A vederlo da lontano, con il tricolore sullo sfondo, sembra un manifesto del Pdl. Invece a denunciare che in Italia ci sono più disoccupati, più immigrati e meno sicurezza» è il Partito Democratico delle Marche. Uno slogan che fa accapponare la pelle e ricorda i proclami leghisti. Va bene che il partito di Bossi è in costante ascesa qui, come nelle altre cosiddette regioni «rosse», ma fino ad oggi non ci risultava che i «democratici» di Bersani volessero recuperare i consensi facendo propri simili slogan. Questo in una regione, tra l’altro, dove la popolazione immigrata è da anni ben integrata, come confermano le cifre recentemente fornite dall’Istat, aggiornate a circa un anno fa. Su una popolazione complessiva di circa un milione e mezzo di persone, i cittadini di origini straniera sono l’8,3% (131.033) e producono il 9,7% del valore aggiunto. Una popolazione che, pur in un contesto di grave crisi, continua a dare un contributo importante anche con un ruolo crescente nella piccola imprenditoria se è vero (fonte Unioncamere) che il 7,4% delle aziende marchigiane ha come titolari persone immigrate. Dunque dov’è il problema? Le stesse cronache regionali non ci raccontano di episodi clamorosi di scontri fra italiani e immigrati. Piuttosto sono spesso i giornali locali a fomentare una paura che alimenta l’insicurezza a partire da episodi che vengono ingigantiti da titoli ad effetto. E su questa dinamica, almeno fino ad oggi, ci va a nozze la destra. Proprio in questi giorni è venuto a Porto Recanati Storace. Lì, da anni, c’è un residence – l’Hotel House – dove convivono centinaia di persone, con forte presenza di immigrati. Un condominio enorme di 17 piani, da sempre oggetto di campagne forcaiole e retate della polizia.
Certamente problemi ce ne sono, ma da qui a dipingerlo come terra di nessuno ce ne corre. Ma la visita del leader della destra ha dato nuovamente fiato alle solite dichiarazioni contro gli immigrati unite all’impegno di sollecitare l’iniziativa della presidenza del consiglio affinché «ristabilisca l’ordine». Storace è Storace, va bene, perché il Pd marchigiano abbia deciso di cimentarsi su questo terreno resta un mistero.
Certamente problemi ce ne sono, ma da qui a dipingerlo come terra di nessuno ce ne corre. Ma la visita del leader della destra ha dato nuovamente fiato alle solite dichiarazioni contro gli immigrati unite all’impegno di sollecitare l’iniziativa della presidenza del consiglio affinché «ristabilisca l’ordine». Storace è Storace, va bene, perché il Pd marchigiano abbia deciso di cimentarsi su questo terreno resta un mistero.
Sergio Sinigaglia da il manifesto
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Messaggio originariamente spedito al Partito Democratico:
“Vi prego con tutto il cuore di darmi prova che è una stampa contraffatta apocrifa indecorosa di qualche scaltro membro dell’opposizione regionale. Perché se invece il manifesto, il suo dis-gusto grafico, l’ennesima bandiera usata a sproposito e senza consultare i sessanta milioni italiani, se tutti questi ingredienti sono stati impastati da qualche illuminato del Partito Democratico, vagliati dal consiglio del Partito, e suggellati dall’approvazione del segretario, allora le Marche si meritano i presidi della lega in Piazza Roma TUTTE LE DOMENICHE, i suoi slogan sotto casa, la sua boria nel consiglio regionale, e lentamente finirete anche per meritarvi l’assimilazione. Che è quanto di meglio un vero partito di massapost ideologico possa desiderare, in tempi di totale deresponsabilizzazione individuale e collettiva, in tempi di assuefazione all’amoralità, in un periodo in cui anche sperare segretamente nel bene della propria patria sembra un gesto sovversivo.
Spero che il Partito Democratico sviluppi gli anticorpi alla propria tendenza fortemente conservatrice. Siete da sempre partito di governo nella mia regione, in questa deriva preapocalittica è sempre stato un motivo di vanto, anche quando alcune regioni arrancavano nella palude del conservatorismo più becero. Spero che ora non stiate rincorrendo gli umori percepiti degli elettori. Spero davvero non lo stiate facendo per un pugno di voti. Non sempre il forte consenso dell’opinione pubblica è un indizio di lungimiranza politica e profondità di pensiero. Anzi, quasi mai.”
Matteo B