La destra produce mostri: sette anni di carcere per chi lotta per il diritto all’abitare
- giugno 21, 2024
- in lotte sociali
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Il ddl sicurezza è il catalogo delle misure repressive della destra al governo. Il provvedimento potrebbe andare in aula già dalla prossima settimana
di Giuliano Santoro da il manifesto
Il ddl sicurezza è il catalogo delle misure repressive della destra al governo. Il testo era stato presentato a novembre ed è attualmente in discussione in commissione giustizia alla Camera. La maggioranza punta ad andare in aula già dalla prossima settimana, relatrice Augusta Montaruli di Fratelli d’Italia. Presa dalla sindrome ossessiva panpenalistica, la destra ha aggiunto temi di settimana in settimana con l’ansia di inseguire le emergenze che si sono succedute. Adesso deve ancora sciogliere alcuni nodi, come la castrazione chimica per gli stupratori o l’obbligo di prediche in italiano nelle moschee, mentre pare destinata ad avere il via libera la stretta sulla cannabis light contenuta in un emendamento del governo.
Nel frattempo, in commissione si discute di occupazioni di case. Del resto, sono anni che per pigrizia giornalistica o pura malafede la grancassa dei media mainstream associa queste pratiche collettive agli abusi individuali di chi sottrae con l’intimidazione una casa al legittimo assegnatario. Ecco allora che la sicurezza targata Meloni interviene come una mannaia. L’articolo 8 modifica il codice penale in forme preoccupanti che disegnano un accanimento contro chi si mobilita per il diritto alla casa già denunciato nei mesi scorsi dal relatore Onu che si occupa di questi temi.
Gli attivisti potranno essere perseguiti con pene che vanno dai due ai sette anni. «Vogliono imbavagliare le lotte e la solidarietà» dice la la segretaria di Unione inquilini Silvia Paoluzzi. Dal sindacato sottolineano che nel decreto cosiddetto «Salva casa» del ministro delle infrastrutture Matteo Salvini (che ha anche la delega alle politiche abitative) non c’è nulla a sostegno dei precari della casa, né alcuna misura che interviene sulla povertà dilagante. Al contrario, in questo ddl c’è «tutto il disprezzo per i poveri». Il giro di vite pare pensato apposta per colpire le forme di lotta storiche dei movimenti per il diritto all’abitare: potrà colpire chi occupa immobili sfitti e chi decide di organizzare un picchetto anti-sfratto per tutelare un inquilino in difficoltà: verrebbe colpita la forma più immediata ed elementare di solidarietà reciproca che si sviluppa da sempre tra inquilini. «Vorremmo sapere – chiede Paoluzzi – chi risarcisce le famiglie, utilmente collocate nelle graduatorie e che rimangono, spesso per tutta la vita, senza una risposta? Chi viene chiamato in causa per le decine di migliaia di case popolari vuote e non assegnati? Quali sanzioni vengono inflitte, come invece avviene in altri paesi europei, a chi lascia il patrimonio (sia pubblico che privato) vuoto, spesso abbandonandolo al degrado? L’ossessione delle destre è la guerra ai poveri e a chi si batte per i diritti, soprattutto i diritti sociali e i diritti umani».
Il M5S ha presentato un emendamento, bocciato, per abrogare le norme anti-rave con le quali ha debuttato l’esecutivo. «Affrontare la questione abitativa in maniera meramente repressiva è un errore palese che non porta ad alcun risultato – afferma dai 5 Stelle Enrica Alifano – quello che manca e che il governo non mette sono le risorse. Ci sono centinaia di migliaia di famiglie che hanno bisogno di una casa, ci sono molti immobili vuoti ma servono fondi pubblici per metterli a disposizione di chi ne ha bisogno».
Per il capogruppo di Avs in commissione giustizia Devis Dori «La febbre securitaria della destra produce mostri». Dori concentra la sua critica all’estensione incontrollata del cosiddetto «Daspo urbano». Si tratta del provvedimento amministrativo che inizialmente era stato pensato per gli ultras delle curve calcistiche e che poi (nel 2017, col governo Gentiloni, quando ministro dell’interno era Marco Minniti) in nome della difesa del «decoro» e anche qui sulla scia emotiva di singoli casi di cronaca era stato esteso anche alle politiche della sicurezza più in generale: ne hanno fatto le spese qualche settimana fa alcuni attivisti bolognesi. «Basta una denuncia negli ultimi cinque anni per alcuni reati, anche contro il patrimonio, per poter essere sottoposto al Daspo del Questore, con la limitazione di diritti costituzionali – denuncia Dori – Non bisogna neanche aspettare una sentenza non definitiva. Eccoli qui i garantisti che abrogano l’abuso d’ufficio. La polizia si sostituisce alla magistratura». Critiche anche dal Partito democratico: il capogruppo in commissione Federico Gianassi parla di «norme pericolose che criminalizzano il dissenso».
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