La fine dell’egemonia statunitense sfocia in una dinamica di caos sistemico che sta liberando tutte le forze distruttive del pianeta. Chi pensa alla guerra che è tornata a divampare in Ucraina – con una intensità e dimensioni che sembrano prefigurare una portata inedita – come a un episodio drammatico che potrebbe presto rientrare, molto probabilmente si sbaglia di grosso. Quella che si è resa visibile a livello planetario è una situazione di guerra generalizzata, più o meno discontinua, che potrebbe rappresentare la fine di ogni aspirazione di emancipazione, e perfino delle piccole conquiste sociali e civili, in Europa. Il capitalismo si nutre di appropriazione delle risorse naturali, bolle finanziarie di tipo estrattivo: immobiliari, energetiche, di materie prime, di rari minerali, shock economici che ri-concentrano la ricchezza e liquidano la scarsa sostanza democratica che restava dei regimi liberali occidentali. Ma si alimenta anche di guerre degli (e tra gli) imperi scatenate con diversi pretesti e di nuovi dispositivi fascisti che trasformano il malessere psichico e sociale in volontà di morte. Guerra moderna e fascismo sono dinamiche inseparabili. A noi non resta che provare a ostacolare e sabotare con ogni mezzo e con forme il più possibile collettive, creative e molteplici qualsiasi intento bellico, tanto sul piano militare che su quello mediatico e informativo
di Raúl Sánchez Cedillo
Cinque giorni fa Vladimir Putin ricordava nel suo discorso per giustificare l’invasione dell’Ucraina la storia dell’idillio della Russia post-sovietica con l’Occidente capitalista e la NATO. L’amico Putin ha fatto il lavoro sporco di sterminio dell’islamismo in Cecenia e sul suolo russo, con metodi che le democrazie occidentali formali non potevano ancora permettersi. Putin ha stabilizzato un enorme Stato alla deriva con un gigantesco arsenale nucleare che era nelle mani di oligarchi che avrebbero fatto impallidire qualsiasi cattivo della saga 007. Nel frattempo, ricordava Putin, le promesse di integrazione della Russia nel sistema NATO venivano rinviate con un “domani, dopodomani”, nello stesso momento in cui il piano di estensione de facto della NATO avanzava fino ai confini russi. L’idillio si è concluso definitivamente con la sconfitta strategica del terrorismo salafita di Al Qaeda, e la dinamica di guerra è cominciata con il disastroso intervento congiunto dell’Unione Europea e della Nato nella crisi politica ucraina che diede luogo a Euromaidan alla fine del 2013.
La fine dell’egemonia statunitense ha finito per produrre, come prevedeva Giovanni Arrighi, una dinamica di caos sistemico in un interregno tra egemoni che sta scatenando tutte le forze distruttive del pianeta, sta facendo rivivere le narrazioni deliranti della guerra “delle razze”, della conquista e dell’oppressione coloniale, della violenza contro le donne e le minoranze di genere, dell’introduzione del terrore della guerra nel cuore dell’Europa. Il massacro nei Balcani fu liquidato come un triste episodio di ferocia regionale, estraneo alla nuova civilizzazione europea dei Fischer e dei D’Alema. Poi venne l’11 settembre e il colpo di stato statunitense che pose fine alla costruzione dell’impero come modalità di dominio capitalista planetario con la relativa eccezione della Cina.
Da allora il capitalismo sopravvive in movimenti circolari tra guerre imperialiste attuate con diversi pretesti, appropriazione delle risorse naturali, bolle finanziarie di tipo estrattivo: immobiliari, energetiche, di materie prime, di rari minerali, shock economici che ri-concentrano la ricchezza e liquidano la scarsa sostanza democratica che restava dei regimi liberali occidentali, mentre assistiamo a una sempre maggiore capitalizzazione del malessere psichico e sociale da parte di nuovi dispositivi fascisti che trasformano il malessere in volontà di morte.
Ogni guerra semina il fascismo, lo rafforza, lo accelera. Dal XX secolo, guerra moderna e fascismo sono dinamiche inseparabili. Parte della commedia macabra è la formazione di fazioni a sinistra a favore dell’uno o dell’altro dei contendenti. La guerra è la continuazione della politica capitalista con altri mezzi. E viceversa, sempre più la politica capitalista è la continuazione della guerra con altri mezzi. Ti fanno venire voglia di urlare: smettila di fare il pagliaccio scegliendo da che parte stare nel massacro.
