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La deriva fascista e l’antifascismo necessario

L’antifascismo non è negoziabile e non è una opinione fra le molte, ma il fondamento della Repubblica nata dalla Resistenza. Per questo le parole con cui la preside Savino ha stigmatizzato l’aggressione fascista davanti al liceo Michelangiolo a Firenze, non a caso censurate dal ministro dell’istruzione, devono essere sentite come proprie da ogni cittadino e dalle istituzioni.

di  Alessandra Algostino

L’antifascismo non è negoziabile e non è una opinione fra le molte: l’antifascismo è il fondamento della Repubblica nata dalla Resistenza, ne esprime l’essenza, ne costituisce i pilastri portanti, attraversa tutta la Costituzione come legge suprema e progetto di società.

La prepotenza del Ministro dell’Istruzione Valditara nel rispondere alla preside Savino, lungi dallo smentire la «deriva fascista e autoritaria» se mai la conferma, e si aggiunge alla mancata condanna, che avrebbe dovuto essere inequivocabile e immediata, degli attacchi squadristi nei confronti degli studenti fiorentini. È l’ultimo di una serie di segnali preoccupanti. Mi limito a ricordare, sul piano legislativo: a) il decreto-rave (decreto legge n. 162 del 2022), con la sua arrogante noncuranza per principi basilari dello Stato di diritto, il cui lascito è un nuovo reato – l’art. 633 bis codice penale – teso, anche se modificato, a stigmatizzare, oltre che punire, manifestazioni alternative e dissenzienti; b) il decreto legge n. 1 del 2023, una norma-bandiera contro i migranti e contro la solidarietà, dagli evidenti profili di incostituzionalità; c) la crociata contro il reddito di cittadinanza e una legge di bilancio dall’impronta classista. Si agisce sul dissenso, sui migranti (razzismo), sul conflitto sociale.

I provvedimenti e le politiche citate si inseriscono quindi nel nazionalismo conservatore, autoritario e neoliberista del discorso del 25 ottobre 2022 di Giorgia Meloni alle Camere  e riecheggiano nella distorsione e rivisitazione della storia, come nell’arroganza irrispettosa di ogni senso delle istituzioni democratiche (a partire dalle esternazioni del presidente del Senato Ignazio La Russa).

Si precisa: non vi è discontinuità rispetto alle legislazioni precedenti in tema di sicurezza, che, da anni, restringono gli spazi del dissenso, così come rispetto alle politiche di esternalizzazione e chiusura delle frontiere, e nemmeno in relazione al rispetto di un’agenda neoliberista e di posizioni atlantiste. Tuttavia, rievocazioni storiche distorte e politiche sempre più apertamente autoritarie e razziste, fanno paura. Consideriamo che si innestano in un contesto di crisi e disagio, nel dilagare di un’apatia e un’acquiescenza favorite da un sistema politico che non propone alternative, con il supporto di un’informazione prona e una neutralizzazione del senso critico: c’è di che preoccuparsi.

In un Paese democratico e antifascista, le parole della preside Savino devono essere sentite come proprie da ogni cittadino e dalle istituzioni: l’antifascismo deve essere pratica quotidiana nella costruzione di una democrazia pluralista, conflittuale e sociale.

da Volere la Luna

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