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La battaglia di Cardinal Capranica

Dopo un’interminabile notte nel quartiere romano di Primavalle, arriva lo sgombero dell’occupazione abitativa di Via Cardinal Capranica. In assenza di reale alternative per i nuclei familiari residenti nello stabile, l’atto di forza segna l’apertura della campagna politica contro le occupazioni e gli spazi e l’avvio di una nuova fase della politica salviniana

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La scena è quella degna di un teatro di guerra: 37 blindati, 2 carri con idranti, decine di volanti, un elicottero e camion dei vigili urbani, decine e decine tra poliziotti, carabinieri, guardi di finanza e pompieri. Uno spiegamento di mezzi e uomini mobilitato per sgomberare un’occupazione in cui abitano 78 nuclei familiari, 300 persone tra cui disabili e 80 minori, all’interno di un edificio pubblico di proprietà del Comune di Roma. Una sproporzione di forze inutile quanto spaventosa che mostra però meglio di ogni altra cosa il segno e la natura politica di un’azione come quella accaduta tra la notte del 14 e la mattina del 15 luglio nel quartiere romano di Primavalle: non giustificata da alcun problema di ordine pubblico, accanitamente perseguita nonostante le istituzioni deputate non avessero provveduto alla dovuta ricollocazione dei nuclei familiari, lo sgombero di Cardinal Capranica appare per quello che è, un atto militare che inaugura una campagna politica in grande stile da parte del Ministro Matteo Salvini e che vede nella città di Roma un campo di battaglia e una terra di conquista.

Quello di Cardinal Capranica era uno sgombero annunciato da tempo. Arrivato dopo inconcludenti trattative istituzionali nelle quali era stata posta sul tavolo la ricerca di soluzioni abitative per i nuclei familiari. Lo scorso 10 luglio i movimenti per il diritto all’abitare avevano ottenuto un incontro alla Regione Lazio dal quale era uscita una nota congiunta di tutti i gruppi consiliari (eccetto quelli di centro-destra) indirizzata alla Prefetta e finalizzata proprio a sospendere lo sgombero imminente per favorire il reperimento di soluzioni adeguate. Nonostante queste non siano mai arrivate e la stessa circolare del ministro Salvini prevedesse la possibilità di sgomberi solo a patto che vi fossero alternative abitative per gli occupanti, con un atto di forza l’intero processo di negoziazione è stato fatto saltare.

Ma ricostruiamo i fatti. Alle 22 e 30 di domenica 14 luglio, le forze dell’ordine arrivano agli ingressi di Via di Cardinal Capranica, perimetrando e isolando la zona attorno all’occupazione abitativa. La mossa non è stata sapientemente architettata: per le 5 della mattina successiva infatti era stata lanciata un’iniziativa pubblica dai movimenti per il diritto all’abitare e dalla rete “Roma non si Chiude” per frapporsi fisicamente tra l’occupazione e la polizia attraverso un ”muro popolare”.

Appena è circolata in rete la notizia dell’arrivo dei blindati della polizia a chiudere militarmente la zona ed impedire l’assembramento davanti a via di Cardinal Capranica delle 5 del mattino, centinaia di persone hanno raggiunto le vie lasciate libere dalle forze dell’ordine per concentrarsi poi a Via Pietro Bembo fin dalle ore 23 della sera. Il presidio autoconvocato è proseguito tutta la notte, con uno sforzo enorme da parte dei cittadini, attivisti e occupanti accorsi che hanno dovuto fare diverse spole per potersi rifornire di acqua, caffè e qualche alimento.

Nel frattempo all’interno dell’occupazione divisa dal presidio da diverse linee di mezzi e di uomini della polizia, gli occupanti preparavano la resistenza erigendo barricate all’entrata della strada e protezioni nell’edificio. La situazione di stallo si è protratta per più di 6 interminabili ore, fin quando alle prime luci dell’alba con il trasferimento di decine di nuovi blindati, macchine della polizia e due idranti, la presenza notturna si è trasformata in un vero e proprio assedio.

Circa alle 6 di mattina è giunta sul posto l’Assessore alle Politiche Sociali Laura Baldassarre: il Comune di Roma, in una situazione surreale di sfiancante attesa e lampeggianti ininterrottamente accesi, ha prima affermato di disporre di un piano di collocazione dei nuclei in stato di necessità per poi – alla fine di un’estenuante negoziazione nella quale gli occupanti hanno rifiutato di condurre individualmente la trattativa – svelare le carte di una proposta pressoché inesistente e irricevibile. Da lì, l’ultimatum che ha aperto la strada all’ingresso dei mezzi e allo sgombero forzato dello stabile.

Mentre gli occupanti resistevano a lungo e con tutti i mezzi che avevano a disposizione, il presidio all’esterno ha deciso di partire con un corteo selvaggio per bloccare, in segno di solidarietà, una delle piazze centrali del quartiere. La mobilitazione proseguirà a Montecitorio a partire dalle ore 16 nel presidio lanciato dalla rete “Restiamo Umani” contro l’approvazione del Decreto Sicurezza Bis.

Con l’azione di oggi si dà inizio alla stagione degli sgomberi più volte annunciata, e al contempo si inaugura un nuovo salto politico del progetto salviniano: l’uso degli sgomberi – tanto nei confronti delle occupazioni abitative quanto nei confronti dei centri sociali – sarà la via principale con la quale il Ministro degli Interni proverà a lanciarsi nella conquista della città di Roma, utilizzando le forze di polizia per assediare la Giunta Raggi e spaccare la compagine grillina sul piano del legalitarsimo. Ma non solo: nella guerra dichiarata contro i pericolosi “violenti” delle occupazioni e degli spazi sociali è contenuto l’intento di far preventivamente fuori gli spazi di organizzazione dell’opposizione al governo, di risolvere autoritariamente la questione sociale animata direttamente dai poveri e spostare il fuoco della comunicazione mediatica su fronti più sicuri e meno scivolosi rispetto ai casi nazionali e internazionali di corruzione, ai colpi subiti sulla politica dei porti chiusi e al precarissimo e impopolare equilibrio delle politiche di bilancio.

da DinamoPress

Foto di copertina e gallery di Daniele Napolitano