L’analisi sul quotidiano israeliano Haaretz. Le proteste per l’arresto di soldati israeliani accusati di abusi sessuali sui detenuti palestinesi mostrano la brutalità di chi grida vendetta alle violenze di Hamas
di Umberto De Giovannangeli da l’Unità
La vergogna che si somma ad altra vergogna. La vergogna per quei soldati stupratori. E per quanti in Israele li considerano degli eroi. È la Nakba d’Israele. Declinata, su Haaretz, da Gideon Levy. «Anche noi abbiamo la nostra Nakba – scrive Levy – Ed è peggiore della versione di Hamas. Dopo quello che è successo a Sde Teiman, non potremo più gridare alla crudeltà e alla barbarie della loro Nakba; la nostra non è migliore. È ancora peggiore perché è stata commessa per conto dello Stato, o almeno con il suo silenzio e la sua chiusura di un occhio. Pertanto, la Nakba di Israele è peggiore della loro Nakba». C’è un prima e un dopo in questa triste, tragica, illuminante storia.
«Lo spartiacque – rimarca Levy – è stato il 7 ottobre, quando Hamas ha dimostrato la sua barbarie. Donne, anziani e bambini sono stati uccisi a colpi di pistola o presi in ostaggio. Lo spartiacque degli orrori del 7 ottobre sono state le notizie di aggressioni sessuali e stupri. Dopo che alcune storie dell’orrore – non tutte – sono state smentite e si è scoperto che non erano corrette, le notizie sui crimini sessuali sono rimaste a definire la barbarie della Nakba. Ora abbiamo lo stupro da parte della nostra stessa Nakba. Non c’è solo il “sospetto di stupro” e non c’è bisogno di recitare il prefisso “presunto”. Qualcuno ha violentato il prigioniero palestinese che è stato portato in ospedale con l’intestino rotto e una grave ferita all’ano, e quel qualcuno gli ha fatto tutto questo per conto dello Stato. Gli stupratori erano in uniforme. Erano soldati delle forze di Difesa israeliane. Il prigioniero palestinese non si è fatto da solo, né lo hanno fatto i suoi compagni ammanettati e bendati. Sono stati i soldati dell’Idf a conficcargli il tubo. Hanno commesso questo atto in un campo di internamento militare. Lo hanno fatto per conto dello Stato. Sono più Nakba della Nakba».
«Lo spartiacque – rimarca Levy – è stato il 7 ottobre, quando Hamas ha dimostrato la sua barbarie. Donne, anziani e bambini sono stati uccisi a colpi di pistola o presi in ostaggio. Lo spartiacque degli orrori del 7 ottobre sono state le notizie di aggressioni sessuali e stupri. Dopo che alcune storie dell’orrore – non tutte – sono state smentite e si è scoperto che non erano corrette, le notizie sui crimini sessuali sono rimaste a definire la barbarie della Nakba. Ora abbiamo lo stupro da parte della nostra stessa Nakba. Non c’è solo il “sospetto di stupro” e non c’è bisogno di recitare il prefisso “presunto”. Qualcuno ha violentato il prigioniero palestinese che è stato portato in ospedale con l’intestino rotto e una grave ferita all’ano, e quel qualcuno gli ha fatto tutto questo per conto dello Stato. Gli stupratori erano in uniforme. Erano soldati delle forze di Difesa israeliane. Il prigioniero palestinese non si è fatto da solo, né lo hanno fatto i suoi compagni ammanettati e bendati. Sono stati i soldati dell’Idf a conficcargli il tubo. Hanno commesso questo atto in un campo di internamento militare. Lo hanno fatto per conto dello Stato. Sono più Nakba della Nakba».
E qui si apre il secondo capitolo, per certi aspetti, ancora più terribile del primo. Perché chiama in causa una parte non minoritaria della società israeliana. Annota Levy: «Ma non è tutto. Nel giro di una notte, i protagonisti della nostra Nakba sono diventati gli eroi del giorno agli occhi di molti israeliani e persino agli occhi di alcuni membri della Knesset e ministri del governo. Stupratori come eroi. Eroici sodomizzatori di uomini incatenati e indifesi. Come possiamo osare lamentarci della loro Nakba? Non ricordo un solo palestinese che sia stato orgoglioso degli atti di stupro della Nakba. In Israele c’è ora una parte importante del pubblico che è orgogliosa di questo barbaro stupro. Se lo meritano, sono bestie umane. Bisogna prestare attenzione alla tempesta pubblica e mediatica che si è scatenata in questo caso; essa ruota principalmente intorno alle irruzioni nel campo di internamento e nella base militare. È questa la barbarie agli occhi della maggior parte degli israeliani, non lo stupro di gruppo. Quell’atto è stato quasi dimenticato. I nostri animi non si sono accesi per le gesta della nostra Nakba, ma piuttosto per le gesta dei suoi fans».
I ruoli si capovolgono: i carnefici diventano le vittime, le vittime degli stupri oggetti di carne umana, che possono soddisfare il riposo degli “eroi” in divisa. «A quanto pare – sottolinea Levy – il prigioniero che è stato violentato non è l’unico ad aver subito un simile trattamento. Anche lo sconvolgente numero di prigionieri morti durante la detenzione e il numero di amputati non raccontano appieno la storia del male e del sadismo di Sde Teiman. La brutalità, la tortura e le condizioni disumane erano, per quanto se ne sa, accompagnate da vari tipi di violenza sessuale. Un giorno sentiremo parlare di queste violenze nel dettaglio. E allora non proveremo più vergogna. E allora capiremo e perdoneremo, e forse ne saremo anche orgogliosi. In fin dei conti, l’Idf è l’esercito più morale del mondo. Tutti lo sanno in Israele. Solo in Israele».
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