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I santi in paradiso di CasaPound

Figlio d’arte (suo padre, Umberto, ex segretario generale della Farnesina, è il diplomatico più potente d’Italia), Mario Vattani era fino a ieri console in Giappone, amico di Alemanno e consorte, cantante in un gruppo “fascio-rock” vicino a CasaPound.
Chissà se domani tutti faranno finta di non conoscerlo. Per ora è stato deferito alla Commissione di disciplina del Ministero degli esteri. L’inizio della sua “fine” è segnato da un articolo comparso ieri su l’Unità, che ha spinto il ministro Terzi a rimuovere di corsa il console italiano a Osaka. Che è anche leader del gruppo fasciorock «Sotto fascia semplice», noto negli ambienti neofascisti vicini a Casapound con il nome di Katanga. Un personaggino adattissimo a rappresentare l’Italia nel paese in cui ha trovato prima rifugio e poi fortuna uno come Delfo Zorzi, identificato dal giudice Guido Salvini come il bomber di piazza Fontana. Oggi miliardario nipponizzato sotto il nome di fantasia di Hagen Roy. Poi uno si chiede come mai l’Italia minaccia sfracelli contro il Brasile per quel fesso di Cesare Battisti, mentre non ha mai fatto un grammo di pressione sul Giappone per riavere indeitro uno come lui.
Durante un’esibizione con il gruppo, lo scorso maggio a Roma, per un raduno organizzato da Casapound, Vattani è stato immortalato in alcuni video mentre duetta con Gianluca Iannone, leader degli Zeta Zero Alfa nonché del gruppo neoznazi cui Walter Veltroni, in ansia buonista bipartisan, concesse il più lussuoso – finora – degli spazi pubblici disponibile a Roma. A due passi dalla stazione Termini, Santa Maria Maggiore e Piazza Vittorio. I filmati su youtube mostrano il “diplomatico” mentre blatera versi contro pacifisti davanti a un pubblico che tende le braccia per il saluto romano. “Pezzi” nostalgici di Salò e della «bandiera nera» («Io so che tra cinque anni / a primavera alzerò la bandie,ra nera»).
Ma come raccontano ora tutti i prinicpali quotidiani italiani Mario Vattani, 45 anni, è stato per tre anni – dal 2008 al 2011 – anche consigliere diplomatico di Ganni Alemanno Alemanno; prima ancora era stato con lui al Ministero dell’Agricoltura, quando tra i “consiglieri” c’era anche Peppe Dimitri, membro storico dei Nar di Gusva Fioravati & friends. Roba che, quando si venne a sapere, girava questa battuta: “Peppe all’agricoltura? ma se le uniche piantine che ha visto in vita sua erano quelle delle banche…”.
A luglio però è finito in Giappone, dove è stato promosso console generale d’Italia, a Osaka. In gioventù, sfortunatissimo, era finito nell’occhio del ciclone mediatico insieme all’amico Stefano Andrini – nominato amministratore delegato dell’Ama da Gianni Alemanno, nonostante l’assenza nel suo curriculum di competenze in materia di rifiuti – e ad altri militanti dell’estrema destra. Avevano pestato a sandue due ragazzi di sinistra davanti al cinema Capranica. Fu prosciolto dalle accuse, e nessuno osò credere che fosse avvenuto solo per le sue entrature familiari (così simili, in fondo, a quelle di Alessandro Alibrandi, altro Nar rimasto ucciso in un conflitto a fuoco con la polizia, figlio di un magistrato molto famoso come fedelissmo di Andreotti.
Intraprende quindi senza alcuna macchia giudiziaria la carriera diplomatica, e per due volte ricopre la carica di consigliere per le relazioni internazionali di Gianni Alemanno (guarda caso, sempre con il sindaco con la celtica al collo: prima al ministero dell’Agricoltura e poi al Campidoglio.
Durissima la presa di posizione dell’Anpi nazionale. «Le ridicole nere esibizioni notturne di Mario Vattani, console italiano in Giappone, non possono non preoccuparci in quanto rivelatrici di un clima di nostalgismo fascista che è penetrato fin dentro le istituzioni», scrive Carlo Smuraglia, presidente nazionale dell’Associazione partigiani Anpi.