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Germania: i Curdi ancora “sotto tiro”

Mentre si aggira lo spettro delle estradizioni e delle espulsioni di massa, in Germania la comunità curda torna a essere “sotto tiro” (non solo metaforicamente).

di Gianni Sartori

Risaliva ai primi di giugno un’iniziativa del Centro comunitario curdo del Brandeburgo per la messa fuorilegge dei “Lupi grigi” (Bozkurtlar ; ufficialmente, Ülkücüler oppure Ülkü Ocaklari; nazionalisti turchi di estrema destra, in sintesi: fascisti) in quanto responsabili di molte aggressioni contro la comunità curda. Storicamente i “Lupi grigi” si qualificavano come la componente giovanile del Partito del movimento nazionalista (MHP, Milliyetçi Hareket Partisi) a sua volta spesso identificato come “braccio politico” dei Lupi grigi. Come è noto MHP è il maggior alleato del partito di Erdogan AKP (Partito della Giustizia e dello Sviluppo – Adalet ve Kalkınma Partisi).

Se per un verso i Lupi grigi esaltano la “razza”, la lingua e la cultura della nazione turca, dall’altro vedono nei curdi (ma anche nei greci, negli ebrei e negli armeni) un elemento di divisione del Paese. A questi nemici “interni”, nella loro visione complottista e paranoica, si sono aggiunti quelli “esterni”. In particolar modo gli “occidentali” (in senso lato) e ultimamente anche i cinesi.

Con una petizione sul sito Change.org i curdi chiedevano appunto che tale organizzazione fosse dichiarata illegale in Germania. E contemporaneamente rivolgevano un appello al ministero degli Interni tedesco affinché prendesse adeguate misure per contenerne le azioni squadristiche.

Analoghe richieste nei confronti di un altro gruppo dell’estrema destra turca, Osmanen Imperrium (Impero ottomano).

Denunciando anche l’operato del partito DAVA (Alleanza democratica per la diversità e il rinnovamento) in quanto “vetrina politica” dell’AKP in Germania. Ricordo che tra gli aderenti (presenti alle elezioni tedesche) vi sono soprattutto persone legate alla Fratellanza musulmana come il medico di Amburgo Mustafa Yolda e un altro medico di Bad Eilsen, Ali Ihsan Unlu. Ritenuto un funzionario di Ditib (Diyanet İşleri Başkanlığı – Presidenza degli Affari religiosi, fondata nel 1924 da Atatürk), finanziato dal governo turco e considerato il “braccio religioso” dell’AKP.

Altri esponenti di spicco di Dava, l’avvocato Fatih Zingal, ex membro del Partito socialdemocratico tedesco (Sozialdemokratische Partei Deutschlands) e Teyfik Ozkan (altro ex esponente di SPD).

Non sappiamo quanto le richieste dei curdi siano state prese in considerazione dalla autorità tedesche. Piuttosto l’impressione è che siano invece i curdi a dover sottostare a ulteriori costrizioni.

Nel frattempo si registrano altri episodi riconducibili all’operato anti-curdo di Lupi grigi e affini.

Stando a quanto riportato dal sito tedesco Tagesschau, il 31 settembre un altro centro culturale curdo, quello St. Pauli (Amburgo), è stato attaccato nottetempo da sconosciuti a colpi di arma da fuoco. Almeno tre spari rivolti alla facciata dell’edificio che hanno infranto alcune finestre. Fortunatamente nessuno si trovava in quel momento nella sede.

Inevitabile confrontare quanto è accaduto con il clima generale creato dall’accordo turco-tedesco dell’anno scorso che rischia di provocare non un’esodo, ma una vera e propria deportazione di massa di rifugiati curdi la cui domanda d’asilo è stata respinta.

L’accordo tra Erdogan e Scholz prevede il rimpatrio di circa 13500 “cittadini stranieri provenienti dalla Turchia”.

Ma in grande maggioranza si tratterebbe di curdi fuggiti dalla persecuzione e dalla repressione di Ankara.

Circa 200 sono già stati rimpatriati. Per alcuni, a quanto è dato conoscere, si son già spalancate le porte del carcere.

 

 

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