“Se io stesso fossi un giusto, forse non ci sarebbe neppure il delinquente davanti a me” (Dostoevskij)
Non dovrei essere io a ricordare che la durata delle limitazioni della libertà dovrebbe essere proporzionale alla necessità di recupero, piuttosto che alla gravità della violazione.
L’altra sera, in una trasmissione televisiva, ho ascoltato che i detenuti condannati per mafia anche se in fin di vita non dovrebbero mai uscire. Oltretutto alcune di queste affermazioni sono state dette da magistrati, che dovrebbe essere i garanti della Costituzione e dalla legge. Forse è il caso di ricordare anche a loro che l’articolo 27 della Costituzione recita che la pena ha una “funzione rieducativa” e si pensa che sia per tutti, quindi anche per il peggiore criminale che, se non viene messo a morte, ha diritto al futuro, o se gravemente ammalato, ha diritto di morire circondato dagli affetti familiari. (In tema di differimento dell’esecuzione della pena: “Per la concessione è sufficiente che l’infermità sia di tale rilevanza da far apparire l’espiazione in contrasto con il senso di umanità cui fa riferimento l’articolo 27 della Costituzione”. Cass. Pen. Sez. I – 1994 – Conti.)
Se la nostra Costituzione non piace non rimane che cambiarla e ripristinare la pena di morte, ma fin quando è in vigore va rispettata.
C’è da dire però che queste trasmissioni televisive rispecchiano nella stragrande maggioranza dei casi l’opinione pubblica, perché una laureanda, con cui sto collaborando per la sua tesi, ha fatto un sondaggio nel quartiere dove abita e ha raccolto queste affermazioni:
“Benefici? Già in carcere fanno la bella vita e vogliono pure i benefici? Hanno vitto e alloggio gratis, io invece lavoro tutto il giorno e con lo stipendio non arrivo a fine mese.”
“Gli assassini non hanno diritto ad avere un’altra possibilità perché le persone che hanno ucciso non avranno una seconda possibilità perché ormai sono morte. Quindi è giusto che chi ha ucciso non abbia una seconda possibilità.”
“In carcere hanno tutte le comodità e hanno tutto gratis. Noi qui fuori se vogliamo qualcosa ce lo dobbiamo pagare e fare tanti sacrifici.”
“È pericoloso rimettere in libertà gli assassini, c’è un alto rischio che commettono di nuovo reati.”
“Con la pena di morte soffrirebbero solo nell’attimo della morte, quindi sarebbe troppo facile. Se con l’ergastolo soffrono tutta la vita meglio così.”
“Vogliono benefici? Non lavorano, li manteniamo noi con le nostre tasse e loro vogliono pure altri benefici?”
“Non basta una vita per pagare quello che hanno fatto.”
“Oggi giorno in carcere non si soffre più, non è più come una volta, oggi il carcere è meglio di un albergo a 5 stelle. Nel carcere ormai sono i detenuti a comandare e le guardie succubi.”
“Se al posto dell’ergastolo gli dai solo 30 anni, poi in realtà ne faranno molti meno e non è giusto.”
“I detenuti fanno le vittime e dicono che è colpa della società ma non è vero, è troppo facile scaricare la colpa sulla società. Anch’io ho avuto una brutta vita, lavoro da quando ho 13 anni perché mio padre era morto. Eppure non sono andato a fare rapine, ho scelto la vita onesta e sono andato a lavorare a 13 anni. “
Commentare queste affermazione non è facile, posso solo dire:
“A molti di noi non è stata chiesta la possibilità di scegliere.”
“A volte una possibilità, una sola, ti può cambiare la vita.”
“Il condizionamento può essere psicologico, culturale, ambientale e, perché no, si può scegliere di fare il delinquente anche per fame.”
“Molti di noi non hanno mai avuto una vera alternativa, come l’hanno avuta certi colletti bianchi.”
“Si può essere criminale ed essere anche un buon padre, un ottimo marito, un buon amico e un onesto criminale, mentre si può essere un buon cittadino ed essere un cattivo padre, un marito infedele ed un disonesto buon cittadino.”
“Penso che tutti abbiano dentro di noi del buono e del cattivo e io credo che tutti siano più buoni che cattivi e anche se non fosse vero mi piace pensarla così.”
Infine ricordo a quei buoni cittadini che hanno risposto in questo modo che Gesù diceva a Pietro: Perdonare sempre, perdonare tutti, perdonare una infinità di volte, giacché non esistono uomini senza peccato e perciò nessuno è in grado di punire e condannare, “per sempre”. Per sempre lo aggiungo io.
Carmelo Musumeci