La Cassazione argentina: «Bertulazzi è un rifugiato»
- marzo 21, 2025
- in anni '70, misure repressive
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Per la seconda volta la Cassazione federale dell’Argentina ha ribadito che l’ex Br Leonardo Bertulazzi, attualmente ai domiciliari con un bracciale elettronico, deve essere liberato perché non ha perso lo status di rifugiato politico. L’ultima parola spetta di nuovo al primo grado
di Mario di Vito da il manifesto
Per la seconda volta la Cassazione federale dell’Argentina ha ribadito che l’ex Br Leonardo Bertulazzi, attualmente ai domiciliari con un bracciale elettronico, deve essere liberato perché non ha perso lo status di rifugiato politico. Adesso la palla torna ai giudici di prima istanza, che dovranno rispondere alla richiesta di scarcerazione avanzata dai legali del 73enne italiano tenendo conto di quanto evidenziato dalla massima autorità giuridica del paese.
Il rimpallo va avanti dallo scorso agosto, quando lo status di rifugiato politico ottenuto nel 2002 da Bertulazzi era stato revocato ed erano scattati gli arresti perché su di lui pende una richiesta di estradizione dall’Italia, dove deve scontare una pena a 27 anni per il sequestro di Pietro Costa del 1977 e banda armata. Già alla fine di novembre la Cassazione aveva evidenziato che, essendoci un ricorso pendente davanti al Conare (il Consiglio nazionale per i rifugiati), non si può ancora dare alcun consenso all’estradizione, ma il primo grado aveva lo stesso detto no alla liberazione. Su tutto questo pende una riforma varata dal presidente Javier Milei lo scorso ottobre, che prevede la revoca dell’asilo a chi è accusato di terrorismo. Il caso di Bertulazzi, però, è in discussione da prima e quindi la norma non dovrebbe riguardarlo. Almeno in linea teorica, perché il Conare non si è ancora espresso e non ci sono tempi certi su quando lo farà.
Parallelamente corre anche il ricorso sull’estradizione: la difesa dell’italiano ha tempo fino al primo di aprile per presentarlo alla Cassazione. Tre settimane fa, il tribunale di primo grado aveva detto sì alla richiesta italiana soprattutto sulla base del fatto che il pm di Genova Enrico Zucca, il 9 settembre scorso, ha fatto arrivare a Buenos Aires una lettera in cui afferma che non si opporrà nel caso in cui Bertulazzi chiedesse un nuovo processo. Il dettaglio è decisivo: la giustizia argentina non riconosce i processi che si sono svolti in contumacia e questa assicurazione avrebbe persuaso i giudici argentini a dare il loro assenso al rimpatrio dell’ex Br fuggito dall’Italia nel 1980, prima cioè che le sue vicende arrivassero in tribunale. Il problema è che, al netto della posizione che prenderà la procura, la decisione finale sul nuovo giudizio spetterà a un giudice. E su questo non possono esistere garanzie.
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