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Il vicequestore Fiorillo da Piazza Alimonda alle cariche agli studenti a Napoli

Chi è quel funzionario che nel filmato di NapoliUrbanBlog del 7 maggio 2013 dirige la carica gratuita e violenta contro un corteo di studenti su via San Sebastiano, nel pieno del centro storico di Napoli? Colpevoli di protestare con uno striscione a centinaia di metri di distanza dal luogo di visita del Ministro dell’Istruzione, di urlare lo sdegno per le cariche del giorno prima all’Università Statale di Milano… Una situazione all’apparenza non problematica. Chi è quest’uomo corpulento e agitato che non solo chiama la carica in modo tanto improvviso ma poi aggredisce personalmente un videogiornalista colpevole di fare il suo mestiere documentando la scena!?
E’ legittima la sorpresa nello scoprire che non si tratta di un funzionario inesperto ma addirittura di un ViceQuestore, Maurizio Fiorillo! Com’è possibile che una persona che si comporta così abbia un ruolo istituzionale tanto rilevante in una grande città metropolitana!?

In democrazia qualcuno dovrebbe rispondere a queste domande.

Intanto però il nome si è fatto strada nella memoria, un eco nel lungo elenco di agenti e dirigenti delle forze dell’ordine che affollano come testi o come imputati (spesso prescritti) le cronache giudiziarie su Genova 2001. G8.
Convinti che a volte le biografie e il curriculum siano istruttivi siamo andati a ritroso, a ricercare materiali e documenti disseminati nella rete.

Si, era al G8 di Genova il vicecommissario Fiorillo e naturalmente non c’è niente di strano. Erano tantissimi i funzionari convocati per dirigere le migliaia di agenti chiamati a “proteggere gli otto grandi” in quelle giornate che invece si trasformarono in una mattanza cilena delle forze dell’ordine contro migliaia di manifestanti: dalle cariche a freddo di via Tolemaide ai pestaggi in tutta la città, dalle torture di bolzaneto all’uso abnorme del gas Cs fino all’assassinio di Carlo Giuliani.
Fu sfortunato il vicecommissario Fiorillo: il reparto ai suoi ordini, sotto il coordinamento del primo dirigente Gaggiano, si trovò a operare nell’epicentro degli eventi in quel 20 luglio del 2001. Posizionato inizialmente in via Caffa, tra via Tolemaide e piazza Alimonda, una geografia della memoria incancellabile per chi c’è stato.

Quando le cariche violentissime e improvvise colpiscono su via Tolemaide il corteo uscito dallo stadio Carlini e poi gli scontri arrivano in piazza Alimonda, il reparto di Fiorillo contribuisce in pratica al grande tappo, la tonnara in cui la gestione “dell’ordine pubblico” del G8 chiude i manifestanti.
Piazza Alimonda è a vista del reparto di Fiorillo, che può osservare da lontano quel defender da cui parte il proiettile mortale che colpisce il nostro fratello Carlo Giuliani. Sono da poco passate le 17.

Il reparto di Fiorillo è chiamato così al supporto e occupa piazza Alimonda subito dopo lo sparo. Con loro in piazza c’è il reparto diretto dal vicequestore Lauro, quello che insegue il manifestante che urla “assassini!” gridando a sua volta: “l’hai ucciso tu, col tuo sasso…”. E invece era stato un proiettile dei carabinieri ma forse il vicequestore Lauro aveva avuto un altro tipo di “intuizione”…
Logico perciò che il vicequestore Fiorillo sia stato convocato come teste al processo su piazza Alimonda. Senza fare una gran figura però, anzi brillando per le sue “dimenticanze”.

Nel comunicato stampa del Supportolegale al Genova Legal Forum per l’udienza n.37 si evidenzia come: “Il vice questore aggiunto Maurizio Fiorillo della questura di Napoli, uno dei due funzionari presenti in piazza Alimonda, specifica invece subito di non ricordare quasi niente, tanto che perfino il PM registra la stranezza di questo vuoto di memoria, sottolineando la straordinarietà di quei giorni, “indimenticabili” per chiunque”.

E qui troviamo una singolare corrispondenza, fatte le enormi proporzioni, con la vicenda di ieri, giornalista per giornalista:

il fotoreporter Eligio Paoni è stato il primo a fotografare il corpo senza vita di Carlo Giuliani in piazza Alimonda. La reazione delle “forze dell’ordine” è isterica, furiosa. Eligio Paoni viene letteralmente linciato, ferito alla testa, fratturata la mano e distrutta la macchina fotografica dopo averlo sporto col viso sul corpo di Carlo a scopo di intimidazione…

Ma i due dirigenti presenti, Lauro e Fiorillo, purtroppo non si accorsero di nulla…

Davanti alla Commissione Parlamentare hanno poi dichiarato di non ricordare l’episodio e di non poter denunciare chi è stato perchè erano troppo “concentrati” sul corpo di Carlo…

Certo il giornalista di Napoli Urban Blog non subisce niente di lontanamente simile al massacro di botte che investì Eligio Paoni e la situazione, nella sua violenza, è assolutamente più “ordinaria”. Ma almeno stavolta il vicequestore non può dire di non aver visto!
In effetti dev’essere uno sbadato il vicequestore Fiorillo. E’ praticamente l’unico agente di quelli impiegati nel corso del G8 a non aver presentato una relazione di servizio. Davvero notevole per un funzionario di polizia che è tra i testimoni di un omicidio!

Fin qui le dichiarazioni agli atti. Poi restano i vuoti da incubo di quella giornata di luglio.

La follia nera coperta dai troppi “non so”, “non ricordo”, e che si è consumata esattamente quando i due reparti di Lauro e Fiorillo occupavano piazza Alimonda.

