Internet e Skype per i detenuti, con precise limitazioni. Il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria detta le linee guida sulle moderne tecnologie informatiche a sostegno dei percorsi rieducativi dei singoli detenuti e per ampliare le potenzialità dei progetti “trattamentali” attivati in collaborazione con il mondo dell’imprenditoria, del privato sociale e con gli enti locali.
La circolare 2 novembre 2015 fa il punto sul monitoraggio delle sperimentazioni in corso all’interno di diverse strutture penitenziarie e, in attesa che sia strutturato un modello di riferimento per l’uso dell’infrastruttura tecnologica, spiega quali sono le regole.
Connessione Internet – È del 2000 la norma che consente la possibilità di tenere personal computer nelle camere di pernottamento e nelle sale destinate alle attività comuni ma senza alcuna possibilità di collegamento all’esterno. La circolare conferma questa preclusione e prevede che l’accesso ad internet, per studio, formazione e aggiornamento professionale, avverrà esclusivamente dalle postazioni attivate nelle aree adibite allo svolgimento di progetti, quali ad esempio le biblioteche. La configurazione delle postazioni e la predisposizione delle politiche di sicurezza saranno curate a livello centrale, mentre le limitazioni poste all’infrastruttura di rete consentiranno di instradare il singolo utente esclusivamente verso una white list di siti selezionati per i quali è stato autorizzato.
Accesso a Skype – La circolare autorizza, inoltre, i detenuti a utilizzare Skype per facilitare i rapporti con i familiari. L’esperienza e gli sviluppi normativi hanno convinto le autorità che l’utilizzo di questi strumenti potesse essere consentito.
Nella stessa direzione va il Parlamento che, con il Ddl di riforma dell’ordinamento penitenziario, ora all’esame del Senato, sostiene il diritto all’affettività in carcere e alle relazioni parentali, anche utilizzando collegamenti audiovisivi.
Gli obiettivi – Il Capo del Dap Santi Consolo evidenzia l’importanza del provvedimento che “garantisce alla popolazione detenuta l’utilizzo delle tecnologie informatiche nel pieno rispetto delle esigenze della sicurezza. Si tratta, infatti, di un autentico progetto di inclusione sociale che passa anche attraverso la conoscenza e l’utilizzo della tecnologia da parte dei detenuti; soprattutto per quelle persone che provengono da situazioni di marginalizzazione e che, proprio in carcere, potranno avere la possibilità di sperimentare nuove tecniche di apprendimento, di studio e di formazione”.
Per realizzare l’ambizioso obiettivo di estendere questa possibilità a tutti i detenuti anche per conseguire titoli di studio e abilitazioni professionali, il Capo del Dipartimento ha intrapreso una collaborazione con Poste Italiane e Fondazione Poste Insieme Onlus al fine di ottenere computer da destinare a tutti gli istituti penitenziari.
Daniela Casciola da Il Sole 24 Ore