L’ennesima notizia sbalorditiva, La storia del prof. Stefano Rho licenziato perché ha fatto la pipì in un cespuglio undici anni fa e non ha dichiarato il “reato” (per il quale era stato condannato dal giudice di pace a duecento euro di multa), nell’autocertificazione richiesta per chi insegna nello Stato.
Caro Tommaso, ti comunico l’ennesima notizia sbalorditiva che accade nel mondo della Scuola e non solo. Se tu fossi qui con me, ne rideremo insieme, perché ci verrebbero in mente le tue disavventure con i tuoi amici che qui non accenno perché ormai ho imparato a mie spese che se esistesse un solo consiglio da poter dare agli stupidi, sarebbe come versare un eccellente vino nella bocca degli astemi. Pensa Tommaso, hanno licenziato un insegnante di filosofia perché ha fatto la pipì in un cespuglio undici anni fa e non ha dichiarato il “reato” (per il quale era stato condannato dal giudice di pace a duecento euro di multa), nell’autocertificazione richiesta per chi insegna nello Stato.
La storia del prof. Stefano Rho, quarantatré anni, sposato e padre di tre figlie, comincia nel Ferragosto del 2005 quando a sera tardi viene sorpreso dai carabinieri mentre fa la pipì in un cespuglio di Averara, in valle Brembana (Bg). Aveva passato la serata con gli amici a bere a mangiare e pare, non ci fossero locali pubblici a disposizione per quella necessità. E così sicuramente senza pensarci e come milioni di persone fanno per non inumidire i loro pantaloni, l’ha fatta fuori dal vaso.
Parlando con il mio amico Carmelo Cassia un sindacalista giusto e onesto che tu hai avuto il piacere di conoscere due giorni prima della tua assenza da una vita che ti aveva rifiutato, mi ha raccontato che non è cosa nuova e ci sono diverse persone che sono incappate in questo guazzabuglio normativo. Sai amore mio, con tutto il malaffare che regna in Italia, la criminalità, il ladroneggio costituzionale, le angherie prefasciste che stiamo vivendo, il vuoto di idee e di fantasia, la legge e degli uomini senza buon senso e ragione, infliggono pene che non si applicano neppure ad un delinquente. Ricordi Giovanni Scattone che fu assunto con la Buona Scuola? L’ex assistente di filosofia del diritto alla Sapienza di Roma, coinvolto in uno dei più noti casi di cronaca nera degli ultimi vent’anni? Condannato in via definitiva per omicidio colposo nel 2003, non è stato però interdetto dall’insegnamento. Mentre, per noi umani onesti, la vita non viaggia mai su un rettilineo. Carmelo mi parla di fatti realmente accaduti: un supplente è stato licenziato, un Collaboratore Scolastico ha subito una sanzione disciplinare finita bene grazie a lui, ad un altro Collaboratore Scolastico gli hanno fatto rinviare l’anno di prova. Poi mi racconta questo. Ad una persona è stata comminata una sanzione disciplinare per essere salita vent’anni prima su un pullman senza biglietto. L’interessata tutto avrebbe potuto immaginare tranne che la violazione commessa le sarebbe comparsa nel certificato del casellario giudiziario e che per ciò , non sapendolo, avrebbe rilasciato una falsa dichiarazione. E la cosa più strana è che se qualsiasi persona la quale non abbia ucciso, stuprato, falsificato, dato fuoco a mogli incinte, truffato anziane entrando nella loro case e via dicendo, ma offeso la Giustizia mentre il mondo crolla intorno a noi, richiede un certificato del casellario giudiziario ai sensi di un articolo di legge, in questo certificato non si legge nulla, quindi, questa persona risulta pulita. Se, invece a richiedere il certificato è la Pubblica Amministrazione, emerge di tutto e di più.
Caro Tommaso chi ruba in Italia è immacolato, pulito, onesto e qualche volta amministra le nostre vite, ma chi deve fare un bisogno e lo fa in un luogo pubblico di sera, nascosto e senza procurare danno a nessuno tranne forse a qualche insetto annidato nel cespuglio, viene licenziato. Tommaso, mi sono resa conto che questa vita è troppo piena di parole, mentre i fatti tacciono. Quanti processi abbiamo assistito che sono caduti in prescrizione. Ti ricordi Tommaso? L’imputato aveva commesso il reato, ma il processo è durato troppo, per cui il colpevole ha diritto di restare impunito se c’è un provvedimento del giudice che ne chiede la cancellazione. Ma noi umani senza colletti bianchi paghiamo, chiediamo scusa e non pensiamo certo che fare la pipì possa farti condannare all’interdizione dai pubblici uffici. Noi non ci chiamiamo Berlusconi, Dell’Utri, Andreotti, Scilipoti, Fitto e la lista sarebbe infinita, noi ci chiamiamo Stefano Rho, docente di filosofia amato dagli studenti, stimato dai colleghi, apprezzato da tutti i genitori, una persona onesta insomma. Un insegnante ignaro delle beffe che il destino mette tra le pieghe del Capitano mio Capitano a cui tutti gli studenti stanno tributando la loro gratitudine, il loro amore, la loro testimonianza e la loro rabbia. Un insegnante che a sua insaputa ha dichiarato il falso alla Pubblica Amministrazione ma che sicuramente questa citazione la conosce: ”Quanto più ci alziamo, tanto più piccoli sembriamo a quelli che non possono volare” Nietzsche.
I suoi allievi sono straordinari come tutti gli studenti a cui accendi il fuoco della passione, del sentire agito, del pensiero che non ingabbia ma crea tra una soggettività e l’altro. Frammenti di io che diventano noi, frammenti di oggetti che diventano soggetti, frammenti di istanti che diventano solchi nell’anima. Così Stefano Rho scrive ai suoi alunni:
”Grazie mille a tutti per il sostegno e l’affetto. Grazie soprattutto a voi studenti. Grazie per la lezione di civiltà che avete dato oggi. Grazie per aver ricordato una volta di più al mondo che siete di gran lunga migliori di quanto spesso vi si dipinga. La scuola è per voi, la scuola siete innanzitutto voi, uno per uno. Quello che state facendo non è solo per me. State ricordando a noi tutti il valore della scuola. State manifestando l’esigenza di una giustizia che sia di sostanza e non solo di forma. Oggi siete molto più che studenti: siete cittadini. Continuate ad esserlo. Continuiamo a sostenere tutti insieme una scuola democratica per una società democratica. Con immenso affetto, profe Rho”.
È facile essere grandi quando si ha i mezzi per corrompere ogni cosa. Il difficile è esserlo nella vita di tutti i giorni con l’umiltà di essere se stessi con quello che si ha. Sai Tommaso io penso che la vita ha sempre cercato di trasformarci in quello che non siamo. Alla fine anche il solo essere sé stessi è una battaglia e tu lo sai bene. Me l’hai insegnato tu. Andare a favore del vento può apparire vantaggioso, ma non siamo noi a guidare. Andare controvento può essere più faticoso, ma poter scegliere la destinazione, non ha prezzo. Lo sappiamo amore mio. Penso che Einstein avesse ragione quando diceva:
”Solo due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana e non sono sicuro della prima”.
E questo lo sappiamo benissimo. Io e te.
Claudia Pepe insegnante