Prendono di mira qualunque fascia di età, non facendo però i conti con l’autodeterminazione delle donne a decidere del proprio corpo e del proprio futuro, decise a non farsi schiacciare da una cultura puramente patriarcale. Le donne curde si ribellano, da molto tempo hanno creato gruppi armati in difesa della popolazione e in particolare delle donne, le YPS-JIN, gruppo di autodifesa delle donne.
È di pochi giorni fa il tentativo di stupro di un militare ai danni di una ragazzina di 13 anni, salvatasi grazie alle urla che hanno richiamato l’attenzione dei vicini di casa, che hanno da prima messo in fuga il militare e poi cercato e trovato l’uomo in questione.
Dopo i fatti di Sirnak le YPS-JIN hanno dichiarato che “A Şırnak un ufficiale ha commesso violenza sessuale contro una ragazza curda di 13 anni. È un attacco a tutte le donne e ai valori del Kurdistan. In Kurdistan lo stupro e la molestia sessuale sono diventati espressione del fascismo turco. Come donne dobbiamo essere consapevoli di questa realtà. La nostra identità, la nostra terra e i nostri corpi appartengono a noi e qualsiasi resistenza per proteggerli è legittimata.
“Dobbiamo esercitare il diritto all’autodifesa”
Diritto all’autodifesa che ancora tutt’oggi viene visto come terrorismo da parte di uno stato turco pronto a tutto pur di schiacciare una popolazione che si ribella da sempre all’oppressione.
A farne le spese delle violenze dei militari non sono solo le donne però. I militari, sempre più spesso colpiscono giovani ragazzi o ragazze senza motivo, aprendo il fuoco su di loro, senza che questi stiano creando un reale pericolo alle loro vite, come denuncia il caso del quindicenne Azat Bağa, intento a far pascolare le pecore, raggiunto da proiettili esplosi da militari turchi e adesso ricoverato in ospedale lotta tra la vita e la morte.
da InfoAut