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Gli abusi degli israeliani sui bambini palestinesi: imprigionati, torturati e violentati

Un rapporto raccapricciante di “Save the Children”. 250 bambini palestinesi ancora incarcerati. I racconti dei sopravvissuti sono atroci.

di Umberto De Giovannangeli da l’Unità

Storie di brutale “normalità”. Immortalata in un video. Il video mostra Wadi Maswadeh nei pressi del checkpoint Abed, vicino alla Tomba dei Patriarchi a Hebron. Il bambino, 5 anni, è terrorizzato e in lacrime mentre viene caricato su una jeep da 7 soldati dello Stato ebraico.

Il bambino è stato fermato per oltre un’ora, condotto a casa e trattenuto per un’altra mezz’ora insieme al padre, bendato e ammanettato dai soldati davanti al figlio. Padre e figlio sono stati poi consegnati alla polizia palestinese, che li ha interrogati e rilasciati. Il video è stato rilanciato da B’Tselem, l’organizzazione indipendente israeliana che monitora i diritti umani nei Territori palestinesi occupati.  L’episodio è del 2013, ma è tornato virale perché mostra una realtà che segna anche il presente. A darne conto è un recente report di Save the Children. “Le condizioni dei bambini palestinesi detenuti dai militari israeliani stanno peggiorando. Hanno raccontato al nostro staff di essere costretti ad affrontare fame e abusi, inclusa la violenza sessuale, e di dover sopportare condizioni terribili dallo scorso 7 ottobre, come l’aumento di malattie infettive come la scabbia”.

Bambini palestinesi detenuti, tra fame e abusi

Da ottobre 2023, con i nostri partner abbiamo sostenuto a Gaza circa 49 bambini ex detenuti. Le bambine e i bambini palestinesi detenuti nelle carceri israeliane hanno riferito di abusi fisici e interrogatori in cui alcuni hanno raccontato che è stato loro chiesto di spogliarsi nudi e di stare in piedi, anche a temperature estreme. Durante gli arresti dei bambini, i genitori non avevano informazioni su dove si trovassero. Una volta rilasciati, sui corpi di bambini e bambine c’erano chiari segni di violenze e di maltrattamenti, come contusioni, perdita di peso ma anche le conseguenze per aver subito uno shock del genere insieme ad uno stress traumatico. Alcuni bambini hanno riferito di essere stati aggrediti sessualmente, molestati, perquisiti e picchiati violentemente. La tortura, il trattamento crudele o disumano sui bambini è severamente proibito dal diritto internazionale.

Testimonianze dei bambini palestinesi ex detenuti

Con l’ulteriore limitazione dell’accesso ai legali e familiari palestinesi nelle carceri gestite da Israele, le testimonianze di bambini e adulti rilasciati dalla prigionia sono in pratica le uniche fonti disponibili sulle condizioni affrontate durante la detenzione. Firas e Qusay, sono due ragazzi diciassettenni che provengono dai Territori occupati della Cisgiordania. Sono stati detenuti in due diverse prigioni gestite da Israele prima che iniziasse la guerra a Gaza. Sono stati rilasciati alla fine del 2023 e hanno raccontato ai nostri operatori delle condizioni di detenzione. Qusay ci ha raccontato di aver visto un bambino con ferite alla testa causate da percosse così gravi da farlo svenire ogni volta che cercava di alzarsi e che alcuni bambini portati in carcere avevano appena 12 e 13 anni: “I bambini più piccoli erano molto spaventati e continuavano a piangere, volevo prendermi cura di loro, ma quando ho chiesto alla guardia carceraria di permettermi di stare con loro, sono stato picchiato violentemente”. Qusay è stato rilasciato con morsi di zecca che gli coprivano il corpo. Su questo, la Commissione palestinese per gli Affari dei detenuti e degli ex detenuti ha recentemente confermato la diffusione, tra i prigionieri, di malattie infettive della pelle come la scabbia a causa della condivisione della biancheria da letto e dalla mancanza di articoli igienici.

