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Genova, pene severe a senso unico

I giornali titolano “225 anni di carcere per i 25 manifestanti”: è la pena richiesta dai pm Anna Canepa e Andrea Canciani al processo per devastazione e saccheggio seguito al G8 di Genova del 2001. Canciani in aula ha parlato esplicitamente di “pene severe” da infliggere affinché non accada più niente di simile, sostenendo che altrettanto dovrà avvenire per il processo in corso contro 29 poliziotti accusati del “massacro alla Diaz” (anche queste parole di Canciani, che a leggere le notizie di agenzia non ha citato Bolzaneto). E’ in sostanza il classico concetto di sentenza esemplare.
Due domande. Una sentenza non dovrebbe prima di tutto essere giusta, cioè equa? Stiamo parlando della vita, concretissima e attuale, di 25 persone. I pm hanno chiesto praticamente il massimo della pena prevista, e stiamo parlando di pene severissime, dai 6 ai 16 anni, come avviene quando si tratta di stupri e omicidi. Sarebbe bene ricordare che gli imputati, se anche fossero colpevoli, non hanno colpito o danneggiato nessuna persona, solo cose inanimate. Non è un dettaglio.
La seconda domanda è veramente terra terra. Se danno dai sei ai sedici anni a chi ha rotto qualche vetrina e rovesciato qualche automobile (cose, per carità, che non vanno fatte), quanto dovrebbero dare a chi ha picchiato selvaggiamente, con un manganello usato a rovescia, delle persone inermi, poi arrestate e accusate di reati enormi sulla base di prove false? E’ la mia esperienza personale, e ho anche la sensazione di avere rischiato qualcosa: gli squarci che avevo sulle braccia, al punto che si vedeva l’osso, potevano colpire la testa, se non avessi avuto la prontezza e la forza di ripararmi… I picchiatori, in aggiunta, erano uomini in divisa, e questa è un’aggravante non da poco.
I pm Canepa e Canciani – gli stessi che m’interrogarono in ospedale, in stato d’arresto, quando anch’io ero accusato di essere un black bloc – parlano di sentenze esemplari da infliggere in tutti i processi scaturiti dal G8. Non sono d’accordo, ma se anche lo fossi, vorrei che si dicesse tutto, senza fingere equanimità: i poliziotti non rischiano quasi nulla. Non sono andati né andranno in galera, e la prescrizione, quasi certamente, salverà tutti.
Una volta di più, il “dopo Genova”, per la nostra democrazia, si rivela peggiore delle tragiche giornate del luglio 2001.

Lorenzo Guadagnucci