Guida a cura dell’associazione per la prevenzione della tortura
Le persone Lgbti sono state storicamente soggette a discriminazione, abuso e violenza istituzionale in tutte le regioni del mondo. I modelli discriminatori e di abuso sono amplificati in contesti di detenzione, rendendo le persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali ( Lgbti) che sono private della loro libertà, particolarmente esposte a rischi di maltrattamenti e persino di torture. Per questo motivo l’Associazione per la prevenzione della tortura ( Apt) ha pubblicato la Guida al monitoraggio dei luoghi di privazione della libertà con uno sguardo specifico sulla tutela di queste persone. Alla sua realizzazione ha contribuito anche il nostro Garante nazionale delle persone private della libertà.
«Questa guida – elaborata dall’Associazione per la prevenzione della tortura con grande attenzione allo stato attuale della legislazione internazionale sui diritti umani, le migliori pratiche nel campo della prevenzione della tortura – fornirà una comprensione dei fattori di rischio e degli atti, dei modelli e delle manifestazioni estreme di tortura e maltrattamenti nei confronti delle persone Lgbti, ed è un progetto inestimabile per chiunque voglia comprendere», così si legge nella prefazione di Victor Madrigal- Borloz, esperto indipendente delle Nazioni Unite sull’orientamento sessuale e l’identità di genere.
Nella guida si sottolinea il fatto che laddove i dati sono disponibili, viene rivelato che le persone Lgbti private della libertà hanno maggiori probabilità di essere sottoposte a degli abusi, compreso lo stupro. Si fa presente che i dati sono scarsi e quelli che arrivano è grazie alla disponibilità dei garanti nazionali. Tra i vari contributi c’è, appunto, anche quello relativo all’Italia e precisamente il Rapporto sulla visita effettuata il 17 maggio del 2016 alla Casa circondariale di Gorizia che aveva evidenziato la situazione relativa ai gay e trans detenuti.
La visita è stata motivata ‘ da circostanze specifiche’ in seguito all’apertura di una sezione speciale per i detenuti gay nel settembre 2015. La sezione è stata equipaggiata per ospitare fino a 17 detenuti provenienti da varie prigioni della regione. Nel suo rapporto, il Garante era critico di quella sezione per varie ragioni. Pur riconoscendo che le autorità si erano consultate con le Ong che si occupano di questioni Lgbti per l’apertura di questa sezione speciale, il Garante aveva espresso preoccupazione per il rischio di un ulteriore isolamento e stigmatizzazione dei detenuti gay che erano tenuti in un ‘ mondo a parte’. Il Garante era molto critico nei confronti del fatto che un detenuto era rimasto in una situazione d’isolamento di fatto per due mesi e mezzo. Nel suo rapporto, il Garante aveva quindi raccomandato l’impegno di una revisione della politica che ha portato alla creazione di tale sezione, con l’obiettivo di fornire pari trattamento e condizioni per tutti i detenuti, e ha suggerito l’istituzione di un gruppo di lavoro a identificare le vie da seguire. Di conseguenza, il ministero della Giustizia ha deciso di chiudere la sezione speciale per assegnare i detenuti gay ad altre prigioni della regione. Il rapporto aveva contribuito a dare visibilità al problema ed era stato rilanciato da alcune Ong e media.