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Il governo punta a eliminare l’iva dalle armi: dal Senato arriva il primo sì

La Commissione Finanze del Senato, con 12 voti favorevoli (Pd, Lega, Fi, Fdi, Azione ed Autonomie), 5 astenuti (M5S) ed 1 contrario (Alternativa), ha approvato nella giornata di ieri un parere “non ostativo” allo schema di decreto legislativo che prevede l’esenzione dall’iva e dalle accise per le cessioni di armi tra Paesi Ue che partecipano ad operazioni nell’ambito della politica di difesa e sicurezza comune.

di Raffaele De Luca

Il via libera della Commissione è arrivato dopo una serie di tribolazioni interne alla maggioranza di governo, con il Movimento 5 Stelle che aveva annunciato voto contrario ma che alla fine è rientrato nei ranghi governativi, limitandosi all’astensione. Con ogni probabilità è bastato proprio inserire la circonlocuzione “non ostativo”, che infatti ha sostituito l’originario aggettivo “positivo”, per produrre questo cambio di atteggiamento nei pentastellati.

Tale provvedimento in favore delle imprese di armamenti, che non ha pari nemmeno per quanto riguarda i beni primari alimentari, è stato varato dal governo in attuazione di una direttiva europea del 2019. Nel testo approvato in Commissione, infatti, si legge che “lo schema di decreto legislativo intende adeguare l’ordinamento interno alla direttiva (UE) 2019/2235”, la quale “contiene le indicazioni per il recepimento di norme relativamente agli sforzi di difesa nell’ambito dell’Unione” e prevede appunto “una serie di limitate esenzioni al regime dell’iva e dell’accise”. “I beni e le prestazioni dei servizi oggetto dell’esenzione sono esclusivamente quelli destinati alle forze armate di altri Stati membri, per uso sia di personale civile che militare e attengono a profili logistici e organizzativi, senza peraltro un’esclusione di equipaggiamenti bellici o di armamenti”, si legge in tal senso nel testo, con cui si “esprime parere non ostativo nel presupposto che la disciplina in via di recepimento non abbia alcuna sovrapposizione con la normativa derogatoria introdotta per la cessione di armi in favore della repubblica Ucraina”.

Detto ciò, non si può non sottolineare che il cambio di atteggiamento sopracitato dei 5 stelle abbia fatto seguito a quello del 31 marzo quando, durante l’approvazione al Senato dell’aumento delle spese militari, il fronte del no – alla cui guida avrebbe dovuto esserci il M5S – si è mostrato poco compatto: tra le fila dei pentastellati, così come per Forza Italia, quel giorno si sono infatti registrate diverse assenze ma nel complesso i partiti si sono allineati alla decisione dell’esecutivo.

da L’Indipendente