La polizia israeliana ha fatto irruzione nella moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme colpendo decine di fedeli palestinesi con manganelli e calci di fucile. Oltre 350 i palestinesi arrestati e fermati dalla polizia israeliana durante l’attacco nella moschea
di Salvatore Toscano
Nella notte, la polizia israeliana ha fatto irruzione nella moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme colpendo decine di fedeli palestinesi con manganelli e calci di fucile. Il complesso religioso di cui fa parte la moschea rappresenta il terzo santuario più sacro dell’Islam e il sito più sacro del giudaismo.
I palestinesi, mentre svolgevano i riti del Ramadan, si sono chiusi all’interno dell’edificio sacro in previsione dell’arrivo dei fedeli israeliani che celebrano la Pasqua sulla spianata delle moschee. Qui, la polizia israeliana ha lanciato lacrimogeni e bombe stordenti per sgomberare l’area ma i palestinesi hanno risposto con fuochi d’artificio e pietre.
I video che circolano in rete mostrano la violenza con cui l’esercito occupante si è scagliato sui fedeli, provocando oltre 200 feriti, tra cui diversi bambini. Sono state effettuate, inoltre, decine di arresti. Da tutta la Palestina sta iniziando la mobilitazione a difesa di Al-Aqsa.
Le autorità palestinesi hanno prontamente condannato l’attacco ai fedeli. Il portavoce del presidente Mahmoud Abbas ha avvertito Israele che questa mossa «supera tutte le linee rosse e porterà a una esplosione del conflitto». Ha fatto seguito il lancio di diversi razzi dal nord della Striscia di Gaza verso Tel Aviv, in parte intercettati dal sistema anti-missile israeliano in parte caduti in aree aperte. Il complesso della moschea nella Città Vecchia di Gerusalemme est, occupata da Israele nel 1967, è già stato in passato teatro di scontri tra palestinesi e israeliani, in particolare durante il mese di digiuno musulmano del Ramadan.
Lo scorso aprile, l’esercito occupante fece irruzione nel complesso della moschea di Al-Aqsa mentre i fedeli erano riuniti per le preghiere del mattino, due giorni dopo aver arrestato centinaia di persone presenti nello stesso edifico sacro. Allora, le autorità israeliane giustificarono l’irruzione nel complesso affermando che l’obiettivo fosse quello di “facilitare le visite di routine degli ebrei al luogo sacro”. A distanza di un anno, le violenze si sono ripetute per “espellere degli agitatori”. L’associazione a difesa dei diritti umani Mezzaluna Rossa Palestinese ha riferito che i militari israeliani hanno impedito ai medici di raggiungere la moschea di Al-Aqsa, ostacolando le operazioni di soccorso.
La corrispondenza per Radio Onda d’Urto di Michele Giorgio, giornalista de Il Manifesto e direttore di “Pagine esteri” Ascolta o scarica
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