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La mobilitazione per Khaled continua

Intervista a Francesca Antinucci, la moglie di Khaled El Qaisi: «Oggettivamente la situazione ora è più positiva ma sono oggettive anche le limitazioni. Non possiamo far altro che aspettare l’udienza dell’8 ottobre».

di Michele Giorgio

Scarcerato domenica, Khaled El Qaisi ha raggiunto Betlemme, la città in cui lo studente italo-palestinese, arrestato da Israele lo scorso 31 agosto, resterà per sette giorni in attesa delle future decisioni dei giudici. La questione dei prigionieri politici è sempre di attualità nei Territori palestinesi occupati. Ieri un giornale locale, scrivendo delle precarie condizioni di salute di non pochi ex detenuti, riferiva di un 26enne, Basil Ayida, arrestato quando aveva 15 anni, che, tornato a casa dopo 11 anni di carcere in evidente stato confusionario, non ha riconosciuto neppure i genitori.

Di Khaled El Qaisi e della possibilità che torni presto in Italia, abbiamo parlato con la moglie, Francesca Antinucci.

Come è andato il rientro a Betlemme di Khaled dopo la liberazione disposta dai giudici. Hai parlato con lui al telefono?

Il ritorno di Khaled a Betlemme è stato un po’ tortuoso. Non ho avuto modo di parlargli ma sono stata rassicurata sul suo stato di salute. Tutti in famiglia ci sentiamo più rasserenati. Ieri (domenica) verso le 11 abbiamo appreso l’esito dell’udienza e della sua scarcerazione. Sono trascorse diverse ore prima del suo arrivo nella zona di Ramallah. Credevamo che sarebbe stato lasciato (dalle autorità israeliane) a un posto di blocco dalle parti di Betlemme. Le cose sono andate diversamente. Khaled si è ritrovato a Ramallah. Per fortuna la persona, un parente, che si è offerta come garante e disposta ad accoglierlo a casa, è riuscita a raggiungerlo ed insieme a sera sono arrivati a Betlemme.

Khaled ha limitazioni per le conversazioni telefoniche con la famiglia?

Non si sono limitazioni ma in questa fase manteniamo un atteggiamento molto prudente, è una scelta nostra. Mi auguro comunque che ci sia qualche possibilità di contatto tra nostro figlio e il papà.

In Italia molti si domandano quale sia la condizione di Khaled dopo la scarcerazione. Hai già detto che non è agli arresti domiciliari.

Confermo che formalmente non è ai domiciliari. Però è tutto parecchio complesso. Il rilascio, avevamo capito in un primo momento, è avvenuto dietro il pagamento di una cauzione. Poi ci hanno spiegato che in realtà non si tratta di una cauzione ma di una garanzia data dalla persona che lo ospita a Betlemme nel caso in cui non fossero rispettate le condizioni stabilite domenica dai giudici per la scarcerazione. Di sicuro Khaleh non può lasciare la Palestina fino all’8 ottobre e resta a disposizione delle autorità giudiziarie.

Può uscire di casa

Sì, però a Khaled è stato intimato di non avere contatti con persone che potrebbero essere coinvolte nelle indagini. Considerando la situazione delicata e il fatto che non può sapere quale contatto deve ritenersi pericoloso, è chiaro che userà il massimo della cautela e cercherà di restare nella condizione in cui si trova ora (a casa del garante, ndr).

Può fare dichiarazioni ai mezzi d’informazione?

Non gli è stato detto nulla a tal proposito però presumo che con le indagini ancora in corso sia automatico che non debba parlare ai giornalisti.

L’avvocato locale ti ha dato un’idea di come potrebbe evolvere la situazione giudiziaria di Khaled.

Non ha fatto previsioni. L’avvocato ha detto di essere rimasto sorpreso di questa scarcerazione, non se l’aspettava. Nella sua esperienza di lavoro ricorda solo un paio di casi. Ritiene comunque un buon risultato il fatto che Khaled abbia lasciato il carcere di Petah Tikva. Oggettivamente la situazione è più positiva rispetto a qualche giorno fa ma sono oggettive anche le restrizioni. Non possiamo far altro che aspettare l’udienza dell’8 ottobre.

La mobilitazione per Khaled continua?

Vogliano che si arrivi al più presto all’annuncio della liberazione piena di Khaled, perciò la mobilitazione continuerà, in modo particolare per la richiesta che facciamo ai media di mantenere alta l’attenzione sul caso. L’attenzione però deve esserci anche sulla condizione che affrontano tutti i palestinesi e non solo Khaled che da cittadino italiano ha ricevuto una certa copertura da parte dei media. Comunque, non siamo ancora soddisfatti da come la stampa (italiana) segue la sua vicenda. Vedremo cosa accadrà, siamo in attesa.

da il manifesto

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