Puntuale ieri sera è arrivato il ricatto, che ormai sembra essere diventato la forma preferita di comunicazione del governo giallo verde. «Se domani non esce nulla sulla Diciotti e sulla redistribuzione dei migranti io e il M5S non saremo disposti a dare più 20 miliardi di euro di contributi all’Unione europea», scrive su Facebook Luigi Di Maio allineandosi a Matteo Salvini. Le immagini e le testimonianze dalla nave Diciotti sono una macchia per il paese ma una medaglia per Salvini e il suo governo. Bisogna fermarli
Imigranti dormono per terra, sotto il freddo umido di notte e il gran caldo di giorno. Ci sono solo due bagni, nessuna doccia per lavarsi, senza vestiti per cambiarsi e alcuni loro hanno la scabbia. Questa è la situazione descritta dalla delegazione del Garante nazionale delle persone private della libertà che ha fatto visita ai migranti situati sulla nave Diciotti, la nave ormeggiata al porto di Catania con ancora più di 100 migranti a bordo.
Troppi giorni di permanenza forzata senza un provvedimento dell’autorità giudiziaria sopra una nave non adatta per ospitare tante persone. Anche per questo l‘ ufficio del Garante presenterà una informativa alle procure di Catania e Agrigento che si stanno occupando del caso. Nel frattempo sono 29 maschi e una femmina i minori non accompagnati fatti scendere dal Viminale, mentre però restano ancora a bordo i 148 adulti. Per i minorenni è stato disposto il trasferimento in due centri di accoglienza messi a disposizione dai Servizi sociali del Comune di Catania. «Uno di loro – racconta Giovanna Di Benedetto, portavoce di Save The Children – presentava ferite di arma da fuoco. Ci hanno raccontato di essere rimasti rinchiusi per otto mesi al buio dentro una stanza o un container, questo ancora non è chiaro. Alcuni di loro pesano appena 35 chili».
In ogni caso, ricorda l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, Filomena Albano, l’atto è dovuto. Che poi sottolinea: «lo sbarco a Catania dei minori stranieri non accompagnati dalla nave ‘” Diciotti” ha attuato quanto previsto dalla legge 47/ 2017, che ne vieta il respingimento», aggiungendo che «si è dato seguito ai principi della Costituzione italiana, che all’articolo 31 tutela l’infanzia e la gioventù, e a quelli della Convenzione di New York, che all’articolo 2 riconosce uguali diritti a tutti i minorenni, senza distinzione di origine nazionale, etnica o sociale» . Ma gli altri migranti rimasti forzatamente a bordo da oramai più di una settimana? Il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio che era salito a bordo della Diciotti per una ispezione, ha definito “illecito” il trattenimento dei migranti a bordo della nave: per questo valuterà l’ipotesi di configurazione del reato di sequestro di persona. Per ora è, appunto, una ipotesi. Ma per l’Unione della camere penali resta, a prescindere, «un caso di sequestro del buon senso e dell’umana considerazione per il prossimo». Ma non solo. Sempre i penalisti, con il proprio Osservatorio Carcere, ci tengono a sottolineare che il trattenimento dei migranti al porto di Catania, si tratta di «una violazione dei più elementari principi costituzionali e della normativa internazionale in materia di Diritti dell’Uomo, sia per la prolungata privazione di fatto della libertà personale delle persone forzatamente trattenute ( art.
13 Cost., art. 5 CEDU), sia per le condizioni in cui la detenzione si esplica, costringendole a stazionare promiscuamente sul ponte della nave in condizioni assolutamente non dignitose ( art. 3 CEDU)».
A seguire anche l’associazione Antigone, apprezzando il lavoro che sta svolgendo il garante nazionale delle persone private della libertà, ha ricordato che si tratta, di fatto, di una privazione della libertà personale «in spregio ad ogni norma e in assenza di un qualsivoglia dispositivo da parte della magistratura, l’unica che può emettere provvedimenti di privazione della libertà per tempi così lunghi». Nel frattempo si sono attivati diversi avvocati presentando degli esposti per sequestro di persona, o diverso reato che la magistratura riterrà di ravvisare, alla Procura della Repubblica di Catania. Ad annunciarlo è l’avvocata bolognese per i diritti Lgbt Cathy La Torre, insieme ai col- leghi Michele Giarratano e Fabio Nacchio. Denunce che con il passar del tempo stanno aumentando e diversi cittadini, grazie al tandem venutasi a creare sui social network, aderiscono inviando l’esposto alla procura competente. Così come la “protesta degli arancini”, una mobilitazione nata sempre sui social, che ha portato centinaia di persone a presentarsi al porto di Catania con un arancino in mano per mostrare solidarietà ai migranti. E sulla vicenda interviene anche il Coordinamento nazionale di Area Democratica per la Giustizia: «Il trattenimento dei migranti costituisce un’inaccettabile violazione del principio di solidarietà alla base del patto sociale consacrato nella Costituzione».
