Il ddl sicurezza torna alla camera. “c’è più tempo per mobilitarsi”
- marzo 27, 2025
- in lotte sociali
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Il ddl sicurezza senza copertura finanziaria va in terza lettura alla Camera dei deputati. La ragioneria dello Stato chiede di emendare le norme assicurate finanziariamente solo per il 2024.
di Eleonora Martini da il manifesto
Le Commissioni Giustizia e Affari Costituzionali del Senato hanno approvato le cinque modifiche proposte dalla Commssione Bilancio al cosiddetto DDL Sicurezza, recependo la relazione della Ragioneria Generale dello Stato. Dato il mandato ai relatori a riferire in Aula.
«Oggi abbiamo la certezza che il provvedimento deve tornare in terza lettura alla Camera», conferma ai cronisti il meloniano Marco Lisei che insieme alla senatrice leghista Erika Stefani è relatore del ddl Sicurezza anche in Aula al Senato. Il problema è “tecnico”: c’è un errore di date sulle coperture finanziarie evidenziato ieri in commissione Bilancio. Perciò per il momento la politica deve attendere.
I DUE AZIONISTI di governo, infatti, la pensano diversamente, in merito: la Lega farebbe volentieri a meno perfino di un veloce pit stop e manderebbe il disegno di legge dritto sulla gazzetta ufficiale, se potesse. Al contrario, Fd’I si preoccupa anche di non scivolare in uno sgarbo istituzionale con il Quirinale che finora ha usato la sua moral suasion affinché siano modificate almeno le norme più a rischio di incostituzionalità (madri detenute e divieto di vendita delle Sim per i migranti). Ma ieri, in commissione Bilancio, la Ragioneria generale dello Stato ha sottolineato uno svarione che proprio non si può trascurare: in sei articoli diversi del testo le coperture finanziarie erano state previste fino al 2024. Troppo ottimismo, da parte dei ministri Nordio, Piantedosi e Crosetto che hanno depositato il ddl alla Camera nel gennaio 2024 e speravano di concludere l’iter di approvazione entro l’anno.
Così ieri, la commissione Bilancio ha dato parere positivo al testo a patto di accogliere le sei modifiche richieste dalla Ragioniera generale dello Stato Daria Perrotta sul ddl, per il riallineamento delle coperture finanziarie, relativamente agli articoli 5 (benefici per i superstiti delle vittime della criminalità organizzata), 17 (assunzioni di polizia locale in Sicilia), 21 (body cam per la polizia), 22 e 23 (tutela legale di militari, agenti e vigili del fuoco), e 36 (apprendistato in carcere). Successivamente, con una votazione, le commissioni competenti Giustizia e Affari sociali in seduta congiunta hanno recepito l’emendamento, e così in Aula al Senato arriverà il testo corretto. A questo punto probabilmente nella seconda settimana di aprile, prima di tornare alla Camera.
IL CAPOGRUPPO DI FI Maurizio Gasparri parla di «ritocchi tecnici», mentre Lisei spiega che per il partito della premier ci potrebbe essere anche qualche altra modifica (anche se non è detto che potrebbero arrivare successivamente in un decreto legge, unitamente alle norme per trasformare in Cpr le strutture per il rimpatrio di migranti di Gjader in Albania): «Noi siamo aperti a un provvedimento fatto bene che non abbia problematiche successive, se sono necessarie si fanno, ma vogliamo che sia il più perfetto possibile e nel minor tempo possibile». Contingentando i tempi in aula al Senato e con le procedure della terza lettura alla Camera, «l’importante – afferma Lisei – è che vada in Gazzetta nel minor tempo possibile».
VICEVERSA PER la Lega «bisogna accelerare e non frenare – incita il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni – il governo non ha assolutamente intenzione di frenare ma di accelerare, perché lo ritiene un ddl fondamentale dell’agenda politica». E per la relatrice Stefani il provvedimento è uno «strumento per rispettare la legalità, combattere il degrado e la violenza nelle stazioni, le truffe agli anziani, le occupazioni abusive, gli attacchi alle Forze dell’ordine».
Le opposizioni invece esultano per lo stop al «Ddl paura» e incassano la vittoria della «determinazione del Pd e delle altre forze di opposizione che hanno messo in luce le contraddizioni e i limiti del testo», come afferma il dem Andrea Giorgis. Mentre il capogruppo di Avs Peppe De Cristofaro affonda il dito nella piaga: «Quello del governo non è stato un errore di battitura ma di arroganza. Non hanno sbagliato a scrivere l’anno. Erano certi di chiudere entro il 2024, si sono trovati davanti il muro delle opposizioni e questo errore è la conseguenza della loro arroganza».
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