Pecoraro è il prefetto di Roma, colui che ha autorizzato i funerali di Priebke e la gazzarra nazifascista e gestirà la piazza del 19 ottobre. E nessuno gl’ha mai rinfacciato le telefonate con Bisignani.
Pecoraro: un prefetto con quel nome c’è stato e c’è: a Roma.
Un giorno parlò con quello che sussurrava ai cavalli e ai potenti, Bisignani.
A Bisignani chiedeva dei contenuti di alcuni verbali del Copasir, ovviamente segreti. D’altronde perché vedere malizia? Gli era capitato di leggere il numero di Bisi sull’elenco telefonico e poi si era convinto a telefonargli per fare una domanda innocentina innocentina, come dal linguaggio del poliziotto Hubert.
D’altronde può un prefetto sapere che i verbali del Copasir sono segretati? E soprattutto poteva sapere che Bisi era un pregiudicato, cacciato via a pedate per sempre dall’Ordine dei giornalisti? Avrebbe dovuto subire per questo un’indagine penale o disciplinare? Ma và là!
A di là dell’ironia, Pecoraro, dopo la telefonata a Bisi, è ancora Prefetto a Roma, usa il suo potere per distruggere le ordinanze del sindaco di Albano che avrebbero impedito la vergogna della farsa dei funerali di Priebke con tanto di codazzo di nazisti. Costui gestirà l’ordine pubblico a Roma nei prossimi giorni a Roma, annunciati come difficili, per il 18 e 19 ottobre con una serie nutrita di manifestazioni. La sua permanenza un solo minuto di più è un sonno della ragione.
Il sonno della ragione genera mostri.