Subito dopo quel maledetto sparo comincia infatti un orrore perfino peggiore. Il sasso evocato dal vicequestore Lauro inizialmente non c’è, come si vede da tutte le foto di Carlo tra le forze dell’ordine che ormai occupano totalmente la piazza. Ma poi si materializza e compare. Un sasso insanguinato a due passi da quel corpo disteso. E comparirà anche una profonda ferita sulla testa di Carlo che secondo l’autopsia potrebbe non esser morto immediatamente sul colpo di pistola partito dal defender dei carabinieri…
Il passamontagna di Carlo non presenterà invece lacerazioni. La logica suggerisce che qualcuno ha sollevato il passamontagna e ha colpito Carlo col sasso più volte, alcune più lente e poi un colpo più violento. Qualcuno, nello spazio controllato totalmente da polizia e carabinieri, compie un atto di barbarie per inquinare le prove sull’assassinio di un ragazzo che forse in quel momento era ancora agonizzante… Poi massacrano di botte un fotografo.

Ma il vicequestore Fiorillo, grado una torre e due stelle, sigla radio G84, a capo di uno dei due reparti che controlla la piazza, non può dare contributi all’accertamento della verità: “non ha visto, non sa, non ricorda praticamente niente di rilevante.”
C’è un funzionario di polizia che si impone invece nella narrazione fotografica della giornata. E’ rimasto però senza nome. Nell’inchiesta giornalistica denominata “Pillola rossa – l’orrore di piazza Alimonda” costruita sugli atti processuali e della commissione parlamentare sul G8, è denominato “Mister 17” per un segno sul casco.

Si tratta di un uomo sempre nascosto dal suo casco che è vicino al corpo di Carlo per tutta la durata della scena. C’è quando il sasso è assente e quando compare vicino al corpo martoriato. Assiste a tutta la situazione mentre spaccano le ossa a Eligio Paoni. Lo dimostrano le fotografie. Sulle spalle di “Mister 17” si vedono una torre e due stelle, i gradi di un vicequestore aggiunto. E’ un poliziotto “Mister 17”.
“Durante la permanenza di “Mister 17″ si infierisce su un moribondo e avvengono pestaggi, danneggiamenti a cose altrui, minacce gravi e infine si modifica la scena di un omicidio prima dell’arrivo della polizia giudiziaria”. Mister 17 quanto meno ha visto, sa, può dire la verità. Ma non si dichiarerà mai. Evidentemente rischia troppe imputazioni.
Indossa un casco particolare: “è satinato e non lucido, la visiera è orlata di nero sul lato superiore, ha sulla parte posteriore delle modanature e un segno particolare, una specie di grande numero 17 nero fatto col nastro adesivo, ma potrebbero anche essere tre lati di un quadrato”
E’ un casco Ubbot, così si chiama, e fu dato in dotazione ai corpi speciali della polizia, quelli “tirati a lucido espressamente per il G8…” e agli ufficiali di grado superiore.

Il colonnello Tesser presentò alla commissione parlamentare sul G8 la lista dei funzionari che sarebbero transitati per piazza Alimonda quel 20 luglio 2001. Sono sette. In tre hanno i gradi di vicequestore aggiunto, una torre e due stelle. Tra loro i due che gestivano i contingenti in piazza dopo lo sparo: Lauro, che però nelle foto si riconosce ed ha un casco normale, e Fiorillo.

Fiorillo affermerà in tribunale di aver indossato un casco Ubbot. Questa naturalmente è una coincidenza che non dimostra nulla, non è decisiva per l’identificazione. Sono almeno due i dirigenti in piazza con quel casco e con quei gradi. Di certo c’è che Fiorillo quel giorno “non ha visto, non sa, non ricorda”. Nemmeno lui.
Su Carlo dichiarerà solamente: “Su come fosse vestita la persona morta, posso dire soltanto come l’ho vista in terra perché da lontano ho notato solo dei movimenti. Indossava un passamontagna nero che copriva il volto; questo è stato tolto da noi quando sono venuti i medici rianimatori. Abbiamo notato immediatamente che aveva un buco in fronte o qualcosa del genere; al momento sulla fronte non c’era molto sangue e, quindi, poteva sembrare opera anche di una pietra. Infatti, ricordo che a terra c’erano delle pietre – a parte l’estintore – ma non ricordo se una di esse fosse insanguinata”.
Non ha visto nessuno colpire quel ragazzo morente, non ha visto nessuno pestare a sangue un reporter.
Spesso penso che i movimenti avrebbero dovuto fare come gli escrache e i cacerolazo argentini. Presentarsi con le casseruole sotto le finestre dei tanti, troppi funzionari trincerati dietro i “non ho visto, non sono stato io, non so, non ricordo” dopo le violenze e le torture del G8 e martellarli con una rivendicazione incessante di verità, di responsabilità. Forse qualche “barlume di memoria” sarebbe affiorato. Forse i Cucchi, gli Aldovrandi e qualcuna tra le tante vittime di violenza poliziesca in questi anni avrebbero trovato sorte diversa. Forse questo paese starebbe un pò meno peggio.

ps:
dopo il G8 il vicequestore Fiorillo ha fatto un bel tour in piazze periferiche, da Giugliano a Ischia per poi tornare nel cuore della metropoli, nel centro storico di Napoli. Un dettaglio: è un iscritto al SAP, il sindacato autonomo di polizia, la stessa “fucina democratica” di cui fu segretario il Questore Izzo, quello della “disastrosa gestione” dell’ordine pubblico nel Global Forum di Napoli nel 2001. Coincidenze