Le introduzioni in italiano dei 2 numeri della rivista Cultures&Conflits sullo “stato d’emergenza permanente”
La proclamazione dello stato d’emergenza, nelle ore che hanno seguito gli attentati di Parigi e Saint-Denis il 13 novembre 2015, e le sue proroghe successive sino al 1° novembre 2017 costituiscono un terreno privilegiato per approfondire la riflessione sul funzionamento del potere nelle democrazie liberali. Tale episodio non è in effetti così unico o eccezionale come alcuni vorrebbero credere. Il ricorso allo stato d’emergenza, sotto una forma o un’altra, appare al contrario assai frequente in vari paesi, sotto dei regimi politici e in epoche diversi. Tuttavia, non si confonde con una teoria dello Stato d’eccezione che farebbe quasi automaticamente scivolare le democrazie verso un regime altro, che si chiami autoritarismo, totalitarismo o democrazia illiberale. Pensare l’emergenza come una serie di tecniche di governo, articolate con meccanismi di sospetto, d’anticipazione, «d’amministrativizzazione» di ciò che è giudiziario, permette così di stilare l’inventario delle sue modalità pratiche, delle sue razionalità giuridiche, politiche e sociali e di ricostituire la sua storia. L’ambizione di questo numero di Cultures & Conflits è quindi di consacrare all’argomento dello stato d’emergenza tutto lo spazio che merita. Con l’apporto di giuristi, politologi e di storici, si intende scavare lo sguardo nello spazio e nel tempo sui dispositivi utilizzati per far fronte a dei disordini sociali, alla violenza politica, vedi alle catastrofi natural.
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