La Corte Europea assolve l’Italia per l’omicidio di Carlo Giuliani.
I primi commenti alla sentenza:
Paolo Ferrero (segretario nazionale PRC): “Voglio esprimere tutto il mio sdegno e la mia tristezza per la sentenza della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo relativa alla morte di Carlo Giuliani. La sentenza di assoluzione per l’Italia, assunta a maggioranza dai giudici, è una vergogna visto il modo indecente e criminale in cui venne gestito il tema dell’ordine pubblico da parte del ministero degli interni nelle giornate di Genova.” (video)
“Lo Stato italiano ha preteso e ottenuto l’assoluzione per la repressione nelle piazze di Genova, che -oltre ai pestaggi e alle torture- ha portato anche all’uccisione di Carlo Giuliani: giustizia non è fatta” ha dichiarato Gigi Malabarba di Sinistra Critica, dopo la sentenza della Corte europea. “Tuttavia, pur nella vergogna dell’assoluzione, c’è una ratio: fu a livello dell’Unione europea e degli Stati uniti che furono definite le modalità di intervento nei confronti del movimento No global, come gli ‘anticipi’ nelle violenze contro i manifestanti a Napoli a marzo e a Goteborg a giugno hanno dimostrato. E l’affidamento della catena di comando a Gianni De Gennaro contemplava tutte le brutalità che si sono dispiegate a Genova nel luglio 2001″.”Come lo Stato italiano, così la giustizia europea si conforma a quelle decisioni politiche che, purtroppo è bene ricordarlo, trovarono un consenso bipartisan. Penso sia giusto, come sostiene la famiglia Giuliani, ricorrere ulteriormente al tribunale civile perchè troppe sono le incongruenze nella vicenda dell’uccisione di Carlo. Ancora una ragione in più per manifestare a Genova, a dieci anni di distanza, la verità politica che tutti conosciamo: è lo Stato che ha armato la mano di chi ha ucciso in quella piazza!” conclude Malabarba.
Vittorio Agnoletto: La sentenza della corte di Strasburgo è estremamente grave perché legittima il rifiuto delle istituzioni italiane di ricercare la verità sulla morte di Carlo Giuliani. Lo Stato italiano ha avuto paura ad affrontare un pubblico dibattimento in un’aula giudiziaria. Infatti dove i processi hanno potuto svolgersi le conclusioni non hanno lasciato dubbi sulle responsabilità delle forze dell’ordine nella gestione dell’ordine pubblico e in gravi atti di violenza: 44 tra forze dell’ordine, guardia di finanza e personale sanitario condannati per le torture di Bolzaneto, 24 poliziotti condannati per la notte cilena della Diaz, numerosi altri poliziotti condannati per violenze di strada a carico di pacifici manifestanti, oltre alla condanna per istigazione alla falsa testimonianza dell’allora capo della polizia.
Il processo per la morte di Carlo Giuliani avrebbe potuto far emergere delle verità “scomode” e ulteriori gravi responsabilità su chi allora gestì l’ordine pubblico; oltre a verificare se fu effettivamente Placanica a sparare o se il giovane carabiniere fu utilizzato per coprire la responsabilità di qualcuno ben più alto in grado.
La Corte di Strasburgo con la sua sentenza ha coperto questa omertà di Stato.
La decisone della Corte risulta ancora più inaccettabile alla luce della sentenza dei giudici genovesi nel processo dei 25: in quella sentenza i magistrati hanno definito “ingiustificato e illegittimo” l’attacco dei carabinieri al corteo autorizzato delle tute bianche, attacco in seguito al quale fu ucciso Carlo Giuliani. Se l’attacco fu ingiustificato a maggior ragione avrebbe dovuto essere aperta un’inchiesta sulle responsabilità nella gestione dell’ordine pubblico.
Sorge spontanea la domanda su quanto peso abbia avuto la realpolitik sulla sentenza della Corte. Patetica risulta la pretesa dei rappresentanti del governo di oggi e di allora e di alcuni sindacati di polizia di utilizzare la sentenza odierna per cambiare la realtà di quanto avvenne in quelle giornate genovesi. Resta una semplice verità oggi ai massimi vertici dei nostri servizi segreti e delle forze dell’ordine vi sono persone condannate in appello per reati gravi: le loro dimissioni restano un obbligo morale e politico
Con la sentenza di oggi “e’ molto grave che, ancora una volta, siano stati delusi e ingannati i giovani che attendono giustizia”. Cosi’ Don Andrea Gallo, fondatore della Comunita’ di San Benedetto al Porto commenta con l’Agi la sentenza della Corte Europea dei diritti umani di Strasburgo che assolve l’Italia dalle accuse di avere responsabilita’ nella morte di Carlo Giuliani, avvenuta in Piazza Alimonda il 21 luglio del 2001, durante gli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine.
Una sentenza che “lascia molto perplessi” “Sono trascorsi dieci anni, ma il punto centrale – ha aggiunto – e’ che e’ mancata una commissione parlamentare di inchiesta, nonostante le tante richieste perche’ si facesse chiarezza. Il Parlamento ha latitato paurosamente. Questo e’ il punto centrale. Inoltre, il processo relativo alla morte di Carlo in Piazza Alimonda e’ stato chiuso velocemente e vergognosamente.
L’anno scorso – ha aggiunto Don Gallo – la magistratura in Corte d’Appello ha dato un forte segnale positivo, riconoscendo le responsabilita’ delle forze dell’ordine. Non so quindi come si possa affermare che il Governo non ebbe responsabilita’.
Bastava venire a Genova in quei giorni – ha concluso Don Gallo – per vedere il porto chiuso, l’aeroporto presidiato, le stazioni ferroviarie bloccate, i negozi barricati e una citta’ blindata, militarizzata, con episodi di ‘squadrismo di Stato’, culminati nelle torture perpetrate all’interno della caserma di Bolzaneto ai danni dei manifestanti arrestati, fino all’irruzione alla scuola Diaz”
Sulla sentenza emessa oggi dalla corte Europea in merito ai fatti del G8 di Genova del 2001, è intervenuto oggi anche l’ex leader della rete Noglobal di Napoli Francesco Caruso. “Una sentenza vergognosa –ha commentato- l’ultimo tassello di un sistematico tentativo da parte degli apparati giudiziari di insabbiare le responsabilità politiche e materiali dell’assassinio di Carlo. Non e’ nelle aule dei tribunali che si riscrive la storia: i fatti del g8 di Genova non vivono nelle sentenze giudiziarie, ma nella memoria collettiva di chi ha vissuto e subito la violenza di stato durante il g8. Anche per questo torneremo a Genova in occasione del decennale della morte di Carlo, non per commemorare il passato ma per costruire un futuro di lotte contro il neoliberismo: a dieci anni dal controg8 –ha poi concluso- la crisi mondiale rafforza la nostra convinzione che un altro mondo non solo e’ possibile, ma e’ sempre più necessario”.