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Il “ministro ombra” Gratteri vuole militarizzare il carcere

Commissari di Polizia a capo dei penitenziari. Tra gli obiettivi del magistrato la rapida riapertura dell’Asinara per i detenuti al 41bis e i “campi di lavoro”.

Nicola Gratteri l’aveva promesso alla festa del Fatto Quotidiano: “A ottobre proporrò delle riforme”. Detto, fatto. Dalla commissione da lui presieduta, e composta da altri magistrati come Piercamillo Davigo e Sebastiano Ardita, sono uscite varie proposte tra le quali la riforma del Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria.

Una sorta di “ministero della Giustizia ombra” che starebbe lavorando per riformare il sistema carcerario, ma in una direzione di ulteriore militarizzazione. Secondo Gratteri, la responsabilità diretta delle carceri andrebbero affidate non ai direttori “civili”, ma ai commissari della polizia penitenziaria. Se mai dovesse realizzarsi questa riforma, tramonterebbe, con ogni probabilità, ogni speranza di avere direttori come Lucia Castellano, clic aveva reso il carcere di Bollate aperto e aderente alla Costituzione.

“Finirebbe così definitivamente la mitologia del direttore dal volto umano, il Brubacker di Robert Redford, e il carcere tornerebbe ad essere innanzitutto un luogo di reclusione e di sicurezza, a scapito di ogni promessa di trattamento e di rieducazione”, ha affermato Stefano Anastasia dell’associazione Fuoriluogo.

Gratteri però ha messo sul tavolo anche altre proposte, come quelle che ha anticipato durante l’audizione parlamentare sul 41bis. Ricordiamo che in quella sede ha contestato la distribuzione dei 750 detenuti in regime di carcere duro in 12 istituti, con i rischi di interpretazioni diverse da parte dei direttori delle norme e ha individuato la soluzione nella costruzione di 4 nuovi carceri dedicati allo scopo con 4 direttori specializzati. Gratteri si è poi chiesto la ragione della chiusura negli anni Novanta delle carceri di Pianosa e dell’Asinara, auspicando la loro riapertura con questa destinazione.

Ma dimenticando che la scelta di chiudere le carceri speciali, come ha ricordato il garante dei detenuti Franco Corleone, “fu dovuta al rifiuto doveroso da parte dello stato democratico di sopportare condizioni di violenza inaudita e di gestioni paranoiche da parte di direttori immedesimati nella parte di vendicatori e aguzzini. Si vuole tornare a quella pratica di tortura appena ora che l’Italia ha evitato una condanna definitiva per violazione dell’art. 3 della Convenzione dei diritti umani da parte della Cedu per trattamenti crudeli e degradanti?”.

Pare però che l’attuale Governo abbia messo in pratica la proposta del “ministro ombra” Gratteri: l’istituto penitenziario dì Massama, in Sardegna, si appresterà a diventare un carcere speciale, come quelli di Pianosa e dell’Asinara. Un decreto di via Arenula emanato lo scorso 2 settembre, stabilisce che la struttura carceraria oristanese sia riservata esclusivamente ai detenuti in regime “ex 41bis”, mafiosi e camorristi sottoposti a rigidi controlli.

A rivelare le intenzioni del Ministero, e a contestarle duramente, sono stati i Consiglieri regionali oristanesi del Pd Antonio Solinas e Mario Tendas, che hanno già presentato un’interrogazione al presidente della Giunta regionale Francesco Pigliaru chiedendo un suo immediato intervento e prevedendo anche il coinvolgimento dei parlamentari sardi.

Il consigliere Tendas ha manifestata l’esigenza di mobilitarsi subito contro il decreto del Ministero: “Il provvedimento entrerà in vigore entro il 3 novembre” e ha riferito come a Massama sia già cominciato il trasferimento dei detenuti comuni.

Gratteri, come già riferito dal Garantista, durante la sua audizione aveva anche affermato la necessità dei lavori l’orzati: “Io sono per i campi di lavoro, non per guardare la tv. Chi è detenuto sotto il regime del 41 bis coltivi la terra se vuole mangiare. In carcere si lavori come terapìa rieducativa. Occorre farli lavorare come rieducazione, non a pagamento”. Si spera che almeno su questo, il ministro Orlando, non ceda. Ne vale della nostra democrazia e dello stato di diritto.

Damiano Aliprandi da il Garantista