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Il 41bis è tortura bisogna abrogarlo

A volte ci vuole un giudice americano o un articolo reportage su El Pais International per accendere i riflettori sul 41 bis. Una norma dell’ordinamento penitenziario prevista per coloro che hanno procedimenti o condanne per reati di mafia o terrorismo istituita nel 1992. Il 41 bis è applicato attualmente a 560 detenuti e a 5 detenute, in Italia ci sono 13 carceri dove vige questo regime. Di che si tratta: di norme che prevedono un colloquio solo al mese con i parenti più stretti e con il vetro, detenzione in celle piccole e singole, due ore di aria al giorno ed in non più di cinque persone, impossibilità a cucinarsi in cella, censura forte sulla corrispondenza, impossibilità di usufruire di colloqui telefonici, non avere più di tre libri in cella, impossibilità di frequentare qualsiasi corso nelle carceri. E’ nei fatti una norma che ratifica l’isolamento, oltremodo c’è una fascia di detenuti e detenute considerati “più pericolosi” ai quali viene applicato in aree chiamate riservate proprio l’isolamento totale che può durare anni, c’è chi da sette otto anni vive in queste condizioni, esiste quindi un 41 bis nel 41 bis, non legiferato ma applicato.Credo che l’isolamento prolungato sia una forma di tortura, pertanto solo questo sarebbe sufficiente per iniziare una battaglia per l’abrogazione di questo articolo, è veramente strano che poche persone alzino la voce contro questa pratica, molti fanno finta di non sapere, altri addirittura lo condividono purtroppo anche a sinistra, la frase ricorrente e che giustifica questo trattamento è la gravità dei reati commessi da chi vi è sottoposto. Abrogare il 41 bis sarebbe un segnale di civiltà giuridica e anche proprio di civiltà in senso stretto, i retagi di una cultura della vendetta, di una cultura afflittiva della pena purtroppo sono ancora forti.Non solo la destra, ma anche la sinistra è piena di storia dove la cultura garantista viene affossata.La corte europea per la difesa dei diritti umani di Strasburgo ha censurato ripetutamente il 41 bis che viola questi diritti nell’art.6, sulla possibilità di una giusta difesa, in quanto c’è l’obbligatorietà per chi è sottoposto al 41 bis di assistere e partecipare al dibattimento solo in video conferenza, che nei fatti limita la possibilità di una corretta difesa, ed il 41 bis è in contrasto anche con l’art.8 che sostiene anche per chi è detenuto il corretto rapporto con la famiglia, il colloquio con i vetri anche con i figli piccoli ne è l’antitesi.La sinistra dovrebbe essere in grado di dire altro rispetto al carcere, alla pena, al diritto, dovrebbe sperimentare nuove vie, nuove culture anche rispetto a questi terreni. Indulto, amnistia, abolizione dell’ergastolo, abolizione del 41 bis sono tutti tasselli fondamentali, per creare una cultura e una prassi altra, una cultura di libertà che dia anche un segnale di rispetto del diritto. “La civiltà di una nazione si vede dallo stato delle proprie carceri”, affermazione veritiera e la durezza delle condizioni di vita nelle carceri non è un bel segnale.
Giulio Petrilli Gruppo di lavoro naz. carceri Prc-Se