Un compagno che è uscito dopo tanti anni di carcere mi ha scritto queste parole che mi hanno fatto riflettere: “Carmelo il carcere è duro, ma quello che viene dopo è ancora più duro.” (diario di un ergastolano www.carmelomusumeci.com)
Il Ministro degli interni, Angelino Alfano, rispondendo a una domanda sulla proposta di amnistia lanciata da Papa Francesco per umanizzare le carceri e la pena, ha risposto: “Dobbiamo fare in modo che le carceri siano luoghi di rieducazione, ma chi è condannato resti in carcere fino all’ultimo giorno. E se i posti non bastano ne costruiamo di altri. Il Santo Padre fa il pastore di anime, io come Ministro dell’Interno non posso non ricordare che dietro ogni condannato c’è almeno una vittima a cui lo Stato deve rispetto”.
È vero! Personalmente ritengo che è giusto pagare. Ma mi chiedo: perché solo con il carcere? E che se ne fanno le vittime della sofferenza dei prigionieri? Non credo che saperli in carcere li faccia stare meglio.
Vorrei ricordare, invece, che chi accede alle misure alternative alla detenzione ritorna meno in carcere, rispetto ai detenuti che scontano la pena “fino all’ultimo giorno” la percentuale di recidiva è molto più bassa. Forse gli unici che ci guadagnano con l’insistenza sul carcere duro e col disinteresse verso le forme di pena alternativa sono alcuni politici, che sfruttano e usano il dolore delle vittime dei reati per cercare voti e consensi elettorali.
Signor Ministro, mi permetto di ricordarLe che, a parte gli ergastolani, tutte le persone detenute nelle nostre carceri prima o poi finiranno di scontare la loro pena e dovranno essere rilasciate. E credo che sarebbe meglio per loro (e anche per la società) che uscissero migliori di quando sono entrati. Questo può accadere solo se i detenuti vengono trattati con umanità, dando loro la possibilità di dare una svolta alla loro vita. Penso che tenere una persona in carcere per scontare la propria pena e saldare il proprio debito con la società sia giusto. Ma ad un certo punto, dopo diversi anni trascorsi dentro, la pena non sia più necessaria, non sia più manifestazione di giustizia, ma solo di un’inutile e cattiva vendetta. E questa può diventare anche un crimine peggiore di quello che il detenuto ha commesso.
Inoltre, poi, i dati statistici dicono che le persone in carcere, specialmente nelle nostre democratiche e civili “Patrie Galere”, non migliorano ma diventano ancor più criminali di quando sono entrate. Credo che non ci saranno mai abbastanza carceri per rinchiudere tutti “fino a fine pena” e che, anzi, i carceri diventino spesso “promotori” di mentalità criminale, anziché di rinnovata coscienza e di responsabilità verso la società.
Carmelo Musumeci
Carcere di Padova, Settembre 2015