Damiano Aliprandi
da il dubbio
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Diciotti, il “non provvedimento” più forte del diritto
Salvini lo rivendica, Toninelli dice di non avere più competenze. Ma è un atto fantasma quello che violando la Costituzione, la legge italiana e i trattati internazionali
Un atto fantasma che viola tutte le leggi, nazionali e internazionali. Non c’è traccia del provvedimento formale che tiene 150 naufraghi bloccati sulla nave Diciotti. Il ministero dei trasporti, dal quale per le operazioni di soccorso dipende il comandante della nave della Guardia costiera, sostiene di non avere alcuna competenza una volta completato l’attracco in porto. Scarica sul Viminale. Responsabilità che Salvini volentieri si prende, anzi rivendica, pur non avendola in via esclusiva. Anche il decreto del 2003 contro l’immigrazione illegale che assegna un ruolo di regia al Viminale nelle operazioni di contrasto, per tutto quello che attiene alla salvaguardia delle vite in mare ribadisce che il ruolo guida è (o dovrebbe essere) del ministero dei trasporti. Non per caso Salvini ieri ha ripetutamente dichiarato che «sulla Diciotti ci sono solo immigrati illegali». Anche se, da quando hanno messo piede sulla nave, sono in territorio italiano. E non hanno ancora potuto avviare la procedura di richiesta di asilo.
L’atto fantasma non è nemmeno un inedito, visto che già nella vicenda della nave Proactiva Open Arms il famoso ordine di chiusura dei porti (di Toninelli? di Salvini?) non era mai stato formalmente emanato. Lo ha scoperto con un accesso agli atti l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione.
Ieri il comandante Kothmeir ha raccontato di aver scoperto solo via social che le procedure di sbarco non si sarebbero svolte regolarmente. La visita sanitaria dei medici di frontiera, che abitualmente apre le procedure di sbarco dei migranti, è stata rinviata fino al momento in cui sono stati fatti scendere i minori. Ma da mercoledì sera non ci sono più ragioni sanitarie a impedire lo sbarco. Per quanto sembri assurdo, nel rimpallo tra un ministero e l’altro viene fuori che a bloccare i migranti a bordo è un aspetto tecnico: il Viminale, attraverso la prefettura, non ha disposto le operazioni di fotosegnalamento senza le quali non possono toccare terra.
L’atto invisibile di Salvini è però sicuramente illegale. Persino illegittimo, secondo diversi pareri giuridici che abbiamo raccolto. L’articolo 13 della Costituzione vieta qualsiasi forma di detenzione, se non in casi straordinari previsti dalla legge (e nel caso solo per 48 ore informando l’autorità giudiziaria). In questo frangente non c’è neanche un ordine scritto. Ma la Costituzione può ritenersi violata anche nell’articolo 10 che introduce il diritto di asilo e richiama i trattati e i principi del diritto internazionale. In questo caso sono chiaramente violati due articoli della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, l’articolo 3 – «Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti» – e l’articolo 5 che tutela l’inviolabilità personale al di fuori dei provvedimenti giudiziari. Alla Corte di giustizia europea può accedere direttamente chiunque, l’Italia è già stata condannata per la violazione di questi due articoli della Convenzione e per i respingimenti. Violata è anche la Carta dei diritti fondamentali dell’Ue, che ha valore di un trattato internazionale e impone il rispetto della dignità (art. 1), vieta i trattamenti inumani (art. 4), riconosce il diritto di asilo (art.18).
Due sono le convenzioni internazionali che disciplinano i soccorsi in mare e l’Italia le sta violando entrambe. La Convenzione Sar di Amburgo obbliga a trasferire in un luogo sicuro chiunque si trovi in condizione di pericolo in mare (Capitolo 1.3.2). E le linee guida dell’Organizzazione marittima internazionale (Imo) del 2004, in base alle quali i governi devo minimizzare il tempo di permanenza dei naufraghi sulle navi dei soccorritori (paragrafo 6.8).
