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Giustizia per Giulio Regeni. Il governo italiano assuma una posizione credibile

12 organizzazioni della società civile italiana, egiziana, e internazionale, accomunate dall’impegno per la difesa dei diritti umani e della solidarietà tra i popoli, guardano con preoccupazione ai recenti sviluppi del processo per il rapimento, la tortura e l’omicidio di Giulio Regeni, e desideriamo ancora una volta ribadire con fermezza la richesta che il governo italiano assuma una posizione credibile sul caso

di EgyptWide for Human Rights

Noi, 12 organizzazioni della società civile italiana, egiziana, e internazionale, accomunate dall’impegno per la difesa dei diritti umani e della solidarietà tra i popoli, guardiamo con preoccupazione ai recenti sviluppi del processo per il rapimento, la tortura e l’omicidio di Giulio Regeni, e desideriamo ancora una volta ribadire con fermezza la richesta che il governo italiano assuma una posizione credibile sul caso, sospendendo tutti i programmi di formazione e cooperazione di polizia di cui beneficiano la polizia e le forze di sicurezza egiziane, alla luce della loro responsabilità istituzionale nei tentativi di insabbiare il caso.

Il 13 febbraio 2023 si è tenuta a Roma una nuova sessione del processo contro il generale Tariq Sabir, i colonnelli Athar Kamel Mohamed Ibrahim e Hisham Helmi, e il maggiore Magdi Ibrahim Abdelal Sharif per l’omicidio del ricercatore italiano Giulio Regeni.

Nonostante i notevoli sforzi della Procura italiana, il processo è fermo da oltre un anno in una fase di stallo a causa della mancata collaborazione delle autorità egiziane, e gli esecutivi che si sono succeduti in Italia dal 2016 a oggi hanno inconfutabili responsabilità in questo grave caso di ostruzione della giustizia. Negli ultimi 7 anni, mentre aumentavano le prove del clima di impunità in cui operano la polizia e le forze di sicurezza egiziane, la Direzione per gli Affari di Polizia di Stato presso il Dipartimento italiano di Pubblica Sicurezza ha progettato e realizzato oltre 26 corsi di formazione dedicati a più di 360 agenti egiziani di diversi corpi e divisioni, tra cui la National Security Agency, l’apparato di sicurezza statale egiziano coinvolto nell’omicidio di Regeni e successivamente nei tentativi di insabbiamento del caso. I corsi di formazione sono stati svolti presso strutture di addestramento della polizia in Italia e in altri Paesi partner, e sponsorizzati principalmente attraverso risorse del Ministero dell’Interno italiano.

Inoltre, nel corso dell’ultimo decennio l’Italia ha fornito agli apparati di sicurezza dello Stato e alle forze di polizia egiziane tecnologie di sorveglianza e attrezzature informatiche e paramilitari per una serie di attività che spaziano dal controllo delle frontiere alle operazioni antiterrorismo, nonostante il crescente clamore degli organismi internazionali per i diritti umani e della società civile denunciassero la gravità della brutalità e dell’impunità della polizia in Egitto. Chiediamo ai rappresentanti dello stato italiano di assumere finalmente una posizione autorevole che garantisca credibilità alla richiesta di collaborazione presentata alla propria controparte egiziana, sospendendo tutti i programmi di collaborazione e addestramento, nonché l’erogazione di equipaggiamento e materiale paramilitare, alle forze di polizia e di sicurezza egiziane, alla luce della grave mancanza di trasparenza e alla cultura dell’impunità che circonda il loro operato.

Il testo della dichiarazione è disponibile al seguente link: https://docs.google.com/document/d/130OQyBLdv1wdhpe8b1lwadNa216RcpJg_oyJw9HPuko/edit?usp=sharing

 

 

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