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Kazakhstan: manifestazioni contro la guerra

In Kazakhstan nei giorni scorsi migliaia di persone hanno animato un meeting di solidarietà con il popolo ucraino. Molte le persone giovani presenti, nonostante il paese centro-asiatico arrivi da un periodo di proteste caotico e turbolento

di Francesco Brusa

C’è l’indignazione: «Putin dev’essere processato», dicono alcuni cartelli. Ma c’è anche ironia: «Ti prego, smettila di aiutarci», recitano altri con riferimento alle giustificazioni da parte del presidente russo per cui la guerra in Ucraina sarebbe un’operazione di sostegno e supporto alle popolazioni del Donbass e della Crimea. Nei giorni scorsi, anche in Kazakhstan migliaia di persone sono scese in strada contro l’invasione.

Abbiamo chiesto alla giornalista del sito d’informazione Kz.media Oksana Makushina di raccontarci come è andata la manifestazione di domenica nella città di Almaty, il centro più popoloso della repubblica centro-asiatica e teatro lo scorso gennaio di proteste e caotici scontri.

Hai partecipato alla manifestazione contro la guerra di domenica? Ci puoi descrivere quello che hai visto?

Sì, assieme ad altre persone mi sono recata a un meeting contro la guerra che si è tenuto ad Almaty. È importante specificare intanto che per organizzare un meeting qui in Kazakhstan è necessario avere l’autorizzazione da parte della autorità. E la nostra amministrazione non ha acconsentito al fatto che la manifestazione si tenesse in piazza. Per questo ciò che abbiamo fatto è trovare un piccolo spiazzo, in uno specifico quartiere residenziale vicino agli appartamenti e ai parchi, in cui ci è stato consentito condurre una “azione” di protesta. Si tratta di un quartiere lontano dal centro della città.

Non è semplice capire quante persone abbiano partecipato. Inizialmente si è parlato di 2mila persone, poi si è ipotizzato che potessero essere anche 3mila o 4mila. Quello che posso dire è che la maggior parte dei partecipanti erano giovani. Si tratta di un fatto abbastanza inedito per il nostro paese, dal momento che negli ultimi anni la maggior parte delle azioni di piazza erano portate avanti da persone avanti con gli anni, soprattutto “pensionati”. I più giovani invece erano più che altro apolitici.

Ma è vero che a partire dal 2019 c’è stato un processo di maggiore coinvolgimento delle persone giovani nelle dinamiche politiche. E penso che quello che abbiamo visto oggi (domenica, ndr) sia in qualche modo il risultato di questa tendenza. Interessante notare come mano a mano che la manifestazione è andata avanti – dal mio punto di vista – è diventata sempre più sentita e partecipata dal punto di vista emotivo per chi era presente.

Pensi che i fatti di gennaio abbiano influenzato questa protesta? Le persone hanno più paura a scendere in piazza?

È chiaro che alla manifestazione di domenica hanno partecipato anche persone che erano attive durante le proteste di gennaio. Ma, in generale, mi sento di dire che il meeting contro la guerra è stato più partecipato da persone di origine russa e ucraina, mentre a gennaio scendevano in piazza soprattutto kazaki.

Contrariamente alle aspettative, comunque, in generale sembrerebbe che l’atteggiamento delle autorità rispetto alle manifestazioni sembrerebbe non essere cambiato di molto: tendono a non autorizzarne alcune e ad autorizzarne altre, più o meno come prima. Per i cittadini, il punto è sempre un po’ questo: se non si tratta di meeting autorizzati, c’è molta paura a manifestare per strada.

In generale, la società kazaka è solidale con la popolazione ucraina?

Io osservo una divisione interna. C’è una parte di popolazione contro la guerra, a sostegno dell’Ucraina, e un’altra che supporta invece la Russia e le azioni di Putin. È altrettanto vero che nel primo “gruppo” c’è una composizione mista: si possono trovare kazakhi, ucraini e russi, nel secondo si tratta quasi soprattutto di persone di origini russa. Dal mio punto di vista, concordano acriticamente con tutto quello che dice la televisione russa.

Le autorità, invece, ufficialmente sostengono un ruolo neutrale per il proprio paese. Intanto. Molti attivisti per i diritti civili e giornalisti hanno invece organizzato raccolte di aiuti per il popolo ucraino.

 Qui un video della protesta