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Grecia: No alla criminalizzazione della solidarietà ai profughi

volonatri in grecia

Sulle isole greche arresti e intimidazioni contro i solidali dopo l’arrivo di FRONTEX. La polizia greca, nei giorni scorsi ha arrestato cittadini internazionali (cinque, tre spagnoli e due danesi) che prestavano soccorso ai migranti con l’accusa di agevolazione dell’ingresso di irregolari. Un precedente gravissimo che conferma la disumanità delle politiche di sbarramento decise dall’Unione Europea e dagli stati membri per difendere le frontiere piuttosto che per garantire i diritti fondamentali delle persone, a partire dal diritto alla vita. Il 17 gennaio i tre pompieri spagnoli arrestati a Lesbo sono stati liberati dietro cauzione di 5.000 euro cadauno. Liberi anche i due volontari danesi anche se ad uno è proibito lasciar la Grecia per i prossimi diciotto mesi in attesa di un nuovo processo

La denuncia del Diktio – Rete per i diritti politici e sociali.

Con il passare del tempo stiamo imparando ad aspettarci qualsiasi cosa dal governo di Syriza, il cosiddetto “primo governo della sinistra”, ma rimaniamo scioccati di fronte alla criminalizzazione della solidarietà ai rifugiati, una politica che assomiglia sempre di più a quella dei suoi predecessori e a quella dei suoi partner europei.

La scorsa settimana si è cominciato ad attuare l’incremento previsto dei poliziotti di FRONTEX, che ora hanno l’autorità di controllare i cittadini o i membri di organizzazioni sociali e politiche greche e straniere che offrono supporto ai rifugiati, sia con operazioni di salvataggio, sia con programmi di accoglienza e solidarietà (mense sociali, distribuzione di vestiti) all’arrivo delle persone sull’isola. A Chios un solidale spagnolo è sotto processo per spionaggio per aver fotografato un’imbarcazione di FRONTEX. A Mitilene, i membri di una ONG solidale dalla Danimarca e dalla Spagna, che hanno trainato una barca sulla costa di Lesbo per salvare delle persone a bordo, sono accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Le accuse sono superficiali e inconsistenti e non prendiamoci in giro: se ci fosse un’accoglienza pubblica per rifugiati e migranti, organizzata, adeguata, definita ed efficace, non esisterebbero fenomeni di abuso e sfruttamento da cui, a cominciare dalla “sicurezza” delle frontiere, le nuove forme di controllo e repressione, avviate in maniera improvvisa e immediata dal Ministero dell’Immigrazione, dovrebbero salvaguardarci. Il fatto che il purgatorio Petrou Ralli (1) operi in condizioni inaccettabili, che sotto un governo che si autoproclama di sinistra siano ancora aperti i centri di detenzione, Amygdaleza (2) e gli Hot Spot (3) e che le persone solidali siano perseguite sulle isole, è espressione di una politica repressiva e razzista.

Si esige (4) dal governo di Syriza la gestione dello scottante problema europeo della chiusura e dell’espansione delle frontiere per prevenire in ogni modo possibile la fuga delle popolazioni da “quei luoghi”, dal terrore e dalla miseria delle guerre imperialiste, delle dittature locali, del terrorismo fascista, come quello dell’ISIS, e del gioco geostrategico dei potenti. Il fatto che la Grecia si sia trasformata in una nazione dove vige il controllo serrato e che abbia perduto la possibilità di decidere, obbliga il governo ad allontanarsi dalle posizioni fondamentali assunte prima delle elezioni, anche per quanto riguarda la questione dei rifugiati, ed assegna nuovamente alla nazione il lavoro sporco di distinguere tra rifugiati e migranti e di deportare un gran numero di richiedenti asilo. A sua volta la Grecia sta cercando di trasferire la pressione del contrasto dei flussi alla Turchia.

Il governo sotto pressione sta cercando di mettere pressione alla solidarietà: si scontra con i solidali e inventa ridicole credenziali di validità per coloro che potrebbero aiutare i rifugiati. Ricordiamoci che è grazie ad una straordinaria solidarietà, una solidarietà senza precedenti dimostrata sia dalla popolazione locale colpita dalla crisi, sia dai solidali greci ed europei, che viene mantenuta una tale coesione sociale sulle isole. I doveri del governo non appartengono al governo!

