Non basta la detenzione in un carcere terrificante. Non bastano nemmeno le catene e il guinzaglio con cui è stata portata in carcere. Per Ilaria Salis c’è anche la pena accessoria della macchina del fango della Lega, che ha scagliato contro la 39enne maestra elementare un’accusa clamorosamente falsa.
di Mario Di Vito da il manifesto
Tutto è cominciato nella mattinata di ieri, con una nota in cui il Carroccio: «Il 18 febbraio 2017, a Monza, un gazebo della Lega veniva assaltato da decine di violenti dei centri sociali, e le due ragazze presenti attaccate con insulti e sputi da un nutrito gruppo di facinorosi. Per quei fatti Ilaria Salis è finita a processo, riconosciuta dalle militanti della Lega». Finita a processo sì, ma assoluta pure. Lo spiega bene il suo avvocato, Eugenio Losco. «Ilaria è stata assolta per non aver commesso il fatto e non è stata affatto individuata dalle due militanti della Lega ma solo individuata come partecipante al corteo che si svolgeva quel giorno a Monza da un video prodotto in atti – ha detto -. Il giudice nella sentenza ha specificato che risulta aver partecipato solo al corteo senza in alcun modo aver partecipato all’azione delittuosa di altre persone né di aver in qualche modo incoraggiato o supportato altri a farlo».
FU LA STESSA procura di Monza a chiedere l’assoluzione e il giudice nelle sue motivazioni arrivò a scrivere che Ilaria Salis mise «il braccio dietro la schiena ad un giovane che aveva appena buttato a terra la bandiera leghista, come ad invitarlo a proseguire nel corteo». Insomma, non solo non aveva assaltato alcun gazebo, ma si era anche adoperata perché non lo facessero nemmeno gli altri. Dalle parti della Lega, com’è noto ormai a chiunque, è prassi consueta prescindere dalla veridicità dei fatti e, infatti, nonostante la secca e circostanziata smentita, non è arrivata nemmeno mezza parola di scuse per l’illazione.
Anzi, Matteo Salvini ha pure rilanciato: «Vi pare normale che una maestra elementare vada in giro per l’Europa – e adesso scopro anche in Italia – a picchiare e sputare alla gente? Io sono preoccupato che bambini di 6-7 anni stiano con un individuo del genere. Io non credo che possa lavorare come maestra».
La risposta di Elly Schlein a questa uscita appare quantomai opportuna: «Salvini mette altre catene ai polsi e alle caviglie di Ilaria Salis, lo fa con una forte nostalgia del medioevo e richiamando delle accuse da cui è già stata assolta e con l’ipocrisia e il paternalismo di un ministro accusato di sequestro di persona».
L’offensiva della Lega, comunque, ha carattere strumentale: viste le difficoltà nei sondaggi e le elezioni europee alle porte, il partito di Salvini sta disperatamente cercando di rosicchiare consensi andando a stimolare gli umori più turpi della destra. Sui social, del resto, è tutto un pullulare di utenti che ritengono del tutto normale quello che sta passando Ilaria Salis in Ungheria, dove rischia una condanna di almeno 11 anni perché accusata di aver aggredito, insieme ad altri, tre neonazisti in due circostanze diverse. Le vittime, scrive la procura di Budapest nel capo d’accusa hanno riportato tutte lesioni guarite in una settimana al massimo. Oltre allo scandaloso spettacolo delle catene e del guinzaglio, ciò che colpisce di tutta questa vicenda è la colossale sproporzione tra i fatti contestati e l’entità della pena prospettata.
INTANTO, A Budapest, ieri mattina Roberto Salis ha fatto visita a sua figlia in carcere e, all’uscita, si è detto «moderatamente ottimista» per il futuro. «Ilaria è ancora entusiasta per aver visto i suoi amici e qualche buon segnale sta arrivando anche dal carcere dove le sue condizioni sono migliorate», ha raccontato.
La situazione, ad ogni modo, resta molto delicata: la strada per il ritorno in Italia è complicata da percorrere (lo ha spiegato nuovamente Tajani: «È impossibile perché lei non ha commesso reati in Italia, ma può essere espulsa dall’Ungheria in caso di condanna»), ma i tanti interventi degli ultimi giorni e anche la telefonata Meloni e Orbàn segnalano quantomeno un certo interessamento alla situazione. Se non si fossero accesi i riflettori dell’opinione pubblica è chiaro che Ilaria Salis avrebbe rischiato di scomparire in un buco nero come in tanti altri casi è accaduto.
Il Garante nazionale dei detenuti, poi, ha avviato «un’interlocuzione formale» con il proprio parigrado ungherese e, allo stesso tempo, ha attivato alcune procedure di tutela anche al Comitato prevenzione tortura del Consiglio d’Europa. Il caso arriverà lunedì pomeriggi anche a Strasburgo, dove alla plenaria dell’Eurocamera si dovrebbe tenere un dibattito.
ZOLTAN KOVACS, il portavoce di Orbàn, in serata è andato all’attacco su X: «I reati in questione sono gravi, sia in Ungheria che a livello internazionale. Le misure adottate nel procedimento sono previste dalla legge e adeguate alla gravità dell’accusa del reato commesso. La credibilità di Ilaria Salis è altamente discutibile». Kovacs ha attaccato anche György Magyar, uno degli avvocati ungheresi dell’italiana. La sua colpa? «È dichiaratamente di sinistra».
