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Il Decreto Sicurezza è una minaccia per tutti: fermiamoli!

Ce lo aspettavamo ed è successo. Dopo circa tre anni dalla prima proposta di legge a firma Ingrid Bisa, deputata leghista, per divenire poi Disegno di Legge dell’attuale governo promosso da Crosetto, Piantedosi e Nordio, il DDL sicurezza sta per approdare al Consiglio dei Ministri nella forma di un Decreto Legge. Quest’ultimo serve sia ad accelerare i tempi che ad aggirare le cosiddette criticità emerse nell’iter procedurale prima alla Camera e poi al Senato.

di Paolo Di Vetta da Contropiano

Con il Decreto, da convertire in legge entro 60 giorni ma già immediatamente operativo, si superano acrobaticamente i paletti leggeri ma fastidiosi emersi dall’interlocuzione con il Quirinale e nel dibattito interno alla maggioranza in merito ad alcuni punti quali la criminalizzazione della resistenza passiva come condotta da integrare nella nuova fattispecie di reato di rivolta carceraria, la carcerazione delle donne con figli minori di un anno e il divieto per chi non abbia un permesso di soggiorno di acquistare una sim card.

Si ricompongono i contrasti interni e si consente a tutte le forze politiche di rivendicare un ruolo importante nel definirne e limarne i contenuti. Nella sostanza, lo strumento che sta per essere varato mantiene tutto il suo portato intimidatorio nei confronti del dissenso sociale, aggressivo contro le pratiche di azione diretta e di riappropriazione e assolutorio verso comportamenti violenti delle forze dell’ordine.

Il “DL stralcio”, come viene chiamato dal Governo che con decisione lo sta assumendo, dimostra di avere inesistente considerazione delle mobilitazioni diffuse fin qui messe in campo e anche delle prese d parola qualificate arrivate da soggetti come l’Unione delle Camere Penali sia in chiave di costituzionalità delle norme che dell’effettiva necessità di un provvedimento che inasprisce pene e inventa fattispecie di reato opinabili.

Proprio la Giunta delle Camere Penali, vale la pena di ricordarlo, ha promosso dal 4 al 6 novembre dello scorso anno una giornata di astensione dalle aule di Tribunale dopo l’audizione alle Commissione giunte del Senato per esprimere dissenso nei confronti del “rapporto intimidatorio” che il testo instaura tra la cittadinanza e lo Stato attraverso il DL come modalità normale (e normata) di gestione delle controversie sociali, anziché mantenerla come ultima ratio.

Attendevamo dunque l’arrivo al Senato per far sentire nuovamente la nostra voce, confidando forse eccessivamente in un ritorno in aula alla Camera in terza lettura; invece saranno proprio le lotte quotidiane a misurarsi subito con un Decreto immediatamente esecutivo.

Quelle lotte messe in evidenza dal Disegno di Legge e considerate eversive al punto tale da portare pene già esistenti per un’occupazione senza titolo o per un picchetto solidale fino a sette anni di detenzione, in un momento in cui da più parti si individua la crisi abitativa come un tema sul quale bisogna intervenire con urgenza.

Ora la Lega potrà intestarsi la svolta securitaria, mentre Forza Italia potrà dire che la sua funzione moderata ha espunto le parti più discusse, con la premier ben contenta di avere un provvedimento utile per colpire con forza, se necessario, chi si mette di traverso, nel senso letterale del termine.

Questo è un messaggio chiaro verso i lavoratori e le lavoratrici (si pensi al comparto della logistica) e chi si oppone a grandi eventi, cementificazioni e devastazione dei territori. È un atto intimidatorio nei confronti delle persone migranti e detenute, ulteriormente criminalizzate e danneggiate da questo DL.

L’eccezionalità permanente incistata nelle zone rosse e in dispositivi come il modello Caivano sono poi solo l’anticamera di un’idea di controllo sociale avanzato che, con il DL in approvazione, si avvarrà di nuove armi e strumenti di sorveglianza da usare indiscriminatamente contro quei settori sociali più colpiti dalla crisi e disponibili ad organizzarsi insieme per liberarsi dal disagio e affermare diritti sempre più messi in discussione, con buona pace di chi si scandalizzava degli atti di spionaggio emersi in questi mesi specialmente nei confronti di chi difende i diritti delle persone migranti.

Riteniamo, inoltre, che questo sia anche un tentativo di stroncare la crescita di un movimento importante contro le politiche di riarmo europee e il sostegno indefesso che questo Governo ha loro dedicato nonostante qualche proclama bellicoso da parte di questo o quell’alleato nel governo a seconda della convenienza.

Approvare il DL ora, in questa modalità che tradisce urgenza, ha dunque una precisa funzione deterrente verso le possibili mobilitazioni e di tutela, al limite della completa libertà di azione, per le forze di polizia e di altre armi impegnate nella gestione dell’ordine pubblico.

Tanto è che, a corredo di questo già pessimo provvedimento che rafforza la tutela legale e le possibilità di porto di armi per le persone appartenenti alle forze dell’ordine, il Governo si appresta a varare per decreto un filtro legale che assicura la non-imputazione automatica, lo stop alla sospensione dal lavoro e alla riconsegna dell’arma, nonché il mantenimento dello stipendio fino a condanna definitiva per quegli esponenti delle FdO che commettano violenze nell’esercizio delle proprie funzioni.

Di fronte a tutto questo diciamo chiaramente che non si arretra e che saranno le strade di questo paese, i posti di lavoro, le scuole e le università, i palazzi e le case occupate per necessità, a fare la differenza e a fare passare un messaggio già chiaro a tantissime persone, ossia che il DL Sicurezza vuole arrestare anche te. Ci vediamo in città per fermarli!

Sicurezza, il governo forza la mano: un decreto al posto del disegno di legge

 

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