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Israele: Torture contro i minori palestinesi nelle carceri. La denuncia di Save the Children

In un rapporto pubblicato l’altro giorno, l’ong internazionale ha denunciato i trattamenti disumani inferti dal sistema carcerario militare israeliano ai minori detenuti e ha chiesto a Tel Aviv il loro immediato rilascio

L’allarmante condizione dei bambini e dei ragazzi palestinesi rinchiusi nelle carceri israeliane è al centro di un rapporto pubblicato il 29 ottobre all’ong internazionale “Save the Children”.

Sulla base delle testimonianze di 470 minori imprigionati negli ultimi 10 anni provenienti dalla Cisgiordania, il rapporto, significativamente intitolato “Defenceless” (Senza difesa), denuncia i trattamenti disumani – percosse, perquisizioni corporali, abusi psicologici, deprivazione sensoriale, isolamento, impedimento ad accedere ad un avvocato – sistematicamente inferti dal sistema carcerario militare israeliano. Secondo Save the Children, al momento della realizzazione del suo rapporto, i minori detenuti da Israele erano 160.

In genere, l’accusa che porta all’arresto – quasi sempre di notte – dei minori palestinesi è legata ad atti di resistenza contro le forze di occupazione israeliane come il lancio di pietre, che può costare una condanna fino a 20 anni di reclusione.
Dopo esser stati portati via dalle loro case ammanettati dietro la schiena e bendati, i giovanissimi detenuti vengono condotti nei centri dell’esercito israeliano dove vengono interrogati e sottoposti ad abusi – vengono costretti a stare a faccia in giù sul pavimento dei veicoli militari, vengono loro negati cibo, acqua e l’uso del bagno – e sovente aggrediti fisicamente e torturati.

«Hanno distrutto la porta d’ingresso, sono entrati nella mia stanza, mi hanno coperto il viso con un sacchetto e mi hanno portato via. Hanno detto a mio padre che sarei tornato il giorno dopo. Sono tornato dopo 12 mesi» ha raccontato un ragazzo, citato nel rapporto, che da minorenne è stato arrestato ben sei volte.
«Mi hanno arrestato mentre andavo a scuola a un posto di blocco militare. Hanno perquisito la mia borsa e mi hanno parlato in ebraico, che non capisco. Mi hanno ammanettato, buttato a terra e calpestato sulla schiena», ha raccontato invece una ragazza arrestata quando aveva solo 14 anni. Un’altra ragazza, detenuta quando aveva 15 anni, ha denunciato: «Non ti senti un essere umano in quel posto. Siamo stati trattati come animali». Un altro ragazzo, arrestato quando aveva 15 anni, ha raccontato: «Suonavano le sveglie a mezzanotte, alle 3 e alle 6, per non farci dormire a lungo, e se non ti svegliavi venivi picchiato. Sono stato picchiato più volte con bastoni di legno».

In generale, i ragazzi e le ragazze passati per le carceri israeliane hanno descritto l’esperienza della detenzione come “crudele”, “disumanizzante”, “umiliante” e “terrificante”. La ricerca mostra come l’81% abbia subito percosse fisiche; il 52% ha ricevuto minacce nei confronti di altri componenti della famiglia; l’86% è stato sottoposto a perquisizioni corporali umilianti; l’88% non ha ricevuto cure adeguate e tempestive; a metà circa (47%) è stato negato un avvocato. Circa la metà dei minori coinvolti dalla ricerca ha denunciato di essere stato tenuto in isolamento, a volte anche per molte settimane, o di non essere stato autorizzato a vedere le proprie famiglie. In alcuni casi è stato fatto credere loro che le famiglie li avessero abbandonati.

Quasi la totalità degli intervistati pensano che tutti i bambini e i ragazzi palestinesi possano finire incarcerati, ritenendolo qualcosa di inevitabile in una condizione di occupazione.

Ovviamente, afferma il rapporto, gli abusi e le torture loro inflitte durante la detenzione causano profonde conseguenze sui bambini e sui ragazzi che spesso, anche dopo il rilascio, sono afflitti da insonnia, incubi, disturbi alimentari e comportamentali, depressione, dolori e tremori.

L’ong chiede esplicitamente che il governo di Israele rispetti il diritto internazionale, ponga fine alla detenzione e ai maltrattamenti e rilasci immediatamente tutti i minori attualmente detenuti. «Minori di appena dodici anni ci hanno parlato di trattamenti veramente disumani subiti nel sistema di detenzione militare israeliano. Non c’è alcuna giustificazione per usare i cani contro i bambini, picchiarli o incatenarli a sedie di metallo. (…) I minori non dovrebbero più essere perseguiti nei tribunali militari e non c’è mai stata maggiore urgenza di rilasciare i minori, nel momento in cui questi maltrattamenti sistematici sono aggravati dalla minaccia del COVID-19 nei centri di detenzione» ha dichiarato il Direttore di “Save the Children” per il Medio Oriente, Jeremy Stoner.

Dall’inizio dell’emergenza provocata dal Coronavirus, infatti, quasi tutte le visite dei familiari ai giovani detenuti sono state proibite per ragioni sanitarie, e sono stati ridotti anche i contatti con gli avvocati, provocando ai minori ulteriori sofferenze psicologiche.

Nei mesi scorsi un altro rapporto, questa volta realizzato dal “Defence for Children International – Palestine” aveva già puntato i riflettori sulle sofferenze inflitte da Israele ai minori palestinesi. Nonostante la durezza della pandemia globale da Covid19, aveva denunciato il DCIP, l’esercito di Israele ha incrementato quest’anno gli arresti nei Territori Palestinesi Occupati: alla fine di marzo, infatti, erano 194 i ragazzi e le ragazze palestinesi detenuti. Di questi, stando ai dati forniti dal Servizio Penitenziario di Israele, solo il 28% stava scontando una condanna, mentre il 60% erano in custodia preventiva; altri erano invece in stato di detenzione amministrativa, cioè in assenza di regolare processo.
La maggior parte di loro aveva tra i 16 e i 17 anni, mentre 30 avevano solo 14-15 anni. Ancora, il 70% dei giovanissimi detenuti lo era in carceri di Israele, in violazione dell’articolo 76 della quarta Convenzione di Ginevra che stabilisce che, in caso di detenzione da parte di una potenza occupante, il recluso ha il diritto di rimanere nella zona occupata.
Secondo il DCIP, ogni anno le forze di occupazione israeliane arrestano dai 500 ai 700 minori palestinesi. Dai 16 anni in poi i minori palestinesi vengono processati e giudicati come adulti dai tribunali militari, contrariamenti ai giovani israeliani che invece possono essere considerati adulti solo dai 18 anni in su e comunque giudicati sempre dalle corti civili.

Marco Santopadre

da Nena News