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La mamma di Marcello Lonzi: Marcello come Stefano Cucchi. Il diario clinico, arrivato in cella già pestato

Sarebbe stato il suo stesso cuore malato ad ammazzare Marcello Lonzi alle Sughere di Livorno. E i buchi in testa se li sarebbe procurati cadendo su un secchio o su un termosifone. E le otto costole rotte e le ecchimosi sulla schiena gliele avrebbe procurati la foga dei soccorsi. Sette anni e mezzo dopo, la perizia finale sulla morte del detenuto ventinovenne, sembrerebbe annunciare un’archiviazione su cui il gip dovrebbe pronunciarsi entro pochi giorni. E allora si capisce perché il pm non l’aveva consegnata al legale di Maria Ciuffi prima della manifestazione dello scorso 16 gennaio a Livorno.
Maria è la madre di Lonzi, arrestato nel marzo del 2003, condannato a nove mesi per tentato furto. Ucciso dalla galera alle Sughere di Livorno nel luglio del 2003.
«Ma davvero è morto in quella cella?», continua a chiedersi Maria Ciuffi, da quando i Ris di Roma, la scientifica dei carabinieri, le hanno esclusola presenza di una sola goccia di sangue. Le celle dell’isolamento delle Sughere sarebbero restate fuori dalle indagini. L’ultima perizia sembra una pietra tombale sulla battaglia di verità e giustizia ma il diario clinico, allegato alla documentazione della perizia, rivela che, giunto il 3 marzo 2003 Lonzi «riferisce percosse, plurime escoriazioni e lividi a cosce e gambe… dolore all’ emitorace, si necessita radiografia (l’avrà poi fatta?, ndr), si trascina sulla gamba destra perché la sinistra riferisce che è contusa».
«In sette anni è la prima volta che viene fuori. E’ la prima volta che lo leggo… Sembra il caso Cucchi», dice ancora la signora Lonzi che ora ha sporto denuncia per sapere se davvero suo figlio sia stato pestato dalla polizia al momento dell’arresto.
Checchino Antonini