Nulla da ridire sull’incontro avuto mercoledì sera con la ministra della Difesa Elisabetta Trenta: «Le mie aspettative su di lei non sono andate deluse», premette Ilaria Cucchi – accompagnata dall’avvocato Fabio Anselmo e dall’ex senatore Luigi Manconi – davanti ad una platea di giornalisti di mezzo mondo riunita nella sala della Stampa estera.
Però, aggiunge scandendo molto bene le parole e dopo aver ricordato tutto il suo amore e la sua stima per l’Arma dei carabinieri, «dal generale Nistri mi sarei aspettata non dico delle scuse, perché avrebbe potuto essere per lui troppo imbarazzante, ma certo non 45 minuti di sproloquio contro Casamassima, Rosati e Tedesco, gli unici tre pubblici ufficiali che hanno deciso di rompere il muro di omertà» su quanto accaduto nella notte tra il 15 e il 16 ottobre 2009 a Stefano Cucchi, suo fratello, morto una settimana dopo essere stato arrestato. Il generale, aggiunge, «avrà sicuramente le sue ragioni, ma perché dirlo proprio in quella occasione? E perché dirlo a noi, parenti della vittima? Mentre è in corso un processo dove stanno emergendo gravissime responsabilità, siamo sicuri che vi sia proprio adesso una insopprimibile esigenza di punire proprio coloro che hanno parlato? Questo processo io, Fabio e la mia famiglia lo abbiamo fortissimamente voluto e ora il generale vuole colpire tutti coloro che hanno parlato».
Legge da un foglio, Ilaria, – cosa insolita per lei – perché, spiega, «sono troppo arrabbiata» per parlare a braccio. Racconta perché la sera precedente aveva evitato i giornalisti, al termine dell’incontro con la ministra Trenta e con il generale Giovanni Nistri: «Non era quella la sede per una cittadina normale come me».
Ma ora parla, dopo aver appreso dal comandante dell’Arma che saranno presi provvedimenti disciplinari di Stato contro i due coniugi che con la loro testimonianza hanno permesso la riapertura del processo, Riccardo Casamassima e Maria Rosati, e contro il vice brigadiere Francesco Tedesco che ha accusato del pestaggio di Cucchi i suoi co-imputati Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro e ha denunciato la scomparsa dei verbali da lui stesso redatti il 22 ottobre 2009. Tutti e tre hanno fatto l’”errore” ulteriore – oltre a quello di aver rotto l’omertà di corpo – di aver denunciato pubblicamente, sui social o davanti ai giudici, le «pesanti conseguenze» subite sul lavoro dopo la loro testimonianza.
«Danno peso ai post di Casamassima – riferisce Ilaria Cucchi – ma non ci difendono da quelli infamanti e violenti partoriti da pagine Fb e troll in gran parte gestiti da appartenenti a polizia e carabinieri. Ho chiesto aiuto, per questi, alla ministra Trenta che si è dimostrata molto sensibile. Non voglio odio ma solo verità e giustizia».
Perfino ieri, appena postata la notizia che qualcosa era andata storta durante l’incontro a Palazzo Baracchini, sulla bacheca di Ilaria Cucchi è comparso il messaggio di un hater. È successo spesso, in questi nove anni. Come è successo anche che uno degli imputati, il maresciallo Roberto Mandolini (il cui avvocato difensore ha accusato Tedesco di aver stretto un patto con il pm Musarò) abbia denunciato Ilaria Cucchi di diffamazione e le abbia chiesto 50 mila euro. Eppure questa donna lancia un appello a tutti: «Basta con gli insulti, basta con le violenze verbali, perché possono essere molto ma molto pericolosi».
La ministra Trenta ha però prontamente – ma poco convintamente – confutato su Fb il resoconto di Ilaria Cucchi: «Il comandante Nistri non ha portato avanti alcun sproloquio e non ha manifestato nei confronti di nessuno pregiudizi punitivi. Ero presente, se lo avesse fatto sarei intervenuta! Semplicemente, ha rimarcato l’obbligo per tutti i gradi al rispetto delle regole, il che rientra nelle sue prerogative di Comandante».
Dunque la ministra non smentisce affatto che Nistri abbia parlato – in quella sede e ai familiari della vittima – di punizioni in arrivo per i tre carabinieri che hanno permesso la riapertura del fascicolo e l’evolversi del processo bis. Misure, che potrebbero comportare la destituzione o la sospensione dall’Arma, e che a Tedesco furono annunciati nello stesso giorno in cui venne ascoltato dalla procura e notificati il giorno dopo. Naturalmente Elisabetta Trenta non ammette dubbi sulla sua versione dei fatti: «Non sto offrendo una mia personale interpretazione. Sto raccontando solo quel che è successo».
Una «verità» che comunque non scioglie i dubbi sollevati dall’avvocato Pini, legale di Tedesco: «Ove le parole riferite da Ilaria Cucchi sul comandante Nistri fossero confermate, si tratterebbe di una anticipazione (riguardo la punizione, ndr) illegittima e ingiustificata, oltre che lesiva e dannosa per il mio assistito».
E mentre in procura il pm Musarò interrogava ieri per sette ore consecutive il luogotenente Massimiliano Colombo, comandante della Stazione Tor Sapienza indagato per falso ideologico nell’ambito della nuova inchiesta aperta dopo la denuncia di Tedesco, nella sala Stampa estera l’avvocato Anselmo si chiedeva: «L’arma è parte lesa? E allora perché non si costituisce parte civile?». E Manconi avvisava: «Abbiamo un problema grande come una casa, la democratizzazione dei nostri corpi di polizia».
Eleonora Martini
da il manifesto
Dell’ex senatore Carlo Giovanardi non si parla più ?