenza di parte civile, che alle 00.43 Luperi era con le mani libere e, pochi passi più in là, c’era ancora il conciliabolo in corso. Lui stesso, alcuni istanti appresso, parla con Mortola, capo della digos genovese, allora, oggi capo delle cariche ai No Tav in Val Susa. Una sagoma, che entra dall’ingresso laterale della scuola, potrebbe essere proprio la donna con le bottiglie. E, sette secondi prima dell’una meno un quarto i cerchietti rosso e blu sono sul bordo della palestra mentre si stende il telo delle false prove. 26 secondi dopo, alle spalle dei due imputati, una mano sfila il sacchetto blu che sparisce per sempre.