Quanto alla legge italiana, l’articolo 289 ter del codice penale punisce da 25 a 30 anni «chiunque sequestra una persona… al fine di costringere un terzo, sia questi uno stato… a compiere un qualsiasi atto». Sembra scritto per la sfida di Salvini all’Europa, in realtà deriva dalla convenzione di New York del 1979 contro la presa di ostaggi in guerra. È in base a questo articolo che il radicale Magi ha presentato un esposto alla procura di Catania. La cui inerzia, spiega l’avvocato Salvatore Fachile dell’Asgi, «è sconcertante, dal momento che con la polizia giudiziaria avrebbe il dovere di intervenire ed eventualmente far cessare il reato che si sta compiendo da giorni nel porto della città».
Andrea Fabozzi
da il manifesto
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Di Maio sposa Salvini: il governo è compatto sulla Diciotti
Mentre sono sempre più evidenti le violazioni di leggi e norme costituzionali il capo politico grillino fa due calcoli e vede che in questo momento il razzismo paga di più
Più chiaro di così non si potrebbe essere: il governo del Cambiamento reazionario è compatto intorno alla linea xenofoba di Salvini e ripudia Fico e tutti coloro che hanno sottolineato la vergogna del sequestro cui sono sottoposti i migranti segregati su nave Diciotti.
Così i grillini seguaci di San Francesco hanno scelto in maniera chiara e netta la xenofobia e di sfidare la legalità Costituzionale e le stesse leggi italiana
Aparlare è stato lo stesso Di Maio: “Sulla vicenda della nave Diciotti “il governo e’ compatto”. Ad affermarlo il vicepremier, Luigi Di Maio, in un video postato su Facebook. “Condivido pienamente quello che ha detto ieri il presidente Conte: la Ue deve battere un colpo”, ha aggiunto il capo politico del M5s.”Allo stesso tempo”, ha sottolineato, “siamo attenti alle condizioni di salute e di rispetto dei diritti umanitari all’interno della Diciotti. Sono stati fatti sbarcare i minori. E dico a tutti”, ha concluso Di Maio, “che il governo e’ compatto”.
Quanto al rispetto del diritto umanitario Di Maio avrebbe fatto bene a informarsi prima: persone malridotte accampate in condizioni disumane e ostaggio di un governo incapace che sa fare la faccia grossa con i poveri.
La giornata
Salvini continua a fare il bullo. Del resto è facile fare il forte con i disperati mentre quando si trattava di Benetton lui – insieme a tutto il sedicente vecchio polo della Libertà – aveva firmato una contrastatissima concessione che regalava miliardi ai miliardari.
Nel frattempo sono stati sbarcati nella notte i 27 minori non accompagnati che erano a bordo della nave Diciotti ormeggiata al porto di Catania da lunedì sera. Dopo una lunga giornata di pressioni e appelli, il ministro dell’Interno italiano Matteo Salvini ha dato l’autorizzazione al loro sbarco. A bordo della nave restano ancora 150 persone.
Restano, invece, a bordo della nave della Guardia costiera gli adulti per la maggior parte di nazionalità eritrea.
Ancora ieri sera in una diretta Facebook il capo del Viminale ha ribadito: «Se ci sono dei bambini possono scendere adesso, degli altri con il mio permesso non sbarca nessuno. I bambini sì, ma per i ventenni, i trentenni belli, robusti e vaccinati, basta, finito, nisba».
Dopo gli accertamenti sanitari i giovani migranti sono stati trasferiti in due centri di accoglienza messi a disposizione del Comune di Palermo. Intanto sul caso della Diciotti indagano tre Procure, quella di Catania che ha aperto un fascicolo di atti relativi, la Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Palermo con un’indagine che ipotizza il reato di associazione a delinquere finalizzata al traffico di uomini e i pubblici ministeri agrigentini.
Il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, ieri pomeriggio a sorpresa con guanti e mascherina è salito a bordo della nave Diciotti per un’ispezione. La Procura della città dei templi nei giorni scorsi ha aperto un fascicolo per illecito trattenimento di persone, ma adesso al vaglio dei magistrati c’è anche l’ipotesi di sequestro di persona a carico di ignoti.
«La politica ha tutta la legittimità di prendere delle decisioni, ma queste non possono contrastare con quanto previsto dalla Costituzione e dal codice penale», ha detto il procuratore scendendo dalla nave. Sul caso della nave Diciotti ieri per tutto il giorno si sono moltiplicati gli appelli e le prese di posizione da parte di associazioni umanitarie e religiose, ma anche di magistrati e di sindaci.
La stessa Procura dei minorenni di Catania aveva chiesto ai ministri dell’Interno e delle Infrastrutture il via libera per lo sbarco dei minori. E ieri al molo di Levante di Catania è arrivato anche il segretario del Pd, Maurizio Martina, per il quale la vicenda della nave Diciotti è «una vergogna di Stato» che dimostra «l’incapacità del governo».
