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La Francia è in rivolta. Dura repressione poliziesca

In numerose altre città della Francia si sono svolti scioperi selvaggi, a seguito del voto dell’Assemblea Nazionale per porre la fiducia al governo del primo ministro Borne. A Parigi place de la République invasa dai manifestanti. Dure accuse alla polizia per le violenze

di Filippo Ortona

I manifestanti sono arrampicati sul monumento alla Repubblica, che occupa il centro dell’omonima piazza nel mezzo della rive droite della capitale. Sotto la scritta liberté qualcuno ha piazzato un cartello che dice: «Macron dégage!». Cioè «Vattene». Sotto la scritta fraternité un uomo con un gilet giallo tiene il pugno alzato, illuminato dai fumogeni rossi dei ferrovieri, accorsi a rimpolpare la manifestazione chiamata dai sindacati.

IL CONCENTRAMENTO è stato organizzato dall’intersindacale in lotta contro la riforma delle pensioni. «Sta accadendo qualcosa di storico», dice François Xavier, autista sulla linea 3 della metro parigina e membro del sindacato Solidaires-Ratp. «L’autoritarismo di Macron sta spingendo i lavoratori all’estremo, alla violenza, alla rivolta… ed è bene così!», esclama. Per lui questo governo ha dimostrato di comprendere un solo linguaggio: l’émeute, la rivolta. «La responsabilità è soltanto loro, di questo governo ultra-liberale». E ora che cominciano ad avere paura, sostiene, «è il momento di bloccare la riforma delle pensioni, poi di andarci a prendere il resto: salari, fiscalità, lavoro».

L’ALTRO IERI SERA migliaia di giovani hanno appiccato fuoco alla spazzatura che si accumula per le strade parigine, complice lo sciopero degli spazzini e il blocco degli inceneritori attorno alla capitale. Una dinamica ormai comune a quasi tutti i centri urbani francesi: a Lione, Rennes, Nantes, persino in città tradizionalmente meno «attive» come Strasbourg e Nizza, migliaia di giovani hanno percorso le vie del centro facendo impazzire le rispettive polizie, scatenate ma impotenti.

LA VIOLENZA della repressione, dopo quella istituzionale del 49.3, ha scatenato un’ulteriore ondata d’indignazione. In questi giorni, solo a Parigi, oltre a decine di feriti sono stati recensiti più di 400 arresti, ma solo un’infima frazione di questi ha portato a un procedimento giudiziari. Quasi tutti sono stati liberati senza conseguenze. Amnesty International ha denunciato il «ricorso eccessivo alla forza e agli arresti abusivi», mentre il relatore speciale dell’Onu sulla libertà di associazione Clement Voule ha dichiarato di «seguire da molto vicino le manifestazioni in corso». A Nantes quattro studentesse hanno fatto causa alla polizia venerdì per «violenza sessuale», affermando di aver subito molestie e insulti sessisti durante il loro arresto.

PROPRIO IERI MATTINA allo stabilimento petrolifero di Fos-sur-Mer (vicino Marsiglia) l’antisommossa ha caricato gli operai in picchetto davanti allo stabilimento. Protestavano contro le requisizioni operate dal governo. «Un attentato al diritto di sciopero», ha detto il segretario della Cgt regionale Olivier Mateau, intervistato dai media francesi. Le immagini hanno fatto il giro del paese, aggiungendosi a quelle dei giorni scorsi, dove si erano visti i cordoni della polizia caricare gli spazzini parigini. «Hanno tirato lacrimogeni sui lavoratori senza alcuna ragione», ha aggiunto Mateau infuriato. «Il deposito ce lo ripigliamo, celerini o meno, la loro riforma se la devono mangiare!».

DEFINIRE LA SITUAZIONE esplosiva è ormai un eufemismo. Sulla place de la République, una nutrita delegazione di parlamentari della France Insoumise non sembra farci caso. La deputata Clémence Guetté discute con l’europarlamentare Manon Aubry, ironizzando sull’ultima schermaglia con un editorialista di destra. «Macron ha detto che l’iter democratico della riforma va rispettato, ma ormai è chiaro che forzano tanto sul piano istituzionale che su quello della repressione, in particolare del diritto di sciopero», dice Guetté al manifesto.

«CHE SIA A PARIGI o nelle altre città, vogliono far paura alle persone, stanno resuscitando le peggiori pratiche poliziesche del periodo dei gilet gialli». Violenza o meno «noi stiamo coi lavoratori ai picchetti e sui blocchi, per portare sostegno e numero, così come stiamo in tutte le mobilitazioni popolari. Lo sciopero è un rapporto di forza – afferma – e noi sosteniamo la costruzione di questo rapporto di forza». Secondo lei è l’unico modo per far capire a Macron «che deve offrire una via d’uscita politica. Se non lo fa, la tensione aumenterà ancora».

POCO DOPO cominciano i primi fuochi: qualcuno è riuscito ad appiccare il fuoco a uno di quei motorini in sharing. La folla esulta. Dei ragazzi intonano la marsigliese, altri urlano: «Acab». Rapidamente la polizia carica in mezzo alla folla. Dei fuochi d’artificio esplodono ai piedi dei poliziotti, che rispondono con i lacrimogeni. Migliaia di giovani si lanciano verso il nord della città, bruciando i cassonetti che trovano. È iniziata un’altra notte di fuochi.

da il manifesto

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