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La beffa del Ministero degli Interni alla famiglia Aldrovandi

I quattro agenti che uccisero Federico rientreranno in servizio nel 2014. La decisione sarebbe già stata presa
Una mano stringe quelle di Lino e Patrizia, magari dà un buffetto a Stefano. E l’altra firma il rientro in qualche questura dei quattro assassini delle volanti di Via Ippodromo.
Gli agenti condannati a 3 anni e 6 mesi per l’uccisione di Federico Aldrovandi potrebbero rientrare in servizio ad inizio 2014. Lo dicono alle agenzie fonti sindacali non meglio specificate. Il procedimento aperto nei loro confronti dalla Commissione disciplinare del Dipartimento della Pubblica Sicurezza si sarebbe chiuso a fine gennaio con una provvedimento di sospensione di 6 mesi dal servizio. I quattro agenti, non appena avranno scontato lo scampolo di 6 mesi di condanna (tre anni sono coperti dall’indulto), e dunque a giugno, verrebbero sospesi dal servizio per 6 mesi. Sospensione che consentirebbe loro di rientrare nell’amministrazione ad inizio 2014. In base al regolamento di polizia, quando le condanne riguardano reati colposi (gli agenti accusati della morte di Aldrovandi sono stati condannati in via definitiva per eccesso colposo nell’omicidio colposo del giovane) per i poliziotti è prevista la sospensione dal servizio e non la radiazione.
Le motivazioni delle condanne e il contegno dei quattro raccontano una storia diversa. I giudici hanno ravvisato elementi di sconsideratezza nel “controllo” di polizia e non hanno trovato nemmeno un appiglio di «meritevolezza» o di «ravvedimento» per la concessione di pene alternative o delle attenuanti generiche, i giudici – anzi – hanno messo nero su bianco l’esistenza di piani di depistaggio che hanno coinvolto altri pezzi della questura di Ferrara e di una zona d’ombra inquietante nei fatti di quel 25 settembre 2005 all’Ippodromo di Ferrara.

Diventa amarissimo il sapore delle dichiarazioni ufficiali dei piani alti del Viminale, della prefettura e della questura ferrarese. Diventa farsesco lo sproloquio delle sigle sindacali che hanno preso le distanze dai colleghi che hanno voluto manifestare sotto le finestre di Patrizia. Diventa grottesco il “pellegrinaggio” di pezzi di politica e la loro corsa per farsi fotografare accanto a una famiglia di Ferrara che, con un po’ di «maledetti bastardelli» (parole del leader del Coisp), hanno aperto una breccia nel muro di gomma che di solito si alza sui casi di malapolizia.
E’ una forza ormai inarrestabile nella società, la manifestazione di ieri ci racconta questo (continua a leggere su popoff)
 
Checchino Antonini