Oggi a bordo della nave, invece, è atteso il garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale per verificare «le condizioni materiali in cui sono costrette a vivere da una settimana 177 persone, la possibilità di accedere alla richiesta di protezione internazionale e accertare i termini in base ai quali perdura la situazione di trattenimento dei migranti».
da Globalist
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Il comandante della Diciotti: «Ho avuto paura che mi arrestassero»
Sequestrati. Il capitano Kothmeir: «Sul molo ho trovato carabinieri e polizia ma nessuna nota ufficiale». A bordo restano 150 migranti in condizioni sempre più difficili
Mentre la Diciotti naviga verso Catania con i 177 migranti a bordo col via libera del ministro per le Infrastrutture Danilo Toninelli, il comandante Massimo Kothmeir rimane di sasso leggendo sui social network che il Viminale non autorizza lo sbarco. Chiama i suoi superiori a Roma: «Ma che devo fare? Devo entrare in porto o no? Non è che mi arrestano?». L’ufficiale non sa che fare. Ferma la nave di fronte al porto, in attesa di ordini. I telefoni sono bollenti. Il comando generale della Capitaneria alla fine lo rassicura. La Diciotti entra in porto. I migranti però devono rimanere a bordo. Nel molo il comandante Kothmeir trova carabinieri e polizia, per lui nessuna nota ufficiale. Della macchina dell’accoglienza neppure l’ombra. A raccontare il retroscena è il segretario dei Radicali italiani, Riccardo Magi, salito ieri sulla Diciotti. Dopo il sopralluogo del procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio, che indaga per sequestro di persona, ieri sono saliti sulla nave diversi parlamentari ai quali nei primi giorni era stato impedito l’accesso.
A BORDO rimangono 150 persone: 130 provengono dall’Eritrea, dieci dalla isole Comore, sei dal Bangladesh, due dalla Siria, un egiziano e un somalo. I minori non accompagnati, in 27 tra i 14 e i 17 anni (tutti eritrei tranne una somala), sono stati trasferiti nei centri di accoglienza del catanese. Gli operatori di Terre de Hommes, Medici Senza Frontiere e Save The Children parlano di 27 «scheletrini»: 25 ragazzi e due ragazze denutriti, il più magro di appena 30 chili. C’era chi non riusciva a camminare per i dolori, chi non vedeva bene perché per un anno è stato rinchiuso al buio in un container, chi aveva dolore a una spalla perché gli avevano sparato durante il rapimento, altri tre con bende lerce intorno agli arti. «Non sapevano dove si trovassero – racconta Giovanna Di Benedetto, portavoce di Save the Children -. I nostri mediatori li hanno rassicurati, sono riusciti a strappargli persino un sorriso».
PER LA PSICOLOGA di Mfd i ragazzi sono preoccupati per gli amici rimasti a bordo. «Sicuramente mantenere le persone per molto tempo su una nave in condizioni di incertezza, minori, adulti, donne, che hanno vissuto delle esperienze già difficili di tortura, di maltrattamento, non aiuta il loro benessere psicologico», aggiunge. A bordo le condizioni sono sempre più difficili. I migranti sperano che tocchi anche a loro raggiungere finalmente la terraferma. Ma la speranza, che si accende ogni volta che dal ponte vedono salire persone sulla passerella, s’infrange subito dopo. «Ma insomma che succede, perché non ci fanno scendere? Questa non è vita, alcuni di noi hanno disagi mentali per quello che hanno subito. Quanto deve andare avanti ancora?», chiedono ai politici saliti sulla nave militare, tra cui Riccardo Magi, Laura Boldrini, Claudio Fava, Davide Faraone, Michela Giuffrida. A loro consegnano le proprie storie.
C’È CHI HA DOVUTO farsi consegnare oltre 3mila dollari dalla famiglia per pagare i torturatori nei campi della Libia; una eritrea di 22 anni racconta di avere fatto un viaggio di due anni, di essere stata venduta da un clan all’altro, violentata a ogni passaggio fino a quando ha ottenuto i soldi necessari per potersi pagare il viaggio, più di 8mila dollari. Mostra i segni di un colpo di arma da fuoco a una mano che gli ha creato un’invalidità. Il comandante racconta che quando la Diciotti era davanti a Lampedusa i migranti hanno minacciato uno sciopero della fame perché volevano fare la doccia con il sapone. Dal centro di prima accoglienza dell’isola sono così arrivati i kit con sapone e dentifricio.