Pretendiamo:

La fine immediata della persecuzione dei solidali

L’uscita di FRONTEX dalla Grecia

L’abbattimento della recinsione di Evros (5)

La costruzione di strutture d’accoglienza aperte ed adeguate

L’asilo politico per coloro che ne hanno diritto

La legalizzazione degli immigrati

Giù le mani dai solidali!

(1) Il centro di detenzione per migranti della polizia di Atene.

(2) Amygdaleza è il Centro di Detenzione più grande della Grecia, a una ventina di chilometri a nord del centro di Atene.

(3) I nuovi Centri d’Identificazione (fino ad ora a Lampedusa/Italia e in 3 isole greche – ne sono pianificati 5 in totale) dove con una procedura accelerata viene deciso se I. e. l’UE al rifugiato verrà concesso l’ asilo o il diritto di rimanere temporaneamente in Europa, o se verrà deportato.

(4) I. e. l’UE

(5) La recinsione al confine tra la Turchia e la Grecia, che impedisce ai rifugiati di attraversare il confine via terra.

Report da Chios

Il report (14.01.16) da Chios mostra come si sia particolarmente aggravata la situazione nell’ultima settimana:

– il dispiegamento di FRONTEX è iniziato senza alcuna informazione da parte del governo greco nei riguardi dei politici o della popolazione locale;

– ora FRONTEX è presente ovunque. I pattugliamenti sono eseguiti in maniera permanente nei luoghi dove approdano le barche di rifugiati. I poliziotti di FRONTEX vigilano insieme ai loro colleghi greci nelle auto della polizia greca;

– la guardia costiera – molto probabilmente per ordine di FRONTEX – non permette più alle barche da pesca, noleggiate dalle organizzazioni di soccorso, di lasciare il porto e aiutare i rifugiati sui gommoni a raggiungere la costa;

– la polizia greca, insieme alle guardie di FRONTEX, chiede i documenti d’identità a tutti gli assistenti sulle spiagge, con il pretesto di evitare la rapina dei migranti, il saccheggio delle barche o il furto dei motori fuoribordo;

– oggi (14.1.) alcuni ufficiali di dogana sono andati in un piccolo porto a controllare le scatole contenenti vestiti e altri oggetti, inviate dai cittadini alle organizzazioni e ai gruppi che provvedono al primo soccorso dei rifugiati in arrivo;

– il volontario spagnolo che ha scattato la foto alla barca olandese di FRONTEX nel porto ed è stato arrestato, probabilmente sarà accusato di spionaggio;

– i due volontari svizzeri che sono stati trovati con un po’ di fumo, sono stati condannati entrambi ad 8 mesi di prigione o a pagare una cauzione;

– sembra che la situazione sia peggiorata anche sulla costa turca. I guardacoste sono presenti nello stretto tra la Turchia e Chios, così che nessuna barca di rifugiati possa passare. Nonostante il clima di oggi (14.1.) fosse buono e il mare calmo, non è arrivata nessuna barca di rifugiati fino a tarda sera.

Post-scriptum

Aggiornamenti (17.1):

– Sono in corso i procedimenti preliminari contro tre pompieri spagnoli che hanno deciso di congedarsi dal lavoro per aiutare i rifugiati sull’Egeo e contro due danesi. L’ONG Danese aveva messo a disposizione un motoscafo a scopo di salvataggio, con a bordo i cinque, che hanno trainato un gommone di rifugiati sulla costa greca. Ora sono accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, che in Grecia è un reato molto grave. Il pubblico ministero li accusa perché una barca della Guardia Costiera si trovava non lontano da lì e pertanto, secondo quanto riportato, non c’era un bisogno immediato di soccorso.

– ieri (16.1.) sono stati portati davanti al giudice istruttore che – dopo quasi 12 ore passate ad esaminarli e ad ascoltare i testimoni, tra cui anche i deputati di Syriza – li ha rilasciati su cauzione di 5.000 € per ognuno e di 10.000 € per il danese a cui appartiene la barca.

– un’ altra barca con 17 rifugiati è affondata l’altro ieri notte nello stretto di Samo. Fino ad ora sono state trovate 6 persone morte;

– la prefettura del Dodecaneso ha deciso di controllare ogni azione delle ONG su tutte le isole a sud dell’Egeo, così come tutti i dottori, che dovranno dimostrare di essere dottori e possedere un certificato pertinente;

– il 31 Dicembre 2015, il governo di Syriza ha deciso che l’operazione dei centri di detenzione chiusi, sarà protratta sino alla fine del 2018.

Fonte: diktio

Traduzione di Daniela Galié per DINAMOpress.