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I parenti delle vittime dei pestaggi: «No alla legge bavaglio»

Ilaria Cucchi, sorella del ragazzo morto di botte in carcere. Lucia Uva, sorella di Giuseppe, fermato dai carabinieri e mai più tornato a casa. Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi, Domenica Ferulli, la figlia di Michele che ha avuto un infarto durante le più che brusche procedure d’arresto. Da oggi anche loro saranno davanti alla Camera a protestare, con le gigantografie delle foto dei loro congiunti, contro la legge bavaglio all’avvio dell’iter parlamentare. E chiamano a partecipare ogni vittima delle forze dell’ordine e della malagiustizia. Una forma di solidarietà per la magistratura e per la stampa sebbene nelle rispettive vicende processuali, l’una e l’altra si sono dimostrate alleate difficili per la verità e la giustizia.
L’appello è partito dal blog dei genitori di Federico Aldrovandi, lo stesso da cui partì la denuncia che sventò un’archiviazione al termine di due mesi di silenzio stampa o di banalizzazioni della vicenda al capitolo droghe. Quel blog non è stato mai chiuso e funziona da punto di riferimento per chiunque abbia subito un’ingiustizia da parte delle forze dell’ordine. «Le intercettazioni sono un problema dei potenti non della gente perbene», si legge nell’appello: «Questa giustizia ignora in modo imbarazzante i diritti delle vittime dei reati e li calpesta. Questa giustizia processa più facilmente le vittime e i familiari di stato piuttosto che i loro carnefici. Siamo stanche di sentirci dire che la Legge è uguale per tutti quando non è assolutamente vero. Siamo stanche di sentir parlare di riforma della giustizia e di processi brevi processi lunghi legge bavaglio e questa legge sulle intercettazioni…
Di giustizia si muore e i processi sono insostenibili tanto per le vittime del reato quanto per imputati non in possesso di risorse adeguate. Noi chiediamo a tutte le vittime dei reati di Stato, o comunque di Potere, alle vittime della giustizia italiana, di protestare con noi perché le intercettazioni vengano salvaguardate, le leggi bavaglio cassate, e i politici si occupino dei problemi di giustizia della gente e non dei loro personali (…) Vogliamo pubblici ministeri affamati di verità. Vogliamo giudici sereni, imparziali ma anche custodi del rispetto dell’immenso dolore dei familiari delle vittime. Insomma vogliamo i giudici e i pubblici ministeri del processo Aldrovandi anche per gli altri. Vogliamo che i parlamentari facciano gli straordinari per approvare la legge sulla tortura visto che l’Italia è l’unico Paese che si è rifiutato di farla nonostante l’articolo 13 della Costituzione che lo impone, e non per cancellare o nascondere le intercettazioni che mettono in imbarazzo buona parte dei loro colleghi. (…) Noi saremo davanti a Montecitorio quando inizierà la discussione di questa ennesima vergognosa legge ad personam in materia di giustizia.
Checchino Antonini