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Il Salento è stato militarizzato

Che volessero imporre la costruzione del gasdotto Tap ad ogni costo era chiaro, ma l’incredibile militarizzazione del territorio avvenuta negli ultimi giorni a Melendugno, non ha procedenti. O forse sì, in Val Susa ad esempio… La notizia buona, scrive Stef Atrebil, è che nonostante la repressione – gli ultimi a prendere le manganellate sono stati alcuni studenti #NoTap che sono riusciti a far annullare un convegno al rettorato di Lecce – “la gente qui sta prendendo consapevolezza e sta lottando…”. Come si dice “sarà düra!” in salentino?

Questa è la Terra di San Basilio, Melendugno-San Foca (Lecce) occupata e sfregiata dal filo spinato della multinazionale Tap. Foto di Stef Atrebil da facebook

Questa è la Terra di San Basilio, Melendugno-San Foca (Lecce) occupata e sfregiata dal filo spinato della multinazionale Tap. Foto di Stef Atrebil da facebook

Il governo italiano ha militarizzato Melendugno (dieci mila abitanti e uno dei territori comunali più estesi della provincia di Lecce), per imporre la costruzione di un gasdotto, l’ormai noto Tap (Trans Adriatic Pipeline) che qui la popolazione non vuole e qui ricordiamo il perché.

In primis è un’opera nociva in quanto con le emissioni inquinanti andrà ad aggravare una situazione già allarmante viste le percentuali in crescita di casi di tumore. L’Ilva a Taranto e la centrale termoelettrica a carbone dell’Enel a Cerano (tra le più grandi d’Europa), nel brindisino, fanno già abbastanza danni no?

Secondo (vedi foto) è fortemente impattante perché sulla Terra come in mare (il tubo del gasdotto arriva dall’Azerbaijan…), verrà devastato tutto con gravissime conseguenze.

Terzo, noi tutti non abbiamo bisogno di gas visto che consumiamo solo la metà del gas che abbiamo e visto che ormai dovremmo andare verso l’uso di energia pulita.

Infine, e questa è la beffa, c’è la questione delle infrastrutture: con un’abile manovra, quando è stata avviata la privatizzazione per la distribuzione dell’energia, il governo Prodi (1993) si “dimentico’” di estrapolare nel contratto la parte che riguardava la costruzione delle infrastrutture, lasciandole a carico dello Stato, cioè di noi contribuenti, anche se le società sono private. E sapendo che proprio lui è uno di quelli che sta partecipando a questo scempio (cercate cos’è la Hera) ti rendi conto e quasi tocchi con mano la premeditazione di questo scempio contro un territorio e la sua popolazione.

Ecco perché le multinazionali, aziende private, corrono in Italia per costruire, ci guadagnano e non sborsano un quattrino.

Il Salento è stato militarizzato per questo, ma la gente qui sta prendendo consapevolezza e sta lottando. Sono in tanti in questa terra a sperare che le notizie su quanto accade nel Salento si diffondano il più possibile, visto che i media non ne parlano, strano no? Dalla Val Susa a Salento la Terra è sotto attacco, è nostro dovere morale difenderla. Dal Salento alla Val Susa ci privano della Libertà individuale e collettiva, è nostro dovere difenderla. Contro la Tap e la sua violenza è tempo di resistenza.

Stef Atrebil Attrice e regista. Vive in Salento

da Comune-Info

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L’università di Lecce ha ospitato un workshop sull’energia con rappresentanti dei ministeri interessati e aziende convolte nel progetto del gasdotto che taglierà il Salento come Tap, Eni, Rina e Proger. Il meeting Stat-aziende è stato rimandato a data da destinarsi a causa di una durissima protesta. Fuori l’ateneo si è assistito alla contestazione e alle cariche della polizia che da ore presidiava i tre varchi d’accesso alla sede universitaria, in Piazza Tancredi.

Numerosi attivisti No Tap insieme agli studenti, con megafoni e striscioni hanno cominciato a contestare il meeting e hanno fatto pressione sulle porte dove sono cominciati spintoni e manganellate, e lanci di uova.

Gli studenti hanno denunciato la militarizzazione del loro ateneo: “siamo stati perquisiti all’ingresso – raccontano- l’Università, nonostante i nostri appelli, non ha mai preso posizione. Oggi ci taglia addirittura fuori“. Ma i controlli e le perquisizioni non hanno potuto impedire che un gruppo di studenti di manifestare il proprio dissenso nel corso dell’incontro: si sono infatti materializzati dei piccoli cartelli scritti a penna e sollevati in alto con un’unica frase: “No Tap”. Si è dunque potuto assistere ad un acceso scontro verbale tra i manifestanti che contestavano l’iniziativa e Federico Massa, il deputato del Pd a cui era affidata l’introduzione ai lavori. L’ex rettore Domenico Laforgia chiamato a moderare l’incontro ha cercato di raffreddare gli animi ma cono scarso successo. Soprattutto quando ha preso la parola il senatore Salvatore Margiotta. Si dispera Michele Elia, Manager della società Tap: “volemamo farne sapere di più, informare – ha dichiarato – evidentemente per il dialogo non c’è spazio. Questo dispiace“.

La protesta intorno alle 18.00 si è spostata su Viale Gallipoli, dove è stato bloccato il traffico. “Voi ci togliete la nostra terra? Noi ci prendiamo le strade” gridano i manifestanti No Tap, dando vita a blocchi stradali volanti di non più di 20 minuti, per poi spostarsi su altre strade. La Questura ha fatto sapere che l’attività investigativa, supportata dalle immagini della Polizia Scientifica, consentirà di individuare gli autori delle proteste.

Fonte: Trnews.it

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