Già solo l’annuncio della Fandango di produrre un film sulla Diaz suscita le perplessità di chi, quella notte, fu protagonista involontario della mostruosa montatura del Viminale. «La violenta irruzione della polizia del 21 luglio 2001 produsse decine di feriti, 93 arresti sulla base di prove false e sfociò in 25 condanne in secondo grado per funzionari e altissimi dirigenti di polizia – ricordano Vittorio Agnoletto, Lorenzo Guadagnucci, Haidi e Carlo Giuliani ed Enrica Bartesaghi – Domenico Procacci, fondatore della Fandango, ha informato di essere in attesa di incontrare Manganelli. Perché non ha fatto altrettanto con noi? Siamo sconcertati dalla sua scelta di mostrare preventivamente la sceneggiatura al capo della polizia e non a chi fu vittima delle violenze».
Il film era nell’aria da tempo ma solo ora è ufficiale la decisione della nota casa di produzione romana – decisa a sfruttare la ricorrenza del decennale con almeno tre prodotti – di uscire nelle sale con “Diaz – Non pulire questo sangue (Don’t clean up this blood)”. Procacci ha spiegato di avere chiuso a Cannes gli accordi internazionali per un budget di 7 milioni di euro con i francesi di Le Pacte (gli stessi con cui ha prodotto “Habemus Papam”, di Moretti) e i romeni di Mandragora. Daniele Vicari incomincerà le riprese a Genova a giugno. Nel cast Elio Germano nel ruolo del giornalista Guadagnucci, uno dei feriti più gravi; Claudio Santamaria, che farà Michelangelo Fournier, indimenticabile autore della definizione di “macelleria messicana”, all’epoca vice di Canterini, unico dei non promossi. «Il film sarà completamente basato sugli atti del processo, senza grandi invenzioni, se non quelle che servono per trasformare le testimonianze in materiale narrativo per il cinema – giura Procacci – Ma non farà vedere l’aula di tribunale dove dopo i primi due gradi di giudizio siamo in attesa ora del terzo e definitivo. Nei titoli del film contiamo di mettere come è andata a finire».
In primo grado i vertici della polizia, Gianni De Gennaro, Francesco Gratteri, Giovanni Luperi e Gilberto Caldarozzi, erano stati assolti, così come il capo della Digos di Genova, Spartaco Mortola, mentre il capo del Settimo reparto della Mobile, Vincenzo Canterini, era stato condannato a quattro anni di reclusione e il suo vice, Michelangelo Fournier, a due anni. Nell’appello la prima sentenza (accolta al grido di «vergogna, vergogna») è stata ribaltata, e De Gennaro e Mortola sono stati condannati, rispettivamente, a un anno e 4 mesi e a un anno e 2 mesi, perché accusati di aver istigato alla falsa testimonianza l’ex questore di Genova, Francesco Colucci, durante il processo. Le dichiarazioni di Fandango sono tutto un programma: «Non è un film contro la polizia, anzi sarei contento se collaborasse. Sono in attesa di incontrare il dottor Manganelli al quale ho fatto avere la sceneggiatura». Procacci conta di andare avanti anche con il film su Carlo Giuliani magari senza avvisare la famiglia ma spedendo la sceneggiatura ai veterani di guerra dei carabinieri che comandarono le operazioni di Piazza Alimonda. La questura di Genova, intanto, prosegue da dieci anni nel suo reality preferito: pestare studenti, meglio se ragazzine. «Il 6 maggio scorso, a 10 anni di distanza dal G8, abbiamo nuovamente assistito, a Genova, al pestaggio di giovani inermi da parte delle “forze dell’ordine”», fa sapere l’assemblea che sta preparando gli eventi per il decennale esprimendo la propria piena solidarietà agli studenti e alle studentesse picchiati nel giorno dello sciopero generale.
Checchino Antonini
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