Il Governo Monti e l’industrializzazione delle carceri
- gennaio 25, 2012
- in carcere, riflessioni
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“La prigione è una fabbrica che trasforma gli uomini in animali”. Edward Bunker
Qualche mese fa, in un discorso davanti agli indignados americani, Roberto Saviano esordì dicendo che loro si dovevano preoccupare del nostro Paese perché un giorno potrebbe diventare lo specchio della loro società.
Personalmente non ho mai compreso quella frase (o forse sì, avendo compreso la sua visione di società che io non condivido) perché a mio parere è decisamente l’esatto contrario. A breve il Governo Monti metterà al voto il pacchetto “liberalizzazioni”, ed io personalmente non mi augureri mai che passasse.
Spero che qualche poltico, intellettuale o economista non di corrente liberista, ci metterà in guardia sul disastro che provocheranno queste liberalizzazioni. Ma c’è una norma alla quale io tengo particolarmente e in questo articolo cercherò di farne capire la gravità di fondo. Una “piccola” normativa che rispecchia una delle peggiori aberrazioni del Sistema Statunitense: la privatizzazione di fatto per la costruzione di un carcere in Italia.
Se si ha la pazienza e voglia di leggere il documento sulle norme generali delle liberalizzazioni , capirete che c’è da preoccuparsi seriamente. Riporto i passaggi fondamentali: “al concessionario [delle carceri] è riconosciuta, a titolo di prezzo, una tariffa per la gestione dell’infrastruttura e per i servizi connessi, ad esclusione della custodia” e che “il concessionario nella propria offerta deve prevedere che le fondazioni di origine bancaria contribuiscano alla realizzazione delle infrastrutture […] con il finanziamento di almeno il 20 per cento del costo di investimento”
Bisoga partire dal presupposto che le prigioni sono un cancro nel cuore della nostra democrazia e che queste norme essa cessa di essere tale. Il sistema penitenziario italiano non rispetta la Costituzione, non garantisce il reinserimento dei detenuti nella Società, molto spesso li uccide; e a differenza di quello che si pensa e che si dice (Travaglio e altri legalitari purtroppo continuano a disinformare su Il Fatto Quotidiano), si finisce dentro con molta frequenza e soprattutto ancor prima di essere giudicati.
Ma con questa manovra, il carcere non sarà solo tutto questo ma si appresterà ad essere una vasta ed intricata rete di interessi: un “complesso carcerario-industriale”. Ometto il legame tra povertà e carcerazione, ma per avere informazioni in tal senso andate a leggere questo interessante articolo di un blog dove vengono riportate anche le mappe.
Negli USA attualmente una popolazione di fino a 2 milioni di carcerati – principalmente neri e ispanici – sta lavorando per alcune industrie per una miseria. Non devono preoccuparsi di scioperi o pagamenti di assicurazioni, di vacanze o permessi. Tutti i loro operai sono a tempo pieno, e non arrivano mai in ritardo né si assentano per problemi familiari; inoltre, se non gradiscono la paga di 25 centesimi l’ora e rifiutano di lavorare, vengono rinchiusi in celle di isolamento.
Si ha in pratica tutto l’interesse a “produrre” e “inventare” molta “delinquenza”. Proviamo ad immaginare che che gli Stati Uniti hanno imprigionato più persone che qualunque altro paese: un milione mezzo più della Cina, la quale ha una popolazione cinque volte più grande degli Stati Uniti.
A breve, se non si reagisce a questo scempio della civiltà, anche l’Italia avrà questi problemi. Aggiungendoli a quelli che già esistono. E non parlo della mafia, quella controlla già da tempo le nostre carceri. Il problema è che nessun Magistrato ha condotto inchieste in tal senso.
Se volete sapere di piu sul sistema carcerario americano c’è un buon libro di Angela Davis, “Aboliamo le prigioni?”
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