«SONO SFIDUCIATI, pregano molto – racconta Federica Montisanti di Intersos, sulla Diciotti per un progetto Unicef -. L’altro ieri ricorreva una festività di cristiani ortodossi, per l’occasione bevono tè. Abbiamo distribuito la bevanda anche ai musulmani e ai cattolici protestanti». A bordo, spiega Montisanti, «il tempo passa lentamente ed è difficile spiegare perché non li fanno sbarcare. C’è stato un forte abbassamento dell’umore, che sfiora la depressione». Dal pontile i migranti hanno assistito impassibili all’azione dimostrativa della Rete antirazzista con un gommone e la bandiera «Open to refugees». Il tentativo di avvicinarsi alla Diciotti è stato bloccato dalle forze dell’ordine. E oggi la situazione per i migranti potrebbe peggiorare: è in arrivo un temporale, allerta meteo giallo-arancione.
da il manifesto
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«Facciamoli scendere», presidio continuo al porto
Da due giorni centinaia di catanesi stanno manifestando, muniti di arancini, presso la banchina 19 del molo di Levante del porto di Catania a poca distanza dei migranti ostaggio della Diciotti. Chiedono di farli scendere. I manifestanti sono tenuti a distanza dalla nave, ma ieri la rete anti-razzista di Catania ha tentato di raggiungere la Diciotti con un gommone, intercettato dalla polizia. In serata un presidio di una quarantina di esponenti di Forza Nuova (autorizzato) contro i migranti ha provocato qualche episodio di tensione con l’altro sit-in, sciolta dalle forze delle ordine in tenuta anti-sommossa che hanno allontanato i manifestanti.
La mobilitazione pro-migranti è partita spontaneamente da un post apparso su facebook il 21 agosto: «Ecco mi piacerebbe che noi catanesi comprassimo 177 arancini e andassimo tutti al porto ad accogliere.» L’autore del post è l’attore e regista catanese Silvio Laviano, diplomato al Teatro Stabile di Genova e apparso nell’episodio de il Commissario Montalbano “il covo di vipere”. Per l’attore siciliano «è stata una reazione umana a una questione disumana» L’invito di Laviano è stato raccolto da altre due colleghe catanesi Nellina Laganà e Giusy Marraro ed è diventato rapidamente un evento facebook «Un Arancino per accogliere»che ha girato molto sul social network. «Perché l’arancino? perché è simbolo di amicizia, di condivisione, di cibo da viaggio» si legge sempre nel post di Laviano.
Così spontaneamente centinaia di catanesi hanno raggiunto il porto il 22 agosto sera con gli arancini come gesto di accoglienza e con le bandiere della pace. Il presidio è iniziato alle otto e mezza, i partecipanti sono arrivati alla spicciolata, tra di loro Pippo Civati fondatore di Possibile, il deputato dei radicali italiani Riccardo Magi che ha provato a salire inutilmente sulla Diciotti – c’è riuscito poi ieri. Il picco massimo della partecipazione è stato raggiunto alle dieci e mezza. Proprio in quei momenti si sono svolte le procedure di riconoscimento dei 27 minori che poi sono stati fatti sbarcare. «Uno di loro non vedeva bene, aveva le pupille dilatate, ha spiegato di essere stato tenuto per un anno al buio nel centro di detenzione libico», ha racconta una psicologa di Médecin sans frontière. All’una i manifestanti hanno abbandonato il molo di Levante dandosi appuntamento per la mattina successiva stavolta senza l’arancino.
Ieri il numero dei partecipanti è stato inferiore. Oltre a associazioni e a movimenti (Save The Children, Amnesty International, Potere al Popolo) arrivano anche l’europarlamentare Daniele Viotti e Laura Boldrini e il consigliere regionale catanese Claudio Fava. I parlamentari sono riusciti a salire tutti a bordo, così come sono salite i deputati del Pd Faraone e Miceli.
Sempre ieri, la Cgil, l’Anpi, l’Arci, Legambiente e Libera hanno comunicato di aderire al presidio: «Il comportamento del governo non solo è deplorevole ma irresponsabile. Non si può accettare che delle istituzioni continuino ad avere un atteggiamento superficiale e disumano nei confronti dei più deboli. L’ostinazione a non far attraccare una nave della Guardia Costiera – si legge ancora nel comunicato – è una palese violazione del codice penale oltre che della Carta costituzionale». Carla nespolo, presidente dell’Anpi, ha dichiarato che «A Catania si sta consumando l’ennesimo, feroce attacco alla Costituzione. È ora che si ponga un freno definitivo a questa suddivisione delle persone in scompartimenti razziali e al quotidiano gioco al massacro dei diritti umani posti in essere dal ministro dell’Interno». Oggi la Cgil ha annunciato un presidio dalle ore 11 con l’adesione di delegazioni da tutta la Sicilia.
da il manifesto