Le condizioni dei bambini palestinesi sono peggiorate dopo il 7 ottobre

‘Dopo l’inizio della guerra, hanno preso tutto, non avevamo abbastanza coperte e ho condiviso il mio cuscino con un altro prigioniero. D’inverno aprivano le finestre per farci sentire freddo. Un bambino prigioniero ha avuto una grave eruzione cutanea, quindi abbiamo chiesto alla guardia di permettergli di sedersi al sole o di pulirsi il corpo. La guardia ha detto: ‘Richiamami quando sarà morto’ ha raccontato Qusay. Sia Firas che Qusay hanno raccontato che dopo l’inizio della guerra, il 7 ottobre, le condizioni di detenzione sono peggiorate significativamente. Non gli è stato permesso di parlare con i propri genitori o di vederli. Firas ha affermato che il numero di bambini detenuti nel luogo in cui è stato prigioniero, è aumentato notevolmente nei primi 5 giorni dopo l’inizio della guerra. ‘Gli orrori che abbiamo sopportato mi hanno fatto pensare che la vita in prigione prima della guerra fosse il paradiso’ ha detto Firas.

Gli psicologi infantili hanno avvertito che i bambini rilasciati dalla detenzione hanno sempre più difficoltà a riprendersi dal trauma. Sono incapaci di far fronte allo shock vissuto in carcere e alla paura di essere nuovamente arrestati. Le loro famiglie li descrivono come “congelati”. Un’altra vittima è stata arrestata quando aveva 14 anni. La testimonianza di Fatima racconta come è stata aggredita dalle forze di sicurezza israeliane quando è stata arrestata ad un checkpoint militare mentre stava andando a scuola. ‘Hanno perquisito la mia borsa e mi hanno parlato in ebraico, una lingua che io non capisco. Mi hanno ammanettata, gettata a terra e presa a calci nella schiena.’

Bambini in trappola

La Commissione Palestinese per gli Affari dei Detenuti e degli Ex Detenuti (Palestinian Commission for Detainees and Ex-Detainees Affairs), un’Organizzazione governativa di prigionieri istituita nel 1998, ha riferito che più di 650 bambini della Cisgiordania e un numero imprecisato di bambini di Gaza sono stati detenuti da ottobre: di questi, circa 250 sarebbero ancora in carcere. Il reato presunto di questi minori? Il lancio di pietre, un reato che per loro può comportare una detenzione anche di 20 anni. Israele è l’unico Paese al mondo che persegue sistematicamente i bambini nei tribunali militari.

Venerdì 19 luglio, la Corte internazionale di giustizia (ICJ) ha emesso un parere consultivo dichiarando illegale la continua presenza dello Stato di Israele nei Territori Palestinesi Occupati, mettendo direttamente in discussione lo status delle politiche e delle pratiche israeliane sulla detenzione militare. Il parere della Corte non fa altro che rafforzare la necessità di porre immediatamente fine alla detenzione arbitraria e ai maltrattamenti dei bambini palestinesi nelle carceri israeliane, un dramma che da decenni mina la protezione dell’infanzia.

Negli ultimi anni abbiamo lavorato al fianco del nostro partner sul campo e parlato con centinaia di ex bambini detenuti, e non abbiamo mai visto tanta devastazione e disperazione. Questi bambini sono intrappolati, incapaci di muoversi o di vedere il sole, costretti in celle affollate in condizioni spaventose e antigeniche e soggetti a gravi abusi e violenze. I bambini ci hanno detto di aver subito orrori a cui un adulto non dovrebbe mai assistere, tanto meno un bambino. Gli abusi e i maltrattamenti sui bambini palestinesi devono finire. La mancanza di garanzia dei diritti dei bambini palestinesi, che dura da decenni, non può più essere ignorata. Per troppo tempo l’occupazione israeliana ha avuto un impatto gravissimo sulla vita di questi bambini’ ha dichiarato Jeremy Stoner, il Direttore regionale di Save the Children per il Medio Oriente.

La Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia del 1989 afferma che l’incarcerazione di minori deve essere “una misura estrema e per un periodo di tempo il più breve possibile”. Israele ha ratificato la Convenzione nel 1991, ma ha ricevuto le critiche dell’Onu per la sua applicazione o per non averlo fatto.

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