Attenzione alla cosa essenziale che ci tocca: questa guerra cambia le regole del gioco nell’UE post-pandemia, eliminando ogni processo democratico che colpisca le élite capitaliste. Ancora una volta lo Zio Sam, Boris il Clown e l’Orso putinista hanno cospirato per porre fine alle ambiguità che i piani di ricostruzione dell’UE stavano determinando con il Green New Deal come terreno sicuramente fittizio, ma efficace in termini di rilegittimazione del potere di comando capitalista di fronte alla catastrofe climatica e alla devastazione prodotta dalla gestione capitalista della pandemia. Il “patto” con le forze del lavoro in termini di aumenti salariali, protezione sociale, lotta all’avvelenamento delle risorse naturali nelle città e in agricoltura è terminato. Così come il pur minimo rispetto degli impegni sulla de-carbonizzazione dell’economia della COP26 dello scorso novembre.
Ci sono molti Sì e molti No alla guerra che pensano che questo sarà un episodio breve, che una volta raggiunti i suoi obiettivi la Russia si ritirerà dall’Ucraina e tornerà alle precarie vie diplomatiche con impegni dilazionati. Si sbagliano. In questa guerra si creano i quadri del fascismo e del militarismo europeo e russo che sostituiranno le ambivalenze dell’estrema destra europea e russa con una clamorosa “decisione” mortifera in scenari che li favoriscono sempre più.
Questa guerra distrugge le fondamenta del Green New Deal europeo e le trasforma in un’economia di guerra capitalista dove il ricatto dell’estrattivismo energetico prende le redini della situazione, dopo la probabile fine del Nord Stream 2 e l’aumento dei prezzi dell’energia, che vanno a vantaggio delle oligarchie russe esportatrici e compensano l’effetto delle sanzioni, eliminando improvvisamente l’effetto degli aumenti salariali che hanno accompagnato la “ripartenza” post-pandemica in molte parti del mondo. Assestano un duro colpo al fratello più anziano e ricco tedesco nei suoi accordi di esportazione con Russia e Cina e lo subordinano nuovamente agli imperativi della NATO. L’UE vive su una montagna di debiti che oggi diventa debito di guerra, per la guerra, per il saccheggio estrattivista. Qualsiasi tregua è un recesso nel processo di destabilizzazione del governo e dello Stato russo, ora che sono tagliati ponti e non si fanno prigionieri nel conflitto tra oligarchi globali.
Non lasciamoci ingannare, perché sarebbe fatale: l’invasione dell’Ucraina garantisce una situazione di guerra generalizzata, pià o meno discontinua, e pertanto la fine di ogni aspirazione di emancipazione o perfino delle piccole conquiste sociali e civili in Europa, mentre lo spettro politico si sposta ai limiti dell’estrema destra, in un feedback terrorifico.
La risposta di quelli di noi che siamo carne da cannone in questa dinamica non può tardare ad arrivare, ed è il multiforme sabotaggio di massa di qualsiasi sforzo bellico, tanto militare come informativo. È disobbedienza civile contro la mobilitazione totale delle popolazioni e delle risorse pubbliche per la guerra. Una risposta che sarà anche prolungata e che, parlando di Hispania, deve essere il cuore dei progetti politici che emergono in questa fase post-Podemos, ma che non può che essere un progetto europeo che si sforza anche di entrare in una stretta connessione con le sorelle e i fratelli del mondo slavo.
Questa guerra deve essere l’innesco per la fondazione di una nuova Transnazionale contro la guerra e il fascismo in tutto il pianeta, e quindi contro un capitalismo planetario che accelera il suo processo di distruzione della vita su più fronti, dalla guerra imperialista diretta al degrado catastrofico della biosfera. Dobbiamo guardare in faccia l’orrore, prepararci e fare in modo che nessun altro soccomba alla fascinazione fascista per la guerra e la vendetta e cospirare per una guerra prolungata contro la guerra e il fascismo capitalisti. Questa volta il realismo è rivoluzionario, perché il cervello capitalista è irreversibilmente putrefatto dal fascismo e dalla guerra. È la sola politica realistica possibile che può impedire che il XXI secolo ci faccia rimpiangere gli orrori e l’insopportabile sporcizia del secolo scorso.
Fonte originale: El Salto
Traduzione per Comune-info: Marco Calabria