Da giovedì entrerà in vigore la legge 199\2010, impropriamente soprannominata come “svuotacarceri” che permetterà ai detenuti ai quali mancano pochi mesi al fine pena (fino a 12 mesi) di usufruire degli arresti domiciliari. Dati alla mano sono circa 9600 i detenuti che potrebbero beneficiare dei domiciliari, a fronte di una popolazione carceraria che a fine anno sforerebbe il record storico di 70 mila unità, a fronte di una capienza massima non superiore ai 44 mila posti.
Ma non lasciamoci ingannare da questo provvedimento che varrà fino al 2013, data in cui dovrebbero essere pronte nuove carceri, nuovo business di ferro e cemento sottratto tra l’altro ad ogni controllo democratico, e spesso oggetto di scambio tra le istituzioni ed interessi in teoria assai distanti da esse. Nella realtà, e fuori dalla propaganda governativa, moltissimi tra i detenuti che rientrano nelle categorie idonee per tale provvedimento, non potranno in pratica beneficiare di esso perché privi di residenza, e non potranno nemmeno passare questo anno nelle strutture di assistenza ed accoglienza che sono già al collasso, colpite dai tagli del governo nazionale e dai tagli regionali. Quanti saranno allora i detenuti immigrati o tossicodipendenti che pur avendo la possibilità della misura alternativa al carcere non avranno famiglia o struttura per riceverli? Il provvedimento non si applica poi ai cosiddetti delinquenti abituali, alla reiterazione di piccoli reati (legati alla detenzione e al piccolo spaccio, o al mancato rispetto delle normative in fatto di immigrazione clandestina e non ottemperanza all’ordine di lasciare l’Italia); le misure alternative alla detenzione non valgono neppure per i reati inscirtti nell’art.4 bis dell’ordinamento penitenziario (vedi i reati associativi e di natura politico ideologica, ai quali viene chiesta in cambio, secondo una logica mercantilistica, la collaborazione con lo Stato). Basta poi un semplice parere negativo del magistrato di sorveglianza, per non concedere la misura alternativa al carcere. Insomma, manca un percorso serio e credibile di reinserimento dei detenuti nel tessuto civile e sociale, non ci sono i soldi per i centri di accoglienza e di recupero e il governo ha, in modo assolutamente irresponsabile e criminogeno, tagliato i fondi destinati agli sgravi fiscali per la occupazione e la assunzione di ex detenuti (col che risulta assai complesso a chi rientra nei giusti termini, poter usufruire delle misure previste, come l’art.21 ovvero il lavoro esterno al carcere che potrebbe invece essere ampliato come strumento di reinserimento e di alleggerimento).
Insomma, la nostra classe politica, e neppure la cd opposizione pare differenziarsi in questo, è come imbrigliata nelle maglie e nelle gabbie che essa stessa ha costruito: questo uniforme giustizialismo e sicuritarismo che pervade la nostra società e di cui le leggi vergogna sull’immigrazione, sul possesso di sostanze psicotrope anche leggere, il concetto che ogni emergenza e dialettica sociale vada affrontata con la forza della repressione e del carcere, rappresentano ciò da cui smarcarsi per costruire un progetto di cambiamento e di alternativa all’attuale stato di cose.
Più che ridare immagine al Ministro Alfano, per evitare che qualche galera scoppi ed esploda una protesta ingestibile entro gli istituti di pena italiani, questa legge lascia insoluti tutti i problemi e non affronta le cause del sovraffollamento, frutto non di un aumento della cd criminalità, ma soprattutto frutto di leggi, insensate e perverse, partorite da una classe politica fautrice e ormai schiava di un assurdo securitarismo. Zone del silenzio, anche per queste ragioni organizzerà una iniziativa davanti al carcere don Bosco nella giornata di Sabato mattina, perché il periodo Natalizio in carcere non è un giorno di festa ma di privazione degli affetti, dei diritti e della stessa dignità umana; il carcere è un luogo di sofferenza e di illegalità di Stato, una terra di nessuno dove regna la rabbia, la disperazione, l’abbandono dei detenuti e degli stessi operatori dentro questa gigantesca discarica sociale.
zonedelsilenzio
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