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Il Grande Vecchio del terzo millennio è un gatto

Dana Lauriola, attivista No Tav condannata e arrestata per aver usato il megafono durante una manifestazione, ora indagata nell’ambito dell’inchiesta della procura di Torino sulle attività del centro sociale Askatasuna, scopre che negli atti processuali ci sono anche intercettazioni del dialogo con il suo gatto.

di Frank Cimini

dana intercettazioni gattoAlle ore 16,38 del 7 agosto 2020 in camera da letto per un minuto e 14 secondi Dana Lauriola parla con il gatto. A scriverlo è la Digos di Torino in una annotazione allegata agli atti dell’inchiesta sul centro sociale Askatasuna dove si contesta il reato di associazione sovversiva che poi il Riesame ha modificato in associazione per delinquere. Le difese degli indagati hanno presentato ricorso in Cassazione che sarà discusso nell’udienza del prossimo 24 novembre.
Dana Lauriola, già condannata a due anni di reclusione senza sospensione della pena (infatti è stata in galera) per aver usato il megafono durante una manifestazione in autostrada scrive su Facebook: “Intercettazioni nella mia camera da letto. La sintesi in fondo di questo audio ci restituisce la pericolosità del soggetto coinvolto. Se non facesse piangere farebbe molto ridere. Comunque, scherzi a parte, si tratta di una volazione così forte della propria intimità, è un qualcosa che non dovrebbe essere permesso. Ma a Torino, si sa, tutto è possibile”. A Torino va ricordato il bruciacchiamento di un compressore era stato trattato con riferimenti espliciti nero su bianco al pari del caso Moro. Accusa di terrorismo azzerata da Riesame e Cassazione. Ma intanto gli indagati si perdevano la scabbia in carcere.
L’operazione era stata denominata dalla molto solerte Digos col termine “Sovrano”, alludendo a Giorgio Rossetto, uno dei leader del movimento contro il treno dell’alta velocità. “Ma secondo noi – chiosa un legale della difesa – il vero Sovrano è il gatto di Dana”.
Il gatto di Dana si chiama Tigro. Non si riesce a capire quali spunti investigativi abbia tratto la polizia dalla “conversazione” tra Dana Lauriola e il micio. E si fatica a comprendere quali motivi abbiano indotto la procura ad allegare agli atti dell’inchiesta l’annotazione della Digos. Bisognerebbe anche chiedere al Consiglio Superiore della magistratura se abbia qualcosa da dire sul comportamento dei magistrati che non depone sicuramente a favore del loro equilibrio mentale. Probabilmente più che andare in Cassazione il prossimo 24 novembre bisognerebbe rivolgersi a una medico, ma uno di quelli molto bravi, per dirimere la questione.
Al di là dei sorrisi amari che derivano da questa vicenda a dir poco allucinante andrebbe affrontato un problema concreto del quale sia la politica sia i mezzi di informazione non si vogliono occupare. Il fatto è che abbiamo in questo paese apparati antisovversione assolutamente spropositati e che costano un sacco di soldi (quanto pare impossibile sapere) rispetto alla bisogna. La ragione è essenzialmente la mancanza di materia prima. Tanto è vero che la stragrande maggioranza di questo tipo di indagine è da tempo di tipo preventivo. Con scarsi risultati perché dopo la galera gratis di molti indagati soprattutto anarchici poi fioccano le assoluzioni come recentemente a Roma per il caso Balystrok. Ma arrivare a intercettare un gatto appare francamente al di là del bene e del male.