Menu

Genova G8: Ricorso alla corte europea

Al processo per le violenze impunite del lager di Bolzaneto, la parola è passata agli avvocati di parte civile. Che consapevoli di quanto sia a rischio il procedimento penale in questione – la prescrizione è dietro l´angolo, e scatterà il prossimo anno – hanno avanzato le prime richieste di risarcimento. Per ciascuna delle 209 vittime, i legali chiedono una provvisionale minima di ventimila euro. È un acconto sulla liquidazione finale, stimata in media settantamila euro a testa. Complessivamente fa quasi quindici milioni. In caso di condanna, saranno chiamati a pagare i 46 imputati e – in solido – le amministrazioni di appartenenza: ministero della Giustizia, della Difesa, dell´Interno. Ma se la risposta del tribunale non sarà adeguata, è pronta una denuncia alla Corte Europea per la violazione della Convenzione dei Diritti dell´Uomo. L´Italia ha da tempo aderito al trattato internazionale contro la tortura, i trattamenti crudeli, inumani e degradanti: senza modificare di conseguenza il proprio codice penale. Il risultato è che la tortura da noi non esiste, nel senso che non viene materialmente punita: al processo sugli episodi di Bolzaneto, dunque, si parla di violenza privata, abuso di autorità contro detenuti o arrestati, violazione dell´ordinamento penitenziario. Reati puniti con pene minori che cadranno a sette anni e mezzo dai fatti e cioè nel prossimo gennaio. «Senza una legge ci ritroviamo in una situazione paradossale. Ed è per questo che ricorreremo a Strasburgo», spiega Simonetta Crisci, avvocato di alcuni no-global.Stamani i pm Patrizia Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati depositeranno una memoria di oltre un migliaio di pagine. Nel frattempo i legali di alcune vittime denunciano in aula le violazioni della democrazia perpetrate nella caserma del G8. Per raccontare i danni psicologici subiti da quelli che transitarono nel centro di detenzione temporanea di Bolzaneto, gli avvocati Francesca Costa e Filippo Guiglia riportano stralci di testimonianze rese dai fermati durante il dibattimento. Federico M.: «Non pensavo che degli esseri umani avessero il potere di farmi quello che mi hanno fatto, ed essere legittimati». Brando B.: «Oggi quando ho a che fare con le forze dell´ordine la prima domanda che mi viene è: “Ma questo qui sarà stato a Genova? Sarà un fascista incazzato che appena può mi mena?”». Fabienne B.: «Dopo il G8 volevo vedere tantissimi film, perché non riuscivo più a concentrarmi sulla realtà. E non potevo stare con la gente, non mangiavo più». Massimiliano S.: «Quando sono tornato a casa, per settimane ho cercato solo di dormire e di lavarmi: per togliermi di dosso non solo lo sporco fisico, ma anche un peso che mi sentivo addosso». Valentin S.: «Non riuscivo a salire sui mezzi pubblici affollati. Ho avuto per molto tempo problemi a restare nudo, e degli attacchi d´ansia quando vedevo delle piastrelle. E per diversi mesi anche problemi con la sessualità». Valérie V.: «Il trauma vero è che per quattro giorni i miei bambini non sapevano dove mi trovavo, se ero viva o morta. Lo hanno scoperto andando a comprare il pane, vedendo una locandina di giornale con la foto della loro mamma. E avevo paura a spogliarmi davanti a un medico, per mostragli le mie ferite». Raffaele D.: «Chi ne ha risentito di più è stata mia moglie. Per due giorni non ha avuto notizie di me. Era terrorizzata. Una che non ha mai fatto politica o partecipato a manifestazioni, che ha sempre avuto un atteggiamento da cittadina-modello: ora quando vede passare carabinieri o poliziotti comincia a tremare». Andreas S.: «Ho sempre paura a ricordare, a raccontare. E mio padre continua a non credere che tutto questo sia potuto accadere».