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Cos’è il raduno neonazista del “Giorno dell’onore”
Si tiene ogni anno intorno all’11 febbraio per ricordare i soldati ungheresi e tedeschi uccisi durante l’assedio di Budapest nella Seconda guerra mondiale
Ilaria Salis, la donna italiana detenuta in Ungheria da quasi un anno, è accusata di aver aggredito alcuni militanti neonazisti lo scorso febbraio a Budapest, in occasione delle manifestazioni per il “Giorno dell’onore”. È un evento che si svolge da anni nella settimana dell’11 febbraio: da sempre è legato a movimenti di estrema destra, neonazisti o neofascisti, che si riuniscono nella città e organizzano cortei, proteste e commemorazioni. Si vedono spesso striscioni con slogan antisemiti o ispirati alle ideologie naziste, e i militanti non nascondono la loro appartenenza a gruppi radicali.
Il “Giorno dell’onore” non è una ricorrenza ufficiale, ma un anniversario simbolico relativo ad alcuni fatti della Seconda guerra mondiale. Tra l’ottobre del 1944 e il febbraio del 1945 nella città di Budapest ci furono scontri tra l’Armata Rossa, ossia l’esercito sovietico, e le forze tedesche e ungheresi (il regno d’Ungheria rimase alleato dei nazisti per buona parte della guerra). È il periodo del cosiddetto “assedio di Budapest”: a partire da dicembre la città venne accerchiata e bombardata dall’esercito sovietico, e le truppe tedesco-ungheresi rimasero senza via d’uscita.
Nonostante la chiara situazione di difficoltà, Hitler impedì alle truppe tedesche di dichiarare la resa. A inizio febbraio però il comandante in carica, Karl Pfeffer-Wildenbruch, decise comunque di ordinare il ritiro dei suoi soldati: la notte dell’11 febbraio quasi 30mila soldati tedeschi e ungheresi iniziarono ad abbandonare Budapest, ma furono nuovamente attaccati dall’esercito russo. Moltissimi vennero uccisi negli scontri che seguirono il tentativo di ritirata, e sono oggi ricordati dai militanti neonazisti nel “Giorno dell’onore”.
Secondo alcuni resoconti giornalistici, la manifestazione fu organizzata per la prima volta nel 1997 su iniziativa di István Győrkös, un militante ungherese di estrema destra che si definiva “Vezető”, un termine ungherese comparabile a “Führer” o “Duce”. Nel 1989 Győrkös fondò il movimento paramilitare Gruppo d’azione nazional-socialista ungherese (poi diventato Fronte Ungherese Nazionale): ne fu leader fino al 2016, quando uccise con un colpo di arma da fuoco un poliziotto che stava perquisendo la sua abitazione. Győrkös è stato poi condannato all’ergastolo.
La manifestazione del “Giorno dell’onore” cominciò ad affermarsi a partire dai primi anni Duemila, e ancora oggi viene organizzata più o meno ogni anno. È diventato un evento internazionale, a cui partecipano regolarmente centinaia di militanti di organizzazioni neonaziste non solo ungheresi ma anche di altri paesi europei. Tra queste c’è “Sangue e onore”, un gruppo neonazista che prende il nome dal motto della gioventù hitleriana. Il gruppo fu fondato nel 1987 nel Regno Unito ma negli anni si è diffuso in vari paesi, tra cui l’Ungheria, ed è stato dichiarato illegale dalle autorità in Germania e in Spagna.
Nell’ambito delle manifestazioni per il “Giorno dell’onore”, oltre ai cortei nel centro di Budapest alcuni militanti partecipano anche a una camminata di 60 chilometri tra le montagne intorno alla città, seguendo il percorso fatto dalle truppe tedesche e ungheresi nel febbraio del 1945: secondo vari resoconti alcuni partecipanti indossano divise militari che ricordano quelle dei soldati nazisti, con svastiche e altri simboli estremisti. La compagnia che organizza la camminata sostiene che non abbia «scopi politici», ma che sia semplicemente un’occasione per ricordare un evento storico.
Le manifestazioni neonaziste sono spesso affiancate da contro-manifestazioni ed eventi organizzati da gruppi pacifisti o antifascisti.
Dal 2017 in poi ci sono stati diversi tentativi per bloccare le manifestazioni del “Giorno dell’onore”, che però sono sempre falliti a causa della contrarietà della Corte Suprema ungherese. Solo nel 2022 la Corte approvò la richiesta presentata dalle forze dell’ordine di Budapest, e la manifestazione fu vietata. Nella sentenza la Corte spiegò che la presenza di gruppi estremisti «potrebbe essere accompagnata da minacce per l’ordine pubblico».
Nel 2023 invece la manifestazione si è svolta regolarmente, e diversi militanti neonazisti ungheresi e stranieri si riunirono a Budapest tra il 9 e il 12 febbraio. Alcuni furono aggrediti per strada da un gruppo di persone a volto coperto, che vennero riprese dalle telecamere di sicurezza dei negozi locali: pochi giorni dopo le autorità ungheresi arrestarono alcuni militanti antifascisti tedeschi, insieme a Ilaria Salis.
La procura ungherese sostiene che Salis abbia «partecipato a più aggressioni causando lesioni corporali aggravate», e ha chiesto per lei 11 anni di carcere. Salis si è dichiarata non colpevole, al contrario di un uomo tedesco arrestato insieme a lei, che è stato condannato a tre anni di carcere con giudizio immediato. La prima udienza del processo contro Salis si è svolta lo scorso 29 gennaio. Le prossime manifestazioni per il “Giorno dell’onore” sono in programma il 9 e 10 febbraio del 2024. (da il post)
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