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Il mistero di Yusif, da 2 mesi all’obitorio: inseguito dai carabinieri volò da palazzo

Emmanuel Yusif ti guarda serio, dalla foto tessera spillata sul documento che ne certifica la morte. Ha un bel viso tondo, occhi neri profondi, le labbra appena increspate da un movimento. Forse un sorriso, forse una smorfia, magari solo l’imbarazzo provocato dall’obiettivo. L’istantanea risale a dicembre di due anni fa, quando era appena arrivato in Italia e aveva presentato domanda di permesso di soggiorno per ottenere lo status di rifugiato politico. Nel 2008 aveva 22 anni ed era sbarcato in Calabria, su uno dei tanti barconi di disperati che partono dalle coste nordafricane e approdano nel nostro paese. Si era lasciato alle spalle il Ghana, dove vivono i suoi genitori, e la disoccupazione. In tasca qualche soldo e due indirizzi: quello dello zio emigrato in Europa alcuni anni fa, che lavora in Germania, e quello di Rockson, amico e coetaneo della madre e del padre, il quale abita a Castelvolturno da tempo. Per la comunità, uno che ce l’ha fatta, perché ha i documenti in regola e un impiego relativamente stabile. Ventiquattro mesi dopo quella foto, a dicembre 2010, Emmanuel Yusif Abdulmakid è un corpo depositato da settanta giorni all’obitorio di Napoli. La causa del decesso, rileva il medico che ha sottoposto il cadavere ad un esame esterno, senza però eseguire l’autopsia: «Grave trauma cranico encefalico in policontuso».
Per l’ultimo viaggio, quello che dovrà riportare il ragazzo in Africa, occorrono almeno 5000 euro e nessuno è riuscito a trovarli, fino a questo momento. Il 5 novembre è venuto a Napoli lo zio di Yusif, che ha preso contatto con l’associazione Volodiritto, della quale fanno parte avvocati che prestano assistenza legale ai migranti che vivono qui. E’ andato all’obitorio, ha riconosciuto il nipote ed è tornato in Germania con una missione da compiere: ricostruire le ultime ore di vita del nipote, cercare una verità da raccontare alla sorella e al marito di questa. Una spiegazione plausibile, insomma, per una morte violenta e per una salma parcheggiata nella cella mortuaria. «La cerimonia funebre, se mai ci sarà», dice Jean Bilongo, camerunense, un riferimento per la comunità africana delle province di Napoli e di Caserta, «avrà senso se si potrà raccontare a chi conobbe il ragazzo da bambino come e perchè è deceduto. Altrimenti resterà sempre qualcosa di incompiuto».
Riguardo all’ultimo giorno di vita di Yusif c’è una versione dei carabinieri e c’è una inchiesta della Procura. La prima sostiene che il giovane migrante sia precipitato al suolo dal terrazzo al livello del secondo piano di una palazzina di Villaricca, dopo essere entrato nello stabile ed essersi inerpicato per le scale allo scopo di sfuggire ad un controllo. La seconda mira ad accertare se i fatti si siano effettivamente svolti in questo modo ed è seguita, per conto dell’associazione Volodiritto, da un pool di legali, tra i quali Mara Biancamano e Giancarlo Pezzuti. Tra gli elementi da appurare, anche le ragioni per le quali il cadavere del ragazzo sia stato ritrovato a dorso nudo, senza la camicia, come se avesse ingaggiato una colluttazione con qualcuno, prima di precipitare al suolo. In caso di richiesta di archiviazione, Biancamano e Pezzuti preannunciano opposizione: «Potremo così finalmente accedere agli atti, alla documentazione, alle relazioni dei carabinieri dopo il ritrovamento del corpo ed alle fotografie che sono state scattate. Insomma, agli atti che adesso sono coperti da segreto».
Ma chi era Yusif? Rockson, l’amico di famiglia, lo descrive così:«Un ragazzo tranquillo, buono, molto dolce. Viveva con me da un anno. La mattina usciva per cercare lavoro come manovale alle rotonde della periferia a nord di Napoli oppure per vendere cd contraffatti. Sopravviveva così. Guai grossi con le forze dell’ordine non ne aveva avuti mai, prima di quel maledetto giorno di ottobre. Solo una volta, qualche mese fa, era stato portato in caserma perchè lo avevano trovato senza i documenti in regola. Il permesso di soggiorno come rifugiato, infatti, non gli era stato rinnovato. Dopo quel fermo era spaventatissimo. Temeva che lo mandassero via di forza dall’Italia o che lo portassero in uno di quei centri dove rinchiudono i migranti senza permesso». Anche l’ultimo giorno in cui lo ha visto, riferisce Rockson, Yusif era uscito presto di casa. «So che era diretto a casa di un suo amico a Villaricca. Per tre giorni non ho avuto più notizie di lui. Invano, l’ho cercato sul cellulare. Il suo amico ha fatto lo stesso. Alla fine è andato dai carabinieri e quelli gli hanno detto che forse lo avrebbe trovato all’obitorio, perché avevano portato lì un ragazzo africano». Era il 9 ottobre.
fonte: Gazzetta del Mezzogiorno