Molto interessante la ricerca presentata ormai qualche giorno fa (scusate il ritardo…) alla Camera dei Deputati “Io e gli altri: i giovani italiani nel vortice dei cambiamenti”, realizzata da Swg per per la Conferenza dei Presidenti delle Assemblee Legislative delle regioni e delle province autonome.
Come è noto l’area tendenzialmente xenofoba arriva al 45,8%, mentre quella dei tolleranti si ferma prima del 40%. Nella sezione dei “razzisti” i veri estremisti sono il 10,7%. Un piccolo gruppo al quale però i ricercatori riconoscono “capacità di produrre un vero e proprio modo di essere nella società, per la sua tendenza a essere una comunità, per quanto chiusa e ristretta”.
Tra chi ha un atteggiamento aperto, quelli con una mente serena nei confronti delle interazioni con l’altro sono il 19,4% (quasi raggiunti dal 14% dei “tolleranti”).
Ma è proprio questo l’aspetto più interessante dello studio perché – giustamente – i ricercatori non si sono concentrati soltanto sullo straniero (ed è noto che questa inchiesta evidenzia una presenza molto forte del gruppo romeno-rom albanese fobico), ma sulla difficoltà per i nostri giovani di rapportarsi con il diverso da sé.
Dunque viene fuori che: è impensabile per i ragazzi tra i 18 e i 29 anni cenare con un rom, tanto quanto con un tossicodipendente. Si può invece pasteggiare con un ebreo, un extracomunitario o con un omosessuale. Se la persona seduta a tavola è musulmana, già il boccone comincia ad andare di traverso. E i vicini di casa? Ok per un ebreo o un omosessuale. Fucili spianati contro rom e (di nuovo) tossicodipendenti. Quando si tratta poi di immaginare un proprio figlio fidanzato con una persona diversa da sé le cose diventano ancora più scivolose: ebreo, mmm…va bene. Scoprire che il proprio figlio è omosessuale? E’ considerato difficile. Ma, di nuovo, la fobia scatta quando si pensa a un fidanzato rom o tossicodipendente.
Interessante “accoppiata” nell’inconscio delle nostre giovani generazioni questa tra i tossicodipendenti e i rom: considerata il molteplice e in-consapevole uso di sostanze psicotrope e la sfuggevole dimensione della “dipendenza” nella nostra società cocainizzata, sarebbe interessante dibattere con i ragazzi su quanti di loro assumono inconsciamente degli atteggiamenti che attribuirebbero al peggiore rom dei loro incubi.
Come è noto l’area tendenzialmente xenofoba arriva al 45,8%, mentre quella dei tolleranti si ferma prima del 40%. Nella sezione dei “razzisti” i veri estremisti sono il 10,7%. Un piccolo gruppo al quale però i ricercatori riconoscono “capacità di produrre un vero e proprio modo di essere nella società, per la sua tendenza a essere una comunità, per quanto chiusa e ristretta”.
Tra chi ha un atteggiamento aperto, quelli con una mente serena nei confronti delle interazioni con l’altro sono il 19,4% (quasi raggiunti dal 14% dei “tolleranti”).
Ma è proprio questo l’aspetto più interessante dello studio perché – giustamente – i ricercatori non si sono concentrati soltanto sullo straniero (ed è noto che questa inchiesta evidenzia una presenza molto forte del gruppo romeno-rom albanese fobico), ma sulla difficoltà per i nostri giovani di rapportarsi con il diverso da sé.
Dunque viene fuori che: è impensabile per i ragazzi tra i 18 e i 29 anni cenare con un rom, tanto quanto con un tossicodipendente. Si può invece pasteggiare con un ebreo, un extracomunitario o con un omosessuale. Se la persona seduta a tavola è musulmana, già il boccone comincia ad andare di traverso. E i vicini di casa? Ok per un ebreo o un omosessuale. Fucili spianati contro rom e (di nuovo) tossicodipendenti. Quando si tratta poi di immaginare un proprio figlio fidanzato con una persona diversa da sé le cose diventano ancora più scivolose: ebreo, mmm…va bene. Scoprire che il proprio figlio è omosessuale? E’ considerato difficile. Ma, di nuovo, la fobia scatta quando si pensa a un fidanzato rom o tossicodipendente.
Interessante “accoppiata” nell’inconscio delle nostre giovani generazioni questa tra i tossicodipendenti e i rom: considerata il molteplice e in-consapevole uso di sostanze psicotrope e la sfuggevole dimensione della “dipendenza” nella nostra società cocainizzata, sarebbe interessante dibattere con i ragazzi su quanti di loro assumono inconsciamente degli atteggiamenti che attribuirebbero al peggiore rom dei loro incubi.
Cinzia Gubbini da il manifesto
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