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Giustizia: il "Travaglio" populista

Populismi di destra e populismi di sinistra hanno rimesso in piedi il fronte securitario in opposizione al timido decreto legge voluto dal Governo per attenuare la pressione drammatica del sovraffollamento sulle carceri italiane.
È un fronte composito che vede protagonisti la Lega, una fronda del Pdl guidata dall’ex Guardasigilli Nitto Palma, l’Idv e Marco Travaglio che ieri sul Fatto Quotidiano ha equiparato il provvedimento governativo a un indulto mascherato. Così ha tuonato il senatore Luigi Li Gotti: “L’Italia dei Valori considera inaccettabile che la detenzione domiciliare sino a 18 mesi di pena residua possa essere applicata, in deroga dell’art. 47 dell’ordinamento penitenziario, anche ai recidivi”.
Non dice il senatore Li Gotti che quel riferimento ostativo ai recidivi fu inserito nell’ordinamento penitenziario ai tempi della destra al governo con la famigerata legge Cirielli. Il decreto legge, impropriamente definito svuota-carceri, nella sua originaria formulazione, al limite, andava contestato per la sua eccessiva timidezza, per l’essere un provvedimento che, pur dirigendosi finalmente in una direzione non repressiva, non riduceva i numeri complessivi dei detenuti in modo da riportarli entro i limiti della capienza regolamentare.
Si consideri che oggi ve ne sono 22mila in più rispetto ai posti letto a disposizione. Il decreto Severino non cambia le leggi sulle droghe e sull’immigrazione, non abroga la legge obbrobriosa sulla recidiva, non modifica l’impianto sanzionatorio. Si limita a estendere l’opportunità di usufruire della detenzione domiciliare e a ridurre l’impatto della custodia pre-cautelare attraverso le contestate camere di sicurezza. Il decreto legge era stato migliorato in Commissione Giustizia. Le divisioni interne al Pdl, ma anche le critiche dure provenienti dalla Lega, dal Fatto Quotidiano e dall’Idv, hanno costretto il Ministro Severino a porsi sulla difensiva
Il dibattito è stato interrotto, nessun provvedimento di maggiore impatto deflazionistico è stato approvato. Il senatore Pietro Marcenaro, presidente della Commissione diritti umani, aveva recepito una serie di proposte provenienti dal mondo delle associazioni. Non hanno trovato spazio. È rinata la tentazione penal-populistica bipartisan di rivolgersi alla pancia delle persone, facendo credere che quello in discussione fosse un indulto mascherato. Cosa assolutamente non vera.
I populismi di destra e di sinistra si sono stretti contro i recidivi. Si sappia però che quelli che muoiono suicidi in galera, che quelli che muoiono non curati in galera, che quelli che vengono pestati in galera e nelle camere di sicurezza o che hanno due metri quadri a disposizione per ventidue ore al giorno, che quelli ai quali viene negata la dignità nelle prigioni italiane, sono molto spesso recidivi per fatti di scarsissimo peso criminale. L’omicida, il corruttore, il mafioso non sono mai recidivi. Gli esperti di giustizia sanno che i recidivi sono solo quelli che vivono di piccoli espedienti, in particolare legati alla legge proibizionistica sulle droghe. Ci auguriamo che questo rinnovato fronte populistico carcerofilo bipartisan non condizioni troppo gli esiti finali del provvedimento, che altrimenti rischierebbe di essere inutile.
Patrizio Gonnella (Presidente Antigone) da il manifesto