Menu

Il dramma curdo: sotto assedio ad Aleppo, senza cibo né acqua

Combattenti delle Ypj caricate su camion e rapite dai jihadisti. I campi sfollati delle offensive precedenti si svuotano. E i quartieri curdi di Aleppo finiscono circondati dai jihadisti

di Tiziano Saccucci da il manifesto

Dopo la ritirata dell’Esercito arabo siriano dalla regione di Aleppo, le Forze della Siria Democratica (Sdf) hanno inviato ingenti rinforzi nei quartieri Ashrafieh e Sheikh Maqsoud della città, parte dell’Amministrazione autonoma democratica della Siria del nord est (Daanes), seppur geograficamente divisi dal resto del territorio autonomo.

«La situazione si fa sempre più cupa. I bisogni primari come l’acqua, l’elettricità e il pane si stanno esaurendo. Siamo sotto assedio. Sembra che le milizie usino un approccio indiretto per farci arrendere. Per noi, però, la resa non è un’opzione», ha dichiarato Menan Cehfer, un residente di Sheikh Maqsoud al Rojava Information Center.

«Qualunque cosa accada, la nostra priorità nazionale e morale rimane la difesa del nostro popolo e delle nostre regioni. Pertanto, interverremo se necessario», aveva dichiarato il portavoce delle Sdf Farhad Shami ancor prima che gli scontri raggiungessero le porte di Aleppo.

SEBBENE nelle prime dichiarazioni la Daanes avesse affermato di non voler entrare nel conflitto, lanciando un appello alla de-escalation, ad allertare le Sdf è stata la mobilitazione dell’Esercito nazionale siriano (Sna), struttura ombrello delle milizie jihadiste riunite dalla Turchia per le invasioni di Afrin nel 2018 e Serekaniye nel 2019.

In uno dei video pubblicati sui social per celebrare l’avanzata verso Aleppo, compare Abu Hatem Shaqra, comandante della fazione Ahrar al-Sharqiya dell’Sna e autore materiale dell’assassinio di Hevrin Khalef, politica curda e segretaria del Syrian Future Party uccisa insieme a due collaboratori nel 2019. Mentre i qaedisti di Ha’yat Tahrir al-Sham (Hts) hanno preferito concentrarsi sull’avanzata verso Hama, limitandosi ad accerchiare Ashrafieh e Sheikh Maqsoud, l’Sna ha annunciato una mobilitazione generale contro Tall Rifaat e la regione di Shebah, enclave della Daanes schiacciata dal 2018 tra le forze di Damasco a sud e l’Sna a nord, abitata principalmente da sfollati curdi evacuati da Afrin durante la caduta della città nel 2018.

Da allora l’area è stata costantemente sotto il fuoco dell’artiglieria turca e al centro delle minacce di invasione del governo di Erdogan. L’esistenza di Shebah, difesa dalle Hêzên Rizgariya Efrînê, Forze di Liberazione di Afrin (Hre), è infatti l’ultimo ostacolo all’annessione definitiva di Afrin, città teatro di sistematiche violazioni dei diritti umani e di un progetto di sostituzione etnica denunciato da molte organizzazioni indipendenti come Human Rights Watch.

COME SI TEMEVA, in seguito alla ritirata delle forze di Bashar Assad, domenica l’Sna ha accerchiato completamente l’enclave curda e ha lanciato un’offensiva su larga scala. In risposta, le Sdf hanno annunciato una mobilitazione generale per resistere. Nei video pubblicati dagli stessi miliziani si ripropongono le terribili immagini delle invasioni di Afrin e Serekaniye, con combattenti delle unità delle donne Ypj ferite, trascinate per strada e caricate a forza su camion tra le urla dei miliziani.

Seppure le Hre nelle prime ore fossero riuscite a respingere gli assalti, smentendo in più occasioni la caduta della città, il completo accerchiamento e la presenza di numerosi campi profughi nella regione ha convinto le Sdf ad aprire un corridoio umanitario per l’evacuazione.

«Ci sono 20mila veicoli che trasportano sfollati di Afrin ancora bloccati a Shebah, intorno al villaggio di Fafin, 15 km a nord di Aleppo. Auto, trattori, camion, moto e persone che camminano trasportando qualsiasi cosa utile sulla strada per il nord est. Rumori di spari tutto intorno a noi. Abbiamo paura di un enorme massacro. Il nostro destino è nelle mani di Dio – ci racconta Hassan, operatore di Sos Afrin Charity – Il segnale internet è molto debole, 200mila curdi sono in attesa di essere evacuati nel nord est della Siria ma, poiché l’Sna sostenuto dai turchi ha bloccato la strada per Manbij e Raqqa, non è possibile senza un accordo con la Turchia, che invece vuole distruggere questi sfollati», conclude Hassan appena prima che il collegamento cada.

Il comandante generale delle Sdf Mazloum Abdi ha confermato lunedì che il corridoio umanitario aperto per garantire l’evacuazione dei civili di Tall Rifaat e Shebah è stato spezzato dagli attacchi dell’Sna. Nonostante la caparbietà degli abitanti di Sheikh Maqsoud, già sopravvissuti al primo assedio di Aleppo quasi dieci anni fa, la condizione di totale accerchiamento potrebbe portare la Daanes a considerare l’evacuazione anche della storica roccaforte curda a ovest dell’Eufrate, per evitare le probabili ingenti vittime civili.

 

 

 

Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi sostenerci donando il tuo 5